La difesa di Lula ricorre al Comitato dei diritti umani dell’Onu

La difesa di Lula ricorre al Comitato dei diritti umani dell’Onu

Gli avvocati dell’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva hanno presentato giovedì 28 luglio 2016 al Comitato dei diritti umani dell’Onu a Ginevra una petizione per violazione della Convenzione internazionale dei diritti politici e civili e abuso di potere da parte del giudice Sérgio Moro e dei procuratori federati della Operazione Lava-Jato contro Lula. Il Brasile ha sottoscritto nel 2009 il protocollo di adesione al Comitato.
La difesa di Lula chiarisce che l’ex presidente non si oppone ad essere indagato, ma cerca giustizia con la debita imparzialità e intende che le autorità brasiliane obbediscano alla lettera della legge nel corso delle indagini e dei processi.
Nell’azione, gli avvocati chiedono al Comitato che si pronunci di fronte al fatto che il giudice Sérgio Moro ha violato il diritto di Lula alla privatezza, il diritto di non essere arrestato arbitrariamente e il diritto alla presunzione di innocenza.
Le evidenze di violazioni e abusi del giudice e dei procuratori dello Stato di Paraná presentate al Comitato sono:
-la conduzione coercitiva del giorno 4 marzo 2016, completamente al di fuori di quanto previsto nella legislazione brasiliana;
-la fuga di dati confidenziali sulla stampa;
-la divulgazione di intercettazioni, incluse quelle ottenute in forma illegale;
-il ricorso abusivo a incarcerazioni temporanee e preventive per ottenere accordi di delazione premiata.
Gli avvocati danno anche conto di esempi concreti di parzialità da parte di Sérgio Moro e dei promotori contro Lula.
L’azione cita precedenti di altre decisioni della Commissione di Diritti Umani dell’Onu e altre corti internazionali che mostrano che, in accordo con la legge internazionale, Moro, per la sua evidente mancanza di imparzialità, e per avere già commesso una serie di azioni illegali contro Lula, ha perso in modo irreparabile le condizioni per giudicare il caso. È necessario in giudice imparziale e indipendente nel caso in cui ci sia una denuncia e sia necessario giudicare Lula.
L’azione è stata preparata dallo studio Teixeira & Martins con la firma del noto avvocato australiano residente a Londra Geoffrey Robertson.
Geoffrey Robertson, dello studio londinese Doughty Street Chambers, considera che Lula “ha portato il suo caso alle Nazioni Unite perché non è possibile avere giustizia in Brasile nel sistema come esso è. Telefoni intercettati, inclusi quelli della sua famiglia e degli avvocati, e registrazioni divulgate per uso di mass media politicamente ostili! Lo stesso giudice che invade la sua privatezza può arrestarlo in qualunque momento e allora automaticamente diventa colui che lo giudicherà, decidendo se è colpevole o innocente senza una giuria. Nessun giudice in Inghilterra o in Europa potrebbe agire in questo modo, allo stesso tempo come promotore e giudice. Questa è una grave mancanza del sistema penale brasiliano”.
Moro si è creato il profilo del “giudice accusatore” disposto ad usare la pubblicità e la stampa per attaccare l’immagine delle persone che giudica. La petizione dimostra come tali pratiche violino le convenzioni internazionali. Il governo brasiliano avrà sei mesi per respingere le contestazioni o per ammettere i problemi esposti e modificare la legislazione. Può essere chiesto il sorteggio di altro giudice per il caso.
Il documento originale della petizione in inglese si trova in: Communication under the Optional Protocol to the International Covenant on Civil and Political Rights (ICCPR)
Postato dalla Agência PT, il 29 luglio 2016.

Geoffrey Robertson spiega che il Comitato dei diritti umani delle Nazioni Unite è costituito da 18 giudici di nazionalità diverse, giuristi dei paesi firmatai del Patto, che là siedono per giudicare se i paesi non agiscono in modo corretto per i Diritti umani. Perché la petizione è stata presentata adesso? Secondo i ricorrenti questo è il momento giusto perché il giudice di primo grado Sérgio Moro è intenzionato ad accusare Lula e un giudici che si coinvolge nel processo non è adatto a giudicare nessuna azione giudiziaria.
” Bisogna sottolineare che non vi è accusa, solo ipotesi senza prove” sottolinea Cristiano Zanin, uno degli avvocati di Lula. Con l’andata a Ginevra, non si vuole revocare nessun atto della giustizia brasiliana, ma ottenere che in Brasile si rispettino le regole di civiltà e qualora esse non siano rispettate, che il Comitato delle Nazioni Unite dica al mondo ciò che qui succede e che si mettano sotto osservazioni gli indirizzi che il paese ha preso”, ha continuato Zanin.
Può darsi che il Comitato voglia ascoltare Lula a Ginevra, ma per il momento non si sa. L’andamento del processo è semplice: l’Onu ha ricevuto la petizione e notificherà il Brasile perché risponda alle accuse. Il tempo di cui dispone il paese è di sei mesi a partire dalla notifica, chi risponde è il capo di Stato.
29 luglio 2016 Lourdes Nassif , riportato in Jornal GGN, Luiz Nassif on line
Nel susseguirsi di procedure illegittime da parte del potere giudiziario nei suoi vari livelli che caratterizza il periodo di grave eversione in atto, l’ex presidente Lula continua ad essere bersaglio di attacchi da parte di giudici delle istanze inferiori in assenza di prove e di incriminazione formale. In concomitanza con i passi compiuti a Ginevra dagli avvocati di Lula, un giudice federale di Brasilia considera Lula responsabile di “intralcio alla giustizia” in base alle dichiarazioni di un imputato per gravi crimini di corruzione che ha prestato una delazione premiata. Mancano i riscontri delle prove, mentre il giudice responsabile dell’azione è investito da procedure disciplinari per gravi omissioni nei processi di sua attribuzione. L’accanimento giudiziario contro Lula si spiega con la volontà politica ( di cui settori non piccoli del potere giudiziario si fanno complici) di impedire che egli possa essere candidato a future elezioni presidenziali. Mentre ogni minimo angolo della vita di Lula e della sua famiglia è stato sottoposto a osservazione minuta e spesso irregolare nelle procedure, non sono state trovate prove di reati.

Traduzione di Teresa Isenburg
1° agosto 2016


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