Una lezione di civile dissenso

Una lezione di civile dissenso

Pubblichiamo l’articolo di fondo apparso sul quotidiano piacentino “Libertà” sulla manifestazione organizzata dall’Usb sabato a Piacenza. Considerato che si tratta di un giornale moderato e il clima che era stato creato intorno alla manifestazione lo segnaliamo.

UNA LEZIONE DI CIVILE DISSENSO

di GIORGIO LAMBRI

La paura c’era, inutile negarlo, come sempre, quando la rabbia di tanti scende in strada. Già venerdì si rincorrevano voci inquietanti sulla calata a Piacenza di terribili Black Bloc dalla Germania o di “orde” dei centri sociali da Torino, Milano e Bologna, pronte a mettere a ferro e fuoco la città.
E invece quella di ieri è stata una grande lezione di democrazia e civiltà, di pacifico e costruttivo dissenso.
Un solo neo: un giornalista spintonato e la vetrina di una banca del centro storico bersagliata con un paio di sassate, ma i responsabili sono stati subito isolati ed energicamente redarguiti dalla “security interna” rappresentata da robusti sindacalisti-vigili del fuoco dell’Usb.
Da Piacenza è partito un appello e un monito: la logistica è una giungla in cui i diritti dei lavoratori vengono troppo spesso calpestati; occorre intervenire, mettere mano a una riforma di questo settore che cancelli le ingiustizie contro le quali si battono tanti lavoratori come Adb Elsalam Ahmed Eldane, il 53enne egiziano investito e ucciso da un camion mercoledì notte davanti alla Gls di Montale. Ma anche tanti italiani.
In questo Paese siamo purtroppo abituati a veder chiudere le stalle dopo la proverbiale fuga dei buoi, a questo punto si può solo sperare che davvero le “stalle della Logistica” vengano chiuse. Perché quella che va in scena ogni giorno davanti a tanti cancelli di Le Mose e Montale è una guerra tra “disperati”.
Occorre una legge che dica chiaramente alle aziende di questo comparto ed alle coop a cui affidano i sub-appalti, che non si possono vincere gare offrendo servizi basati solo sul contenimento dei costi realizzati attraverso lo sfruttamento del lavoro, con orari e salari indegni che derivano dalla mancata applicazione del contratto di lavoro e con la sistematica messa in discussione della continuità occupazionale e contrattuale nei cambi di appalto.
Occorre un impegno concreto e responsabile per contrastare la competizione sleale, le cooperative spurie, il lavoro irregolare e l’illegalità, riconoscendo in un contratto nazionale di lavoro (degno di questo nome) e nelle clausole sociali gli strumenti fondamentali per la difesa del lavoro e per ripristinare regole e legalità nel settore.
Il facchinaggio è oggi un universo pieno di zone grigie e ombre inquietanti. In questo groviglio di cooperative ed appalti gli interessi dei grandi gruppi si intrecciano talvolta al malaffare. E’ ormai conclamato che la riduzione dei costi, le gare d’appalto al ribasso, non sarebbero possibili senza lo sfruttamento dei facchini. Che sono davvero carne da macello, spremuti e poi liquidati grazie alla disdetta degli appalti, per assumere nuova forza lavoro disponibile ad accettare condizioni contrattuali indegne.
Perchè di fatto, con l’esternalizzazione del lavoro, le aziende esternalizzano anche le responsabilità. E contro questo gioco alla scarica-barile, ieri a Piacenza, si sono levate quasi duemila voci, italiane e straniere. Almeno ora che c’è scappato il morto, si spera che a Roma si metta mano ad interventi concreti per un settore nevralgico dell’occupazione.
Nel merito di questa tragica vicenda, forse, è meglio non addentrarsi troppo. Certamente si è trattato di una bastardissima fatalità, sicuramente il camionista investitore non ha visto il povero operaio marocchino che ha travolto.
Ma non liquidiamolo come un banale incidente stradale, perché quelli avvengono sulle tangenziali, in città, sulle strade di campagna, magari anche in un parcheggio, ma sempre in contesti di “normalità”.
Non all’ingresso di aziende che movimentano migliaia di camion e da mesi, a volte anni, sono presidiate giorno e notte da lavoratori che protestano in un contesto di continua tensione.
Se uno di questi lavoratori viene investito da uno di quei “bestioni” che cerca (a torto o a ragione, possiamo discuterne) di bloccare, beh, come minimo bisogna riconoscere che il fattore casualità ha avuto dinamiche un po’ diverse da quelle di un incrocio o di una strada statale.
E se ieri in piazza eravamo tutti Abd Elsalam Ahmed Eldane, come minimo bisognerebbe continuare ad esserlo sino a che la vergogna dell’occupazione della logistica avrà fine.

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