Ecco come gli USA hanno armato gli jihadisti

Ecco come gli USA hanno armato gli jihadisti

di Alastair Crooke* 

L’Occidente punta il dito contro la Russia per il massacro siriano ma le Forze Speciali Statunitensi sanno che le confusionarie politiche degli USA, tese a sostenere i jihadisti, hanno consentito ad Al Qaeda e all’ISIS di distruggere la Siria, spiega l’ex diplomatico britannico

“Sul campo, nessuno crede in questa missione”, scrive un ex Berretto Verde a proposito dei programmi segreti di addestramento e armamento dei ribelli siriani, “sanno che stiamo addestrando la prossima generazione di jihadisti, quindi la boicottano perché se ne fregano’”. “Non voglio sentirmi responsabile quando dei membri di al Nusra diranno che sono stati addestrati dagli americani” aggiunge il Berretto Verde.

In un rapporto dettagliato dal nome Le Forze Speciali statunitensi sabotano le fallimentari Operazioni sotto copertura in Siria, Jack Murphy, anch’egli ex Berretto Verde, racconta che un ex ufficiale CIA gli avrebbe rivelato che “il programma di operazioni segrete in Siria è una creatura del Direttore della CIA John Brennan… È stato Brennan a dare vita alla Syrian Task Force … John Brennan si era innamorato della folle idea di rovesciare il regime.” In sostanza, Murphy sostiene che le Forze Speciali Statunitensi, che stanno armando i gruppi anti-ISIS, rispondevano a un’autorità Presidenziale, mentre la CIA, ossessionata dal pensiero di destituire il Presidente Assad, rispondeva a un’autorità separata e conduceva un programma distinto e parallelo per armare i ribelli.

Il rapporto di Murphy dice a chiare lettere che alla CIA non interessava combattere l’ISIS (sebbene questo atteggiamento sia cambiato in seguito alla decapitazione del giornalista americano James Foley): “La CIA non voleva essere coinvolta eccessivamente nelle operazioni contro l’ISIS ed era concentrata sul rovesciamento del regime di Assad, quindi ha scaricato il barile sul 5° reparto delle Forze Speciali, stanziato in Giordania e in Turchia. Le operazioni erano considerate “attività militari” e non erano coperte dal famoso Titolo 50 che regola le attività della CIA. Il “non detto”, scrive Murphy, è una storia di abusi, di lotte burocratiche intestine, che ha solo contribuito al perpetuarsi del conflitto siriano.

Tuttavia, non sono le “le contese per il territorio”, gli “abusi e gli sprechi” a occupare la parte centrale del lungo rapporto di Murphy; e neanche la natura contradditoria e controproducente degli obiettivi perseguiti dagli USA. Il rapporto spiega abbastanza chiaramente perché tutti i tentativi di imporre una tregua siano falliti (sebbene questo non sia spiegato esplicitamente nell’analisi) e ci aiuta a capire per quale motivo alcune componenti dell’Amministrazione Statunitense (il Segretario della Difesa Aston e il Direttore della CIA Brenner) abbiano disatteso la volontà del Presidente Obama, emersa dall’accordo diplomatico raggiunto con la Federazione Russa per il recente cessate il fuoco. La storia è più complessa di quella tratteggiata da Murphy nel titolo: è la causa stessa della continua tensione che caratterizza i rapporti tra Stati Uniti e Russia e del fallimento dell’accordo.

“Il Free Syrian Army era, in apparenza, un ottimo alleato della CIA; era contrario al regime e condivideva chiaramente lo stesso obiettivo: la destituzione del Presidente Assad. Ma in pratica, come afferma Murphy senza giri di parole, “Distinguere tra il FSA e al Nusra è impossibile, perché si tratta in sostanza della stessa organizzazione. Già nel 2013, alcuni comandanti del FSA disertavano e si univano alle fila di al Nusra, insieme ad interi reparti. Mantenevano il nome di FSA, solo per essere presentabili e dare una parvenza di laicità, che garantisse loro l’accesso agli armamenti della CIA e dei servizi segreti Sauditi. La verità è che il FSA è sostanzialmente una copertura per il movimento di al Nusra, affiliato ad al-Qaeda”, scrive Murphy.

