Brasile: continua mobilitazione contro il golpe, Lula parla davanti a 100.000 persone a San Paolo

Brasile: continua mobilitazione contro il golpe, Lula parla davanti a 100.000 persone a San Paolo

di Teresa Isenburg

Il colpo di Stato giudiziario, parlamentare e di settori della polizia federale del Brasile continua ad evolvere con molte contraddizioni. Dopo il sequestro dell’ex presidente Lula il  4 marzo 2016, il 17 aprile la Camera dei deputati ha consentito la prosecuzione della pratica di impeachment della presidente Dilma Rousseff con una votazione indegna del luogo, il 12 maggio il Senato ha accolto la richiesta di impeachment e da quella data la presidente Dilma è sospesa dalla carica. Il giudizio del Senato presieduto dal presidente del Supremo tribunale federale dovrà essere pronunciato entro sei mesi da quella data. E’ subentrato come presidente interino un usurpatore, il vicepresidente della Repubblica Michel Temer. Infatti questa enorme operazione si basa su un impianto accusatorio  illegittimo, quindi nullo, dal momento che non contempla reati di responsabilità, gli unici che legge e la Costituzione prevedono per applicare un impeachment. Si tratta quindi di colpo di Stato.

La reazione della popolazione è stata e continua ad essere di ripudio e ripulsa a questa usurpazione e ogni giorno ci sono manifestazioni la cui parola d’ordine di base è “Fuori Temer”, a volte modulato su musiche famose come Carmina Burana di Orff. Importante è sottolineare che le manifestazioni sono organizzate dai movimenti sociali, dai sindacati, dalle associazioni e si svolgono nelle grandi città come in centri minori ed isolati, ma molte nascono in occasioni le più svariate per iniziative di cittadini che colgono qualsiasi opportunità per fare sapere che non intendono farsi depredare socialmente e dei propri diritti. Quando la presidente Dilma si reca in qualche luogo, gruppi numerosi e vere folle la aspettano e gridano il loro rifiuto dell’usurpatore Temer. Il quale non ha ancora potuto uscire in nessun luogo pubblico (neppure i suoi ministri o i senatori che hanno votato l’impeachment possono). I ministri sono opachi, spesso appena nominati devono dimettersi per accuse varie. Lo scontro è molto forte, la situazione aperta, sebbene difficile.

 Il 10 giugno, per il primo mese di governo illegittimo, è stato proclamata la mobilitazione unificata organizzata dai fronti Brasil Popular e Brasil sem medo; in tutto il paese vi sono state manifestazioni: grandissime a Rio, San Paolo, Brasilia e altre capitali, presenti in tutti gli Stati, con parecchie occupazioni di edifici pubblici di settori che si vogliono colpire come la salute, la previdenza, l’agricoltura famigliare. Anche all’estero non sono mancare le iniziative pubbliche. A San Paolo ha parlato Lula, del cui discorso si riporta una sintesi tratta dal sito dell’Instituto  Lula; molte immagini sono reperibili sui blog (Vermelho, Brasil 247, Midia ninja, per esempio).

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Con un discorso emozionato, Lula difende il rispetto del voto e del paese.

10/06/2016 dal sito dell’Instituto Lula

L’ex presidente Luiz Inácio Lula da Silva venerdì 10 giugno alla sera ha parlato nella Avenida Paulista durante la manifestazione contro il golpe. Lula ha detto che il presidente interino Michel Temer sa che ciò che ha fatto non è stato corretto. “Temer, tu sei un avvocato costituzionalista. Tu sai che non hai agito in modo corretto assumendo la presidenza. Per favore, permetti che il popolo riprenda il governo con Dilma e tu disputa le elezioni nel 2018 per vedere se sarai presidente”. Con ironia ha aggiunto: “Non dirò Fuori Temer, non è elegante. Temer è un avvocato costituzionalista, deve restituire il potere a una presidente eletta legittimamente”. 

Riferendosi alle aggressioni mediatiche contro di lui ha affermato: “Voglio vedere il giorno in cui qualcuno troverà un real irregolare nei miei conti … sembra che oggi si voglia condannare non con prove o processi, ma con titoli di giornale”. Lula ha ricordato che proprio nella Avenida Paulista molte persone avevano, nei mesi passati, protestato contro la corruzione con la maglietta della CBF (Confederazione brasiliana di footboal), ma oggi quelle stesse persone hanno vergogna e non riescono a difendere il governo che hanno messo sul trono. Ha aggiunto che quello che questo governo intende fare è una tabula rasa del paese. “Quando sono stato eletto, avevo una ossessione: di provare che un operaio di fabbrica senza diploma avrebbe potuto governare meglio questo paese”. La sfida non è mai stata facile, ma oggi, quando il governo ha un problema, la soluzione è di vendere. “Loro vogliono fare tabula rasa del paese. Loro hanno paura dei beni pubblici, perché non sanno governare, solo sanno privatizzare”.

La popolazione più povera è ritornata ad essere il tema centrale del discorso. “Il povero ha smesso di essere problema ed è diventato la soluzione. Se io impresto 500 milioni a un imprenditore, lui li prende e  li mette in banca per incassare gli interessi. Se io impresto 100 reais a un povero, essi diventano cibo, consumo, lavoro… movimentano l’economia”.

Anche la politica estera del nuovo governo interino è stata molto criticata. Lula ha citato una intervista in cui il cancelliere in esercizio, Serra, diceva che il Brasile non doveva impicciarsi in cose di paesi del primo mondo e doveva  accontentarsi del suo ruolo di paese povero, arretrato. “Non possiamo avere questo complesso di cani randagi. Ho imparato con mia madre analfabeta a tenere la testa alta. Ciò che fa essere rispettati non è essere grande o essere ricco”.

L’ex presidente ha ricordato di avere rafforzato il Ministero pubblico, la polizia federale, di avere dato mezzi e autonomia e rispetto alle istituzioni, ma che non si può accettare che queste istituzioni divengano partitiche. Ancora Lula ha aggiunto che ha pazienza e, in tono di sfida, ha ribadito  che vuole vedere una prova qualsivoglia di irregolarità nei suoi conti. Ha di nuovo criticato le condanne mediatiche, senza supporto di prove; oggi si preferisce condannare non nella Giustizia, ma con un titolo di giornale.

E ha continuato: “Non è possibile immaginare che qualcuno non abbia la sensibilità di capire la questione dei neri della nostra società che è stata schiavizzata per molti secoli, non è possibile che non si riconosca la violenza contro i diritti umani, la violenza nella periferia, contro i poveri e che si finisca con il ministero del Diritti umani”. E ha concluso: “Chi non è morto di fame fino ai cinque anni dove ha vissuto e ha vinto la fame non ha paura di nulla. Quanto più loro mi provocano, tanto più corro il rischio di essere candidato alla Presidenza nel 2018”.

 

Traduzione di Teresa Isenburg, 11 giugno 2016


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