La nuova spinta per l’intervento militare in Libia: chi controllerà la Banca Centrale libica?

La nuova spinta per l’intervento militare in Libia: chi controllerà la Banca Centrale libica?

di  Horace G. Campbell

22 aprile  2016

Si sta spingendo fortemente affinché i paesi della NATO facciano in intervento dichiarato in Libia. In questo momento la giustificazione è di combattere lo Stato Islamico per impedire che il terrore si diffonda in Europa attraverso il Mediterraneo. Come avviene nei casi di distruzione delle società africane, i governi di Gran Bretagna e Francia sono in prima linea nella spinta al recente intervento. La Germania non vuole essere lasciata fuori e sta ora operando attivamente per l’intervento dell’ONU.

Prima di questa primavera, era stato difficile ottenere la copertura legale per un più grosso intervento militare da parte dell’Occidente, ma ora si ipotizza che ci sia un nuovo governo di ‘unità’ con il mandato per chiedere alle Nazioni Unite di intervenire militarmente. Ogni settimana c’è un nuovo incontro in Europa per spingere a un intervento senza consultazioni con l’Unione Africana. In gennaio, l’Unione Africana ha nominato l’ex Presidente della Tanzania, Jakaya Kikwete suo nuovo inviato speciale in Libia. Finora, tutti i rapporti e le discussioni su un nuovo intervento  sancito  dall’ONU, hanno escluso gli interessi dei popoli della Libia e dell’Africa. Le forze progressiste del mondo è necessario che siano vigili riguardo a questo tentativo di intensificare la militarizzazione del Nord Africa e che si oppongano ai governi che stanno usando il problema dell’ISIS per dare un’altra spinta al controllo delle risorse della Libia e dell’Africa.

I veri motivi per l’intervento in Libia

Le email dell’ex-Segretario di Stato e attuale candidata alla presidenza, Hillary Clinton, hanno rivelato al mondo le principali ragioni dell’intervento della NATO e della distruzione della Libia nel 2011. Siamo informati da uno scrittore che aveva esaminato queste email riguardanti il commercio tra Stati Uniti e Francia, circa gli obblighi di intervenire in Libia. In una email in data 2 aprile 2011, Sydney Blumenthal, allora assistente della Clinton, la informava ‘che fonti vicine a uno dei figli di Gheddafi riferivano che “il governo di Gheddafi ha 143 tonnellate di oro e un’analoga quantità di argento” e che   era stato trasferito dalla Banca Centrale Libica con sede a Tripoli più vicino al confine tra Niger e Chad.

“Questo oro era stato accumulato prima dell’attuale ribellione e si intendeva usarlo per stabilire una valuta pan-africana, basata  sul Dinaro Libico d’oro. Questo piano era designato a fornire ai paesi dell’Africa di lingua francese un’ alternativa al Franco francese (CFA).” La Blumenthal aggiungeva poi che “Secondo individui  informati,    questa quantità di oro e argento è valutata in più di 7 miliardi di dollari. I funzionari dell’intelligence francese hanno scoperto questo piano poco dopo l’inizio dell’attuale ribellione, e questo è stato uno dei fattori che ha influenzato la decisione del Presidente Nicolas Sarkozy di coinvolgere la Francia nell’attacco alla Libia.”

La email aggiungeