Linke critica Merkel: sicurezza richiede stop a guerre, vendita armi e sostegno a dittatori come Erdogan

Linke critica Merkel: sicurezza richiede stop a guerre, vendita armi e sostegno a dittatori come Erdogan

di Sahra Wagenknecht (Linke)

Il piano Merkel in nove punti per la sicurezza non prende in considerazione le questioni più importanti.

Chi effettivamente vuole occuparsi della sicurezza, deve smettere di prendere parte alle guerre nel Medio e Vicino Oriente per il petrolio e il gas, che provocano innumerevoli vittime civili, deve lasciar da parte il sostegno logistico ai droni assassini americani e interrompere subito l’esportazione di armi nelle zone in crisi.

È necessario, inoltre, smettere di sostenere dittatori come Erdogan, che con la sua reazione vuole costringere molti oppositori e giornalisti critici a lasciare la loro patria.

Chi davvero vuole ridurre il numero degli immigrati, deve anche smettere di imporre ai paesi poveri accordi di libero scambio, che minano la loro agricoltura locale, privandoli di qualsiasi possibilità di industrializzazione.

Inoltre l’integrazione sociale in Germania, deve essere accelerata, con la creazione di abitazioni e posti di lavoro.

Purtroppo la cancelliera fa esattamente il contrario di quanto detto: rifiuta ai comuni il denaro necessario per l’integrazione, fa in modo che le esportazioni tedesche di armamenti raggiungano anno dopo anno nuovi record e conferma l’impegno in guerra dell’esercito tedesco.

Affermando che in Turchia non sempre viene rispettato il principio di proporzionalità, la cancelliera Merkel non fa che minimizzare il contro golpe di Erdogan in modo totalmente inaccettabile.

Angela Merkel finora non è riuscita a vincere le sfide e fare in modo che sia realizzata un’integrazione sociale.  Serve una svolta decisiva, altrimenti l’integrazione degli immigrati fallirà.

La Germania necessita del ripristino delle infrastrutture sociali e di una politica che procuri a tutti case, posti di lavoro e di formazione. Invece di continuare a tagliare i fondi per i servizi pubblici e le infrastrutture, dovrebbero essere assunti più lavoratori sociali e psicologi, che si occupino degli immigrati, protagonisti, nei loro paesi d’origine, di esperienze terribili. Solo così la politica di integrazione può portare ad una prevenzione in termini di sicurezza. 

 sara linke

 traduzione di Laura Gualeni


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