Intervista a Paolo Ferrero (Prc): «Renzi come il Duce ama solamente le folle osannanti»

Intervista a Paolo Ferrero (Prc): «Renzi come il Duce ama solamente le folle osannanti»

CASSINO – Paolo Ferrero, segretario nazionale di Rifondazione Comunista, ieri sera è stato ospite della nostra redazione centrale. Presenti anche il segretario provinciale di Prc, Paolo Ceccano ed il dirigente Giuseppe Di Pede.

A margine del referendum di domenica lei ha sostenuto che «una volta si usavano le bombe, ora si usa lo spread, ma il fine perseguito è lo stesso. Creare paura nelle persone per accentrare il potere e rende­re il governo impermeabile alle istanze so­ciali…». E’ davvero co­sì dirimente il voto che ci attende?
«Il voto è dirimente perché decide se la Costituzione rimane democratica o se si sposta il potere nelle mani del governo. Una scelta di grande importanza. Tutti i potentati che sono interessati a svuotare di potere le istanze democratiche stanno giocando le loro carte: la principale è la paura. Confindustria dice che le imprese ridurranno gli investimenti e gli speculatori iniziano a lucrare sui titoli di stato. Il giorno dopo il referendum finirà la strategia della tensione».
Dal punto di vista politico, c’è chi ritiene che l’alleanza del “no” finirà solo per portare vantaggi a Grillo. Lei cosa pen­sa?
«A mio parere i vantaggi di Grillo sono solo un’impressione. I benefici concreti saranno per coloro che difendono la Costituzione e la sua applicazione. Questo è il punto di fondo che varrà nel corso degli anni. Se vinceranno i “sì” riusciranno a smontare la democrazia trasformandola in oligarchia. Di sicuro i comunisti, il sindacato ed i lavoratori stanno dalla parte di chi ha da guadagnare se vince il “no”. Poi ci sarà una discussione fortissima sui vantaggi immediati di tanti. E’ evidente che Berlusconi userà la vittoria del “no” per contrattare con Renzi».
Di recente tra Frosinone e Piedimonte San Germano il premier Renzi ha effettuato due visite. In entrambi i casi sono state tenute a debita distanza la gente e le eventuali contestazioni. Lei di recente ha sostenuto che in Italia non è più possibile manifestare le proprie idee senza essere schedati. Che momento viviamo?
«Abbiamo un premier che è come Mussolini: deve avere le folle gaudenti che lo applaudono. La cosa che non può sopportare è di vedere anche una sola foto di qualcuno che lo contesta. Lui si presenta come il buon padre del Popolo italiano e qualcuno che lo contesta diventa una contraddizione nella costruzione iconografica. Ecco perché va solo in posti blindati. La Fiat, ad esempio, ha messo in cig quelli di sinistra quando a Cassino è venuto Renzi ed i pochi rimasti erano guardati a vista dai guardiani. Non ci può essere la notizia che 3 operai della Fiat rumoreggiano. Perché dal punto di vista della gestione dell’immagine, lo ripeto, è identico a Mussolini».
Fca Piedimonte rappresenta, però, l’unico elemento di speranza, con il lavoro che c’è e quello previsto nei prossimi mesi, in un territorio devastato dalla crisi e pericolosamente inclinato verso le infiltrazioni della malavita organizzata. Qua­le la vostra analisi di un simile stato di cose?
«La valutazione è semplice. La Fiat a que­sto punto investe in Italia perché gli italiani accettano stipendi e condizioni di lavoro di maggior sfruttamento di quelli di altri Paesi. Non è mica beneficenza quella che fa. Sono riusciti a bastonare i lavoratori abbastanza da metterli sotto. Il punto è che, per questa strada, magari fra tre anni, qualcun altro accetterà di lavorare a condizioni peggiori. A quel punto la ristrutturazione per i nuovi modelli invece di farla a Cassino la faranno altrove. Insomma siamo di fronte ad un ricatto continuo che non ha mai fine e va verso il peggio. Mettono territori e operai gli uni contro gli altri. Noi diciamo che questa spirale va interrotta perché è assurdo che in una società sempre più ricca, il lavoro sia sempre più sfruttato. Questo contribuisce alla crisi. Meno paghi i lavoratori e meno la gente spende. Quello stesso meccanismo che oggi farà dare mille posti a Cassino è lo stesso meccanismo che potenzialmente farà chiudere Cassino. Bisogna cambiar strada. Bisogna mettere un freno alla competizione a livello europeo; bisogna ridurre drasticamente l’orario di lavoro. Se la tecnologica consente più produzione con l’impiego di meno perso­ne, si può ridurre la durata della prestazione d’opera per consentire a tutti di lavorare. Altrimenti avremo i figli tutti a spasso ed i genitori sempre più sfruttati. Sarebbe possibile perché l’Ue è il più grande mercato del mondo e potrebbe determinare delle regole per cui, invece di mettere gli operai gli uni contro gli altri, si ridistribuisce lavoro. Ma non lo fanno i Marchionne e i Renzi per usare la storia della disoccupazione e continuare a metterli contro fra di loro e ricattarli».
La politica italiana è ad una svolta. Lei, in una dichiarazione, ha previsto che Renzi darà le dimissioni per poi riprendere il potere dopo le consultazioni di Mattarella. Si punterà a cambiare la legge elettorale con l’obiettivo di ricostruire una grande Dc. Quant’è probabile questo scenario?
