Dichiarazione politica del Partito Comunista di Spagna (PCE) per l’80° anniversario dell’inizio della Guerra Civile

Dichiarazione politica del Partito Comunista di Spagna (PCE) per l’80° anniversario dell’inizio della Guerra Civile

Madrid, 18 luglio. Oggi è l’80° anniversario dell’inizio della Guerra Nazionale Rivoluzionaria (la Guerra Civile venne così denominata dal partito).

Il 18 luglio del 1936 la Spagna si svegliò di soprassalto.  Iniziava una sanguinosa guerra civile, che di lì a poco, sarebbe divenuta una guerra nazionale rivoluzionaria di portata internazionale.

Le forze armate, in Marocco e nella Penisola, sostenute dalla reazione latifondista-borghese e in stretta connivenza con l’Italia di Mussolini e la Germania Hitleriana, si sollevarono contro la Repubblica.

La Guerra Civile per Franco e i suoi accoliti non finì il 1 aprile del 1939, bensì si prolungò fino agli ultimi giorni di vita del dittatore, poiché il franchismo nella sua lunga e crudele storia non ha mai smesso di ricordare chi furono i vincitori e i vinti. Si impegnò a ricordarlo anno dopo anno, così come s’impegnò nella pianificazione e nella messa in atto di un sistema di repressione (caratteristico di ogni regime totalitario), che è durato e si è mantenuto costante dall’inizio fino alla fine della sua esistenza, e che tragicamente ha contraddistinto la sua dittatura.

Sono trentotto anni che la Costituzione e la cosiddetta Transizione spagnola dichiararono “ufficialmente” liquidato quel periodo, tuttavia  una certa continuità giuridica ha impedito di dichiarare illeciti i tribunali e le istituzioni sorti dal colpo di Stato del  ‘36, ma nonostante ciò, i loro echi ancora non si sono estinti. Non sono morti i desideri di giustizia sociale che spinsero centinaia di migliaia di donne e uomini a lottare al fronte in nome dei loro ideali repubblicani.

Non si è voluto né saputo confortare il pianto delle vittime della repressione. Ancora di più dinanzi al loro legittimo desiderio di rivendicare la memoria e di seppellire i propri cari degnamente , dapprima opponemmo il silenzio e il disprezzo, poi l’indolenza; infine questo è l’unico paese democratico al mondo che lascia impuniti  i carnefici e perseguita i giudici che vogliono investigare sui crimini della dittatura.

pce 1936Dopo 80 anni, oggi è necessario rivolgersi alla memoria democratica per estrarre da essa alcune lezioni vitali in un presente convulso come il nostro dove i potenti tornano a invocare lo “stato di necessità” per negare al popolo i suoi più elementari diritti e conquiste.

È difficile immaginare che i carrarmati dell’esercito spagnolo tornino a invadere le strade per lottare contro i cittadini. Tuttavia questo sta succedendo in altre realtà mondiali e la scusa è la stessa del 1936: ”l’anarchia”, “il malgoverno”, “l’incapacità” dei governanti legittimamente eletti , una scusa che, come nel 1936, ha un prezzo alto in termini di  vite umane e rappresenta una grave passo indietro per l’umanità. 

In Spagna, oggi come nel 1936, i poteri economici richiedono il peggioramento delle condizioni di vita dei cittadini per poter conservare i propri privilegi. Non hanno bisogno di dar inizio ad alcun tipo di guerra civile. Nel nome del “rigore” e dell’”inevitabile” e con il potente aiuto di un esercito che loro chiamano “il mercato”, composto da speculatori senza scrupoli e politici compiacenti con i loro diktat, cercano di attuare un colpo di stato senza spargimento di sangue ma fatale per i diritti riconosciuti dalla Costituzione che tanto lodano.

La Storia non si ripete mai, però ci può dare alcuni insegnamenti e tra tutti il 18 luglio del  1936 forse è uno dei più importanti: il popolo che si rassegna e non lotta per i suoi legittimi diritti è vittima dell’orrore e dell’oblio. Chi lotta per loro, nonostante le sconfitte, riesce a mantenere viva la fiamma dell’uguaglianza e della giustizia. Franco vinse una guerra nel 1939 però non sconfisse gli spagnoli. “Il mercato” ci attacca su tutti i fronti però se sappiamo come combatterlo non vincerà né sugli spagnoli né sugli europei.

Quando si compiono ottant’anni dalla sollevazione militare che iniziò Franco a Melilla, dal PCE richiediamo a gran voce, ancora una volta, che si metta fine all’ingiustizia storica che riguarda le migliaia di democratici seppelliti in fosse comuni senza essere neppure identificati, mentre il Dittatore, che diede inizio ad una guerra che costò la vita a più di un milione di persone, è seppellito con tutti gli onori in un grande mausoleo e le vittime rimangono interrate nei fossati ai bordi delle strade di questo paese.

Infine il PCE chiede giustizia e riparazione attraverso la rimozione della tomba di Franco dalla Valle de los Caídos e l’ampliamento della legge della Memoria Histórica  [1]per il giusto risarcimento alle vittime e ai loro familiari.

 

Traduzione a cura di Giorgia Di Luca e Maurizio Acerbo

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[1] Legge 52/2007 del 26 dicembre , che riconosce ed estende i diritti e le misure a favore di coloro che hanno sofferto persecuzioni o violenze durante la guerra civile e la dittatura.

pce 1936 9


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