
Per Giovanni Maraia
Pubblicato il 1 ago 2016
di Giovanni Russo Spena
La morte di Giovanni Maraia mi addolora molto. Ho conosciuto Giovanni all’inizio degli anni settanta . L’ho sempre ammirato con affetto: un militante comunista colto, un dirigente appassionato, critico, integerrimo prima della sinistra radicale, poi di Rifondazione comunista.
Ricordo una militanza quotidiana intelligente, instancabile, che gettava sempre il cuore oltre l’ostacolo. Giovanni era un utopista,ma non un astratto sognatore. Era utopista ma insieme scientifico. Organizzatore di lotte e movimenti sociali ma, nel contempo, profondo conoscitore delle contraddizioni del sistema istituzionale e del mondo politico. Giovanni fu avversario aspro del potere democristiano ma anche di ogni forma di compromesso storico per governare interessi, affari, feudi.
Ricordo, essendo stato da Giovanni investito come parlamentare, la battaglia contro l’amianto dell’Isochimica così come contro tutti gli scempi ambientali (Giovanni fu uno dei primi grandi ambientalisti della Campania). Ricordo la lotta contro le discariche, condotta con grande competenza e criticità progettuale. Giovanni non è stato un profeta disarmato ma il formatore quotidiano del sapere collettivo del partito (e della popolazione). Giovanni era capace di incalzare, con competenza perfino giuridica. Mi inviava, in Parlamento proposte di interrogazioni, proposte di legge perfette anche sul piano scientifico. Spesso le presentavo senza la minima correzione o aggiunta.
Anche per questo motivo, per la connessione tra respiro sociale e competenza istituzionale, ho sempre paragonato Giovanni a Dino Frisullo. Compagni di bontà e generosità grandi (a volte nascoste dietro una apparente asprezza dialettica che, in realtà, era desiderio e pratica di verità “rivoluzionaria”), a cui abbiamo voluto e vogliamo immenso bene.
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