«Molto alto. Renzi sta lavorando a costruire una specie di Dc. La vera variabile è se la fa da solo o se la fa con Berlusconi. Se il Pd riesce da solo, anche in virtù della legge elettorale, ad avere la maggioranza o se faranno normalmente la grande coalizione. Ma il disegno è di avere un gran­de centro moderato che si divide alle elezioni ed occupa tutto lo spazio politico in un litigio teatralizzato. Oggi, infatti, non riesco a capire che differenze ci sono tra Fi e Pd. Litigano a morire: se vince l’uno o l’altro bene. Se perdono entrambi, si va insieme. La vittoria del “No” sareb­be un intoppo perché questo disegno prevede di smontare tutto quel che c’è di buono: pensioni e lavoro, Costituzione e sistema sanitario per favorire le assicurazioni private. Se li fermiamo sulla Costituzione avranno difficoltà sull’altro».
Un suo tweet: #DeMagistris #Fassina #Airaudo #Rizzo “la sinistra c’è!”. Lei pensa ad uno schieramento identificabile ideologicamente.
«Noi proponiamo che il 5 dicembre parta un processo di costruzione di una sinistra anti-liberista, alternativa al Pd, che abbia l’obiettivo di realizzare la Costituzione e il diritto al lavoro, alla salute, all’istruzio­ne. Che questa sinistra sia normalmente plurale, cioè abbia dentro da chi è comunista a chi è simpatizzante del Papa ma d’accordo sulle cose da fare. Una specie di comitato nazionale di liberazione per battere queste politiche che stanno peggiorando le condizioni di vita della gente. Io che sono più comunista oggi di quanto avevo 20 anni, penso che il problema sia il capitalismo, penso che serva un’allean­za fra tutti coloro che sono per far pagare i ricchi, per distribuire soldi al basso, per smettere di distruggere l’ambiente e così via. Contro le varie destre, da Renzi a Salvini che dicono a tutti la stessa cosa: che i soldi non ci sono. Uno – Renzi – dice che i soldi se li sono mangiati le generazioni precedenti, l’altro – Salvini – che li mangiano gli immigrati. Invece i soldi ci sono. Semplicemente li hanno i ricchi. Bisogna prenderli dove stanno. Ecco perché dico che urge una sinistra netta ma aperta alle diverse sensibilità che comunque si dichiarano totalmente alternative a quel che passa il convento: che sia cattolico, femminista, comunista, post moderno o altro. Il problema è difendere il popolo da banchieri, speculatori, multinazionali che stan­no distruggendo i ceti meno abbienti. Urge un’alleanza ampia che abbia la forza di fermarli».
Dalle riforme frutto della lettera della Bce del 2011 all’elezione di Trump, il clima internazionale sembra volgere al peggio.
«Vale per Trump come per Salvini. Entrambi, nell’immaginario collettivo, vengono visti come l’alternativa. Dopo di che: propongono di abbassare le tasse ai ricchi, sono per non rimettere in campo nulla dal punto di vista dei diritti del lavoro, ma anzi per garantire la completa libertà su merci e capitali. Questo vuol dire che se vincessero le elezioni, la situazione per i lavoratori peggiorerebbe alimentando una guer­ra tra i poveri. Renzi, la Merkel, Hollande stanno facendo politiche disastrose, molti pensano che il nazionalismo sia la risposta senza capire che peggiorerebbero le condizioni sociali».
C’è una strada già programmata per aggregare la sinistra?
«Domenica 11 a Roma ci sarà un’assemblea convocata da liste unitarie di sinistra, delle comunali e regionali e che è aperta a tutti: da Sinistra Italiana e Rifondazione. La mia idea sarebbe di lavorare a partire dai “Comitati per il no».
Ci sarebbe spazio per Bersani e la sua area del Pd?
«Bersani, D’Alema e amici, oltre ai danni esagerati fatti in questi anni, ripropongono semplicemente l’Ulivo. Ma è esattamente quell’alleanza che ha prodotto Renzi e il modo deleterio in cui funziona l’Europa. Non c’è un problema di aggregazione del centrosinistra ma di una sinistra che faccia gli interessi dei lavoratori».
Concludendo e schematizzando?
«Primo: bisogna cambiare come dice Ren­zi ma cambiare le cose sbagliate e si chiamano legge Fornero, tagli alla sanità jobs act. Non la Costituzione che è cosa buona che va applicata; secondo: il nodo vero è che i Salvini fanno un’enorme o­pe­razione di costruzione della guerra tra i poveri, additando come nemici gli immigrati quando i nemici sono i ricchi che non pagano le tasse, le multinazionali che si tengono profitti miliardari, le banche che fanno quel che vogliono. L’avversario della povera gente non sono quelli che sono al piano di sotto ma quelli del piano di sopra, che girano in giacca e cravatta. Noi possiamo ucciderli tutti gli immigrati ma gli italiani non starebbero meglio in niente. Se prendessimo qualche decina di miliardi dai ricchi, si. Terzo: questa storia che i soldi non ci sono è una stupidaggine: ce ne sono tanti e concentrati nelle tasche di qualcuno. Il fatto che la Lega proponga la tassazione piatta è un favore ai ricchi bestiale e la gente non si accorge che, se passa una cosa così, verrà impoverita perché ci saranno meno soldi per sanità, servizi sociali, servizi pubblici».

 

fonte: L’Inchiesta Quotidiano
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