Chi vuole la Terza guerra mondiale? Il nuovo libro di Domenico Moro

Chi vuole la Terza guerra mondiale? Il nuovo libro di Domenico Moro

di Maria R. Calderoni

Oh come sono buoni gli Occidentali. Peccato che persino un tipo assolutamente “affidabile” come tal Daniel Benjamin, ex capo dell’antiterrorismo del Dipartimento di Stato sotto Hillary Clinton, ammetta esplicitamente che «le petrolmonarchie dell’Arabia Saudita, del Qatar e del Kuwait, storiche alleate dell’Europa occidentale e degli Usa, che vi mantengono proprie basi militari, hanno finanziato le varie milizie che hanno defenestrato Gheddafi e quasi scalzato Assad». Tra virgolette: la frase è tratta testualmente dal nuovo libro di Domenico Moro – “La terza guerra mondiale e l’estremismo islamico”, Imprimatur, (pp.138, € 14) – che già dal titolo appare “inquietante”. È infatti un libro che, soprattutto, rivela verità nascoste, o travisate, o mentite, o manipolate, o usate ad hoc; le verità anch’esse “inquietanti”. E che, sì, possono avere a che fare anche con la guerra.

Quello di Domenico Moro è un lungo excursus, uno sguardo attento sui fatti a noi vicini e lontani, uno sguardo da economista e da storico; uno sguardo “politicamente corretto”(cioè marxista). E i fatti, in questa ottica, si tengono tutti; e tutti molto bene, purtroppo.

Magari l’Afghanistan, per esempio. «I talebani, inventati, foraggiati, addestrati e equipaggiati dal Pakistan con il supporto di Usa e Arabia Saudita, nel 1996 presero il potere a Kabul. Salvo essere riconosciuti successivamente dagli Usa e dal resto dell’Occidente come organizzazione terroristica. Dopo gli attentati alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 e nel quadro della “guerra al terrore” dichiarata dal presidente Bush, gli Usa decisero di intervenire in Afghanistan per togliere di mezzo quella che in gran parte era una loro  creatura».

Il risultato è sotto i nostri occhi. «A distanza di circa quindici anni dal rovesciamento del regime talebano, l’Afghanistan è ancora un Paese instabile, teatro di una guerriglia endemica, per far fronte alla quale i Paesi occidentali mantengono sul posto ancora migliaia di soldati sotto il comando della Nato».

Occidentali brava gente. Tanto per continuare a mantenere l’attenzione sul Medio Oriente, la terra d’origine dei terroristi islamici, quelli dei massacri di Parigi e Bruxelles. Si potrebbe quindi magari parlare anche un po’ dell’Iraq, magari in maniera un po’ diversa di come ne narrano i famosi “liberi” media occidentali. Scrive Moro: «Gli Usa hanno alimentato lo scontro tra laici e religiosi, tra arabi e persiani, tra sunniti e sciiti, proprio a partire dalla guerra tra Iraq e Iran (1980-1988), allorché spinsero l’Iraq arabo del laico Saddam Hussein ad attaccare l’Iran persiano e islamico-sciita. Più tardi, dopo l’eliminazione definitiva di Saddam Hussein e dello Stato iracheno da parte degli Usa con l’invasione del 2003, verrà alimentato anche in Iraq lo scontro tra sunniti e sciiti, sciogliendo l’esercito iracheno, l’unica organizzazione veramente nazionale, e favorendo la parte sciita a danno dei sunniti».

Con le debite conseguenze. Dal momento che: «oggi tutta l’area mediorientale è una polveriera frantumata in gruppi etnici e religiosi in lotta fra di loro».

Cherchez  il petrolio! Si dà il caso, infatti, che l’aggressione Usa all’Iraq sia avvenuta nel 2003, proprio dopo che lo sprovveduto Saddam «aveva escluso le multinazionali petrolifere statunitensi,  previlegiando quelle russe e europee».

Petrolio e dollaro, chi li tocca muore. Lo spiega bene Moro, sintetizzando un lungo ragionamento basato su dati e passaggi storici. Dal momento che il dollaro è la moneta di scambio e di riserva mondiale, la sua egemonia resta tale «fintanto che viene usata per commercializzare le merci più importanti, e la merce più importante del mercato mondiale è senz’altro il petrolio».

Questione di forza maggiore, insomma. Appunto per questo gli Usa sono costretti «a controllare il mercato mondiale del petrolio, cosa che non si può fare, se non si controlla il petrolio mediorientale».

Senza contare che il controllo del petrolio mediorientale, consente all’Occidente anche (e non certo secondariamente) di garantirsi una posizione di potere e contenimento nei confronti di Cina, Russia, Brics (un Braccio Forte sempre pronto, caso mai dovesse servire…).

La riflessione di Moro è complessa, vasta, articolata, un grande spettro geopolitico. Che va dalle conseguenze della distruzione degli Stati laici arabi, al vero ruolo dell’Islam e del radicalismo islamico nell’era della globalizzazione; alla convergenza politica (ben celata) tra imperialismo occidentale e jihadismo; all’uso dell’immigrazione come esercito industriale di riserva; e anche al significato della religione nel mondo di oggi (ancora oggi “la religione è il sospiro della persona sofferente”, come scrisse Marx).

Meglio saperlo. I terroristi massacratori di Parigi e Bruxelles, non vengono dal nulla, non sono il prodotto del fanatismo religioso,  del fondamentalismo etnico. No, sono in gran parte made Occidente. Anche perché, è stato creato, all’interno del nostro previlegiato “mondo di centro”, un “mondo di mezzo” disperato e abbandonato, un vero <popolo dell’abisso>, al quale, come al tempo del vecchio colonialismo, è negato pressoché tutto.

Meglio saperlo. Il Sistema oggi è in difficoltà, l’ egemonia del Dollaro – sia pure sostenuta da una forza militare inimmaginabile – gli Usa da soli contano come tutti gli altri apparati bellici del mondo messi insieme – dà sinistri scricchiolii. I conflitti “a pezzi” oggi in atto sotto i nostri occhi – e anche sotto gli occhi di una Sinistra europea divisa e depotenziata – possono non bastare più.

E come già avvenuto in altri periodi storici (vedi 1914-18), la via d’uscita può essere quello.

La Terza Guerra Mondiale.


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