“Né deve sorprendere il fatto che il FSA potesse trasferire ad al Nusra armamenti prodotti in America, perché il sistema di controllo della CIA sulle milizie siriane è molto blando e si basa solo sulla ricerca di indizi in vecchi database. Per effettuare un controllo serio, bisognerebbe conoscere i veri nomi dei soggetti indagati e presumere che avessero già raggiunto l’età giusta per combattere al momento della raccolta dei dati da parte del CTC [Counterterrorism Centre], avvenuta anni prima”. E il 5° Reparto delle Forze Speciali che opera in Turchia non ha un sistema di controllo migliore, secondo Murphy: “Si basava sul controllo di un database e su un colloquio orale.” I ribelli sanno benissimo come vendersi agli Americani durante questi colloqui, ma ogni tanto si fanno sfuggire qualcosa. “Non capisco perché alla gente non piaccia al Nusra,” dice un ribelle ai soldati americani. Molti hanno dimostrato aperte simpatie verso gruppi terroristici come al Nusra e ISIS. Altri, semplicemente, non erano portati alla vita militare. “Non vogliono fare i guerrieri, sono codardi, ecco cosa sono i ribelli moderati,” rivela un Berretto Verde a Murphy.

“Armi e camion diretti in Turchia per i gruppi di ribelli sostenuti dagli Stati Uniti sono rimasti in giacenza a raccogliere polvere per disaccordi tra le varie autorità [presidenziali, n.d.r.]; anche le autorizzazioni a procedere con l’addestramento venivano rilasciate e ritirate a più riprese. Un giorno veniva dato l’ordine di procedere, il giorno seguente di smettere, poi di addestrare solo gli alti ufficiali. In alcuni Berretti Verdi, si fa largo la convinzione che l’esitazione derivi dal fatto che la Casa Bianca è al corrente dell’affiliazione di alcuni miliziani ad al Nusra o ad altri gruppi estremisti.

“Mentre continuano questi giochetti, il morale delle truppe in forza in Turchia precipita. Uno dei Berretti Verdi, che indossano l’uniforme turca come copertura, descrive così il suo lavoro: “Ce ne stavamo seduti in una stanza sul retro, a bere tè e a osservare i Turchi che addestravano futuri terroristi”.

“Almeno il 95% dei ribelli addestrati dalle Forze Speciali Statunitense e Turca erano membri o simpatizzanti di organizzazioni terroristiche”, rivela un Berretto Verde, che aggiunge: “La stragrande maggioranza ammetteva di non aver alcun tipo di riserva nei confronti dell’ISIS e che i nemici erano i Curdi e il regime siriano.”

Quasi nascosta nel testo, c’è questa sorprendente conclusione: “Dopo la sconfitta dell’ISIS, inizierà la vera guerra. La componente del FSA sostenuta dalla CIA dichiarerà apertamente la sua appartenenza ad al Nusra; al contrario, quella sostenuta dalle Forze Speciali (come il New Syrian Army) combatterà al fianco del regime di Assad. Le milizie della CIA si scontreranno contro quelle delle Forze Speciali.” È fin troppo chiaro: gli Stati Uniti hanno creato un ‘mostro’ che non riuscirebbero a controllare neanche se volessero (Ashton e Brenner, comunque, non hanno alcun interesse a ‘controllarlo’, perché credono che possa ancora rivelarsi utile).

Il Professor Michael Brenner, che ha partecipato a una conferenza congiunta, organizzata dal Dipartimento della Sicurezza Interna e dall’intelligence, ha così sintetizzato gli obiettivi in Siria:

Arginare il ruolo della Russia.
Destituire Assad.
Marginalizzare e indebolire l’Iran, dividendo la Mezzaluna Sciita.
Agevolare l’ascesa di un soggetto sunnita ad Anbar e nella Siria Orientale. Come impedire che cada sotto la sfera di influenza di al Qaeda? Bisogna sperare che i Turchi “addomestichino” al Nusra.
Indebolire e, lentamente, frammentare l’ISIS. Un successo su questo fronte coprirebbe ogni altro fallimento agli occhi dell’opinione pubblica interna Jack Murphy spiega sinteticamente perché questo ‘mostro’ non può essere controllato: “Nel dicembre del 2014, al Nusra ha impiegato missili TOW statunitensi per colpire un’altra forza anti regime vicina alla CIA, chiamata Fronte Rivoluzionario Siriano, da diverse basi nella provincia di Idlib. Attualmente, questa zona è di fatto un califfato di al Nusra. Non sorprende che al Nusra sia venuta in possesso di missili TOW dall’ormai defunto Fronte Rivoluzionario Siriano e sorprende ancora meno che le stesse armi fornite al FSA siano finite nelle mani di al Nusra, se si comprendono le dinamiche interne del conflitto siriano, con la lotta tra diverse fazioni statunitensi, che si concretizza nel sabotaggio attivo dei programmi da parte di molti militari, consapevoli del fatto che i presunti ribelli laici che dovrebbero addestrare sono in realtà terroristi di al Nusra. Com’è possibile, dunque, separare i ‘moderati’ da al Nusra, come previsto dagli accordi per la cessazione delle ostilità, firmati a febbraio e a settembre 2016? Tutto il resoconto di Murphy dimostra che è impossibile operare dei distinguo, perché si tratta “sostanzialmente della stessa organizzazione.” I Russi hanno ragione: la CIA e il Dipartimento della Difesa non hanno mai avuto la chiara intenzione di rispettare l’accordo, perché non potevano farlo. E hanno ragione anche quando sostengono che gli USA non hanno alcuna volontà di sconfiggere al Nusra, come previsto dalla Risoluzione 2268/2016 del Consiglio di Sicurezza dell’ONU.
Come hanno fatto gli Stati Uniti a infilarsi in questo cul de sac, con il Presidente che autorizza un accordo con la Federazione Russa e il Segretario della Difesa che si rifiuta di rispettarlo? Un passaggio interessante nel rapporto di Murphy suggerisce che le “esitazioni” verso il programma di addestramento delle milizie ribelli nascessero proprio all’interno della Casa Bianca, forse al corrente dell’affiliazione di alcuni miliziani ad al Nusra o ad altri gruppi estremisti.

Sembra di capire che la Casa Bianca avesse solo una vaga idea del “mostro jihadista” che si stava creando in Siria, ben noto, invece, a tutti gli operatori sul campo. È la verità? Obama credeva davvero nell’esistenza dei ‘moderati’? Oppure è stato convinto da qualcuno a portare avanti questa tesi, per prendere tempo e consentire alla CIA di rifornire le forze dei ribelli? Secondo IHS Janes, la CIA ha fatto recapitare 3.000 tonnellate di armi e munizioni durante la tregua del febbraio 2016.

La tesi che vede Obama non completamente a conoscenza dei fatti è sostenuta da Yochi Dreazen e Séan Naylor (esperti redattori di Foreign Policy in materia di servizi e controterrorismo), che, nel maggio 2015, sottolineano come Obama attacchi la CIA e le altre agenzie di intelligence in un’intervista rilasciata a fine 2014, in cui sostiene che la comunità nel suo insieme ha “sottovalutato” il ruolo del caos siriano nell’ascesa dello Stato Islamico.

Naylor descrive la posizione privilegiata della CIA nell’establishment americano citando Hank Crumpton, che ha lavorato a lungo nell’agenzia prima di diventare Coordinatore del controterrorismo per il Dipartimento di Stato. Crumpton dichiara al Foreign Policy che quando “l’allora Direttore Tenet aveva dichiarato “guerra” ad al Qaeda, nel 1998, il Segretario alla Difesa non l’aveva seguito; il direttore dell’FBI o i funzionari dei servizi segreti non avevano questo ruolo predominante.”

Forse il punto è proprio questo: come Obama ebbe a dire, profeticamente, “ la CIA in genere ottiene quello che vuole”.

Forse è davvero così: Putin è stato demonizzato, (e Trump infangato, di conseguenza); il ‘mostro’ sunnita di Al Qaeda, troppo forte per essere sconfitto e troppo debole per trionfare, è usato come albatros da appendere al collo di Russia e Iran; e gli Stati Europei saranno schiacciati dalle numerose ondate di rifugiati.

Povera Siria.

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* Ex funzionario ad alto livello della sicurezza dell’Unione Europea in Medio Oriente

(traduzione di Romana Rubeo)

fonte: Nena News 


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