L’incontro di Erdogan con Putin ci dirà che cosa il futuro ha in serbo per la Siria

L’incontro di Erdogan con Putin ci dirà che cosa il futuro ha in serbo per la Siria

di Robert Fisk

9 Agosto 2016

E così il Sultano fa un viaggio per incontrare lo Zar nella sua sede regale di San Pietroburgo. E il Califfo di Damasco osserverà dalla Siria convinto che la politica del Partito Ba’ath si è dimostrata ancora una volta valida. La politica? Aspettate. E aspettate. E aspettate.

Infatti, proprio quando il potere sulla Siria – il suo ruolo simile a quello del Pakistan, di canale per i soldi e le armi del Golfo Arabo per la guerra civile – le sue vie per il contrabbando all’Isis, ad al-Qaida (o Jabhat al-Nusra o Fatah el-Sham o comunque si chiami) – sembrava una minaccia enorme per Damasco, ecco che arriva il misterioso colpo di stato della Turchia, il suo esercito neutralizzato e il Sultano Erdogan che si precipita a San Pietroburgo per spostare il suo paese dalla Nato alla Madre Russia.

E tutto questo mentre gli eserciti ribelli in Siria hanno di nuovo circondato le truppe governative ad Aleppo con lo scopo di riaprire le loro vie per i rifornimenti alla Turchia.

Infatti, con le forze russe ad appena 48 km a sud del confine turco e i suoi piloti che bombardano quotidianamente proprio gli stessi ribelli che stanno assediando Aleppo, lo Zar Putin non tollererà più che altri missili contrabbandati attraverso il confine turco, abbattano i suoi elicotteri.

E se la Nato e l’UN credono che possano fare affidamento sul loro alleato, il Sultano Erdogan, per perseguire la distruzione del regime di Assad o per frenare i flussi dei rifugiati verso l’Europa, oppure tollerare che i jet americani decollino dalla base aerea di Incirlik e da altre ex proprietà armene in Anatolia, possono ripensarci.

Dovete soltanto leggere le versioni russe delle dichiarazioni servili del Sultano prima della sua visita ottomana, per capire come l’uomo malato d’Europa stia respirando nell’aria fresca delle steppe.

“Questa visita mi sembra una nuova pietra miliare nelle relazioni bilaterali, per ricominciare da zero,” ha detto il Sultano, “e io personalmente, con tutto il mio cuore, e a nome della nazione turca, saluto il Presidente Putin e tutti i Russi.”

Questa era la televisione russa per voi. Considerate poi l’agenzia di stampa russa Tass, tramite la quale il Sultano si riferisce al suo “amico Vladimir” e promette che “c’è ancora molto da fare insieme per i nostri paesi.”

Abbandoniamo ora la faccenda Zar-Sultano. Questo somigliava di più ai saluti fraterni che un Brezhnev o un Podgorny si sarebbero aspettati da un membro “peccatore” del Patto di Varsavia, pieni di “relazioni bilaterali” e di “saluti” e di “amicizia” (anche se non di “amicizia eterna” come una volta le nazioni fraterne avrebbero potuto promettere al Cremlino).

La prima visita fatta da Erdogan dopo il colpo di stato è in Russia, e c’è un golpe di tipo diverso.

Ecco un’altra riga presa dalla versione della Tass delle dichiarazioni di Erdogan prima di San Pietroburgo: “Una soluzione della crisi siriana non si può trovare senza la Russia. Possiamo risolvere la crisi siriana soltanto in collaborazione con la Russia.”

E in collaborazione con Bashar al-Assad? E’ un pensiero che deve scaldare il cuore di Bashar che una volta era – ricordiamolo – intimo amico di famiglia di Erdogan e di sua moglie. Se si può abbattere un aereo russo e poi abbracciare il proprio “amico” Putin, perché Erdogan non potrebbe fare da capo lo stesso con Bashar?

Naturalmente quella è una domanda che anche Hillary Clinton e The Donald devono ponderare – anche se Donald Trump, che sembra avere le stesse opinioni sullo Zar, come ora si vanta il Sultano, potrebbe probabilmente accettare.

C’è una lunga lista di potenziali perdenti nel teatro di San Pietroburgo. Per primi, l’Isis e al-Qaida-Nusra-Fatah el-Sham e tutti gli altri gruppi islamisti che combattono ora il regime in Siria e che improvvisamente scoprono che il loro canale più affidabile per avere armi, si è ora alleato con il loro più feroce nemico, il proprietario dell’aviazione militare russa.  Ci sono poi i miliardari sauditi e del Qatar che hanno fornito il denaro e le armi per i combattenti sunniti che stanno tentando di rovesciare Damasco e Baghdad, e di umiliare gli sciiti dell’Iran, della Siria (gli Alawiti) e del Libano.

E poi, forse  sopra di tutti gli altri, coloro che temeranno per la propri vita subito dopo questa gita fraterna al palazzo dello Zar: l’esercito turco. Infatti, ciò che sta diventando sempre più chiaro, è che – e questo si chiama il colpo di scena per la notizia – la Russia e, di, fatto, l’Iran, hanno svolto un ruolo di intelligence nell’avvertire Erdogan del colpo di stato programmato contro di lui.

Gli arabi sono stati già informati dai loro interlocutori russi che Putin, essendo il capo del vecchio KGB che è stato, abbia inviato un messaggio a Erdogan dopo aver appreso del colpo di stato dalle comunicazioni dell’esercito turco,  che erano state raccolte e ascoltate dai tecnici russi nella loro base aerea appena fuori Latakia, in Siria.

Anche gli iraniani che sarebbero felici di vedere la Turchia rivoltarsi contro i loro nemici islamisti sunniti in Siria, avevano informato Erdogan riguardo al golpe, come è stato detto agli arabi.

Sembra che non molto tempo fa era Hillary che voleva premere il tasto “reset” con Putin. Ora è Erdogan con, si sospetta, molto più effetto.

La parola “terrore” è ora usata con tale sregolatezza, che sembra essere stata inventata negli Stati Uniti. In realtà, il suo primo uso comune dopo la Rivoluzione Francese, sembra essere stato a Mosca, dove definiva i “terroristi” che cercavano di rovesciare lo Zar.

State quindi attenti alla parola “terroristi” nei comunicati che seguono il vertice Sultano-Zar. La Grande Alleanza di San Pietroburgo Contro il Terrore. Terrore, terrore, terrore. Se ascoltate questo dalla Madre Russia nelle prossime ore, saprete che in Siria le cose cambieranno.

erdogan putin

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: https://zcomm.org/znetarticle/erdogans-meeting-with-putin-will-tell-us-what-the-future-holds-for-syria/

Originale: The Independent

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0


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