Brasile: la resistenza popolare contro il governo usurpatore

Brasile: la resistenza popolare contro il governo usurpatore

di Jeferson Miola

Il Brasile continua a vivere la gravissima situazione eversiva prodotta dal colpo di Stato che il 12 maggio 2016 ha, in modo illegittimo, sospeso la presidente legittima Dilma Rousseff e consegnato la carica temporale al vice presidente cospiratore Michel Temer. Mentre la presidente percorre il paese incontrando forte appoggio ovunque si rechi, gli esponenti del  governo provvisorio non possono mostrarsi in pubblico senza trovare manifestazioni avverse. Governo provvisorio che continua ad emanare decreti di austerità selvaggia e di distruzione delle disposizioni di inclusione sociale. Intanto le procedure per il giudizio della presidente proseguono presso il senato, con ripetute conferme della mancanza di basi legali per l’impeachment. Il quadro è estremamente grave e preoccupante. Pubblichiamo la traduzione di due articoli di Jeferson Miola dell’Instituto de Debates, estudos e alternativas di Porto Alegre (Idea), già coordinatore esecutivo del 5° Forum sociale mondiale. 

La resistenza democratica non dà tregua ai golpisti

È cambiata la qualità della resistenza democratica. Nelle ultime settimane è diminuita la frequenza delle manifestazioni di massa contro il golpe in Brasile. Esse si verificano con maggiori intervalli di tempo e spesso riuniscono segmenti specifici della società.

Al contrario di quello che alcuni ritengono, questa realtà non signifca in nessun modo il raffreddamento o il declino della lotta contro il golpe e in difesa della democrazia.

La resistenza democratica non si manifesta solo in eventi di moltitudine. Essa è già incorporata nella quotidinità e nella routine militante non solo delle nuove avangardie, delle nuove dirigenze e dei nuovi collettivi che sono emersi nel corso di questo processo, ma è presente anche nel senso comune.

La resistenza democratica esce dai pori, sta incorporandosi nella vita delle persone. Per questo è più potente, più intensa, più profonda e impattante. La denuncia del golpe è implacabile; mobilita la coscienza democratica nazionale e riesce a sensibilizzare il mondo civilizzato.

Questo è il fattore inatteso che ha sorpreso la pianificazione golpista. I golpisti si erano illusi nel credere che nel colpo di Stato del 2016 la TV Globo sarebbe riuscita ad addormentare le coscienze come nel colpo di Stato del 1964. Si sono ingannati nel disprezzare la forze dell’insorgenza che reagisce in modo radicale di fronte alla rottura della Costituzione e della democrazia.

La critica politica è disseminata nelle reti sociali, in strade, case, fabbriche, scuole,  università,  pubbliche amministrazioni, in piazze, bar, aereoprti, spiagge, nelle poesie: insomma, nella quotidianità.

La denuncia del golpe e dei golpisti è onnipresente: appare nella protesta degli attori a Cannes, si trova nell’umorismo acido delle reti sociali, nel disagio, nella denuncia,  nell’esposizione al ridicolo, nell’insulto, nell’occupazione di scuole, nella musica, nelle arti, nella proclamazione di libertà, nel boicotaggio da parte di governi stranieri nei confronti del governo ususrpatore, in interviste disatrose come quella di Fernande Henrique  Cardoso alla TV Al Jazeera ecc.

La vitalità democratica corrode la legittimità e l’accettazione del governo usurpatore, ma soprattutto rende egemonica la narrazione storica del carattere golpista dell’impeachment fraudolento contro la presidente Dilma: per i prossimi 100, 200 anni la storia riporterà gli accadimenti del 2016 per quello che di fatto sono: un colpo di Stato della plutocrazia contro i poveri.

La vita non è facile per i golpisti. Addirittura quelli finanziati dalla Fiesp (federazione delle industrie dello Stato di San Paolo) per manifestare nella Avenida Paulista oggi se ne stanno nascosti, per vergogna della corruzione strutturale della turma golpista.

Vi è una intensa politicizzazione del dibattito pubblico, e questo è un fenomeno che i golpisti non riescono a contenere. Il golpe ha liberato un’impressionnante energia ribelle, che si radicalizza e si diffonde. Nessuno sarà in grado di contenere tale  insorgenza libertaria; neppure la repressione brutale riuscirà a sconfiggere, dominare o inquadrare questa disobbedienza.

Il governo usurpatore affronta crescenti difficoltà per imporre l’agenda che fa regredire il Brasile al diciottesimo secolo, al tempo della schavitù, dell’oligarchia e dell’oscurantismo.

Nell’impossibilità di soffocare (il processo per corruzione) Lava Jato, e con l’aggravarsi degli effetti del caos economico che essi stessi hanno provocato per destabilizzare e rovesciare Dilma, l’immagine del governo usurpatore e del golpe è sempre più associata alla corruzione, alla disoccupazione, alla soppressione dei diritti e delle conquiste popolari e alla consegna del paese alle banche e ai governi stranieri.

La resistenza democratica approfondisce le delegittimazione del governo usurpatore, che è già irrimediabilmente condannato davati alla Storia.

 (10 luglio,  blog Brasil 247)

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La differenza fra interino e usurpatore

Secondo il dizionario Houaiss della lingua portoghese “interino” è un aggettivo che significa “passeggero, provvisorio, temporaneo”, “quello o colui che occupa in modo provvisorio funzione o carica pubblica, in assenza o impossibilità del titolare”. Il contrario di interino è “permanente”. Sempre secondo Houaiss, “usurpatore” è un aggettivo e un sostantivo maschile che significa “quello o colui  che usurpa; che si impadronisce con violenza o mezzi ingiusti di ciò che non gli appartiene o a cui non ha diritto”. Secondo Houaiss sinonimi e varianti di usurpatore sono “intruso, invasore,ladro, lestofante, tiranno”. La terminologia, il vocabolario, non solo è importante, ma è specialmente essenziale per l’adeguata comprensione del significato delle cose, degli accadimenti e dei fatti. Questo perché, in definitiva, sono le parole che danno significato alle cose.

Michel Foucault in un passaggio de Le parole e le cose dice “che è il Nome che organizza tutto il discorso classico”. E invita allo sforzo di “condurre il linguaggio il più possibile vicino al guardare e, le cose guardate, il più vicino possibile alle parole”.

Quando i mass media, e anche settori di resistenza democratica, ripetono la terminologia “interino” per designare il governo che, in realtà, è illegittimo, in quanto usurpatore,  ammorbidisce il significato dell’usurpazione del Potere  e del colpo di Stato.

Il governo impiantato dal cospiratore Michel Temer e dai suoi soci (…) non è un governo interino, ma un governo usurpatore.

Seguendo Houaiss, quindi,  è un governo che si è impadronito ”con violenza o mezzi ingiusti di ciò che non gli appartiene o di cui non ha diritto”. Cioè il governo usurpatore è illegittimo, e non interino, perché privo del voto popolare che è stato concesso a Dilma e non al cospiratore. Temer dunque guida un governo “intruso, invasore, ladro, lestofante, tiranno”.

 (blog Brasil 247 dell’11  luglio 2016)

Traduzione di Teresa Isenburg, 13 luglio 2016

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