Brasile: Il bivio tra la democrazia e l’oligarchia di destra

Brasile: Il bivio tra la democrazia e l’oligarchia di destra

Pubblichiamo la traduzione dell’editoriale di Vermelho, il portale di informazione della sinistra brasiliana, del 17 agosto 2016

“Nessun diritto in meno”: questa parola d’ordine riassume il motivo delle manifestazioni delle centrali sindacali brasiliane tenutesi in modo unitario martedì 16 agosto 2016.

Esse sono  avvenute nello stesso giorno in cui la Presidente costituzionale ha divulgato la lettera intitolata “Messaggio della Presidente della Repubblica Dilma Rousseff al Senato Federale e al Popolo Brasiliano”.

Ella ha manifestato la sua adesione inequivocabile alla convocazione di un plebiscito per indire nuovi elezioni per la presidenza della Repubblica. “Chi deve decidere il futuro del paese è il nostro popolo”, ha detto, in difesa della legalità e della democrazia.

Il sogno dei golpisti è completare, entro la fine del mese di agosto, l’attacco alla democrazia iniziato al momento della rielezione di Dilma Rousseff, e che ha preso forma con il ricatto dell’allora presidente della Camera dei Deputati, l’ineffabile Eduardo Cunha, in combutta con altri golpisti e l’illegittimo Michel Temer.

Brasile Nenhum direito a menosQuella confraternita – alleata a settori del Ministero Pubblico Federale, del Giudiziario e della Polizia Federale – ha impugnato  la bandiera della supposta lotta alla corruzione per tentare di legittimare il golpe. E’ stata la storia ripetuta a iosa dai mass media padronali al servizio del golpe stesso.

Ma l’obiettivo del golpe non è combattere la corruzione, al contrario di quello che qualcuno afferma! La presa del potere mira inizialmente a coprire noti corrotti. Ma il suo bersaglio principale è distruggere tutte le conquiste sociali raggiunte sotto la Costituzione del 1988 e rese effettive, o ampliate, nei governi Lula e Dilma.

L’obiettivo principale è restaurare il vecchio ordine politico, precedente alla Costituzione del 1988 e vigente sotto la dittatura militare del 1964. Con tutte le conseguenze economiche, sociali e culturali di tale ritorno, che colpisce in modo brutale le conquiste di civiltà raggiunte dal Brasile e dai brasiliani.

Questa è la vera ragione di essere del golpe soprannominato legale con l‘uso di un camuffamento costituzionale dato ad esso dai golpisti.

È stata la scorciatoia inventata dalle forze conservatrici e di destra per arrivare alla Presidenza della Repubblica dopo la quarta sconfitta elettorale successiva da parte delle forze progressiste, democratiche e di sinistra, a partire dal 2002.

I colpi di Stato, come quello attuale in corso in Brasile, sono preparati e condotti da poteri dello Stato, e da sue corporazioni pubbliche, che ampliano in modo crescente la propria autonomia funzionale e amministrativa giungendo fino al centro del potere. E che, prendendo d’assalto la più alta carica dello Repubblica attraverso il golpe parlamentare, è sfociato nella prospettiva di una baldoria fiscale impensabile, caratterizzata dai deficit previsti per questo anno e per il prossimo. Il cui obiettivo, non si dubiti, sarà pagare il conto dell’impeachment.

È il prezzo del progetto di potere della classe dominante capitalista, finanziaria, delle forze conservatrici brasiliane, che hanno utilizzato con avidità la scorciatoia golpista per imporre il ritorno al vecchio ordine. Ordine antidemocratico e autoritario, che distrugge il patto di progresso sociale e consolida l’ordine economico di deregolamentazione finanziaria, di liberà d’azione per il capitale, imponendo politiche di austerità e tagli di spese primarie essenziali: il capitalismo  contemporaneo, detto neoliberista. Che restaura e approfondisce il circolo vizioso e perverso di alti interessi e cambio valorizzato, disastro che ha portato alla deindustrializzazione e a enormi deficit nei conti esteri e ha detto addio allo sviluppo nazionale. Il golpe è l’uscita trovata della oligarchia finanziaria e dai rappresentanti dell’imperialismo.

Ancora una volta il Brasile si trova al bivio storico che mette in gioco il suo destino come nazione sovrana e anche del popolo brasiliano: avanzare o regredire lungo la nostra traiettoria di incivilimento!

Per questo la premessa per restaurare la democrazia, lo Stato Democratico di Diritto, è il ritorno della Presidente costituzionale e legittima Dilma Rousseff.

Bivio davanti al quale si trovano i senatori: condannare o assolvere una presidente senza crimine di responsabilità. In sintesi, oggi il grido è all’unisono: Fuori Temer!

brasil fora temer black woman

(La presidente Dilma Rousseff ha ricevuto nei giorni scorsi una lettera personale da papa Francesco. Come ha sottolineato il senatore Requião,  35 degli 81 senatori sono citati nella lista dei finanziamenti elettorali dubbi del Gruppo Odebrecht…)

Traduzione di Teresa Isenburg

19 agosto 2016

 

 

 

 

 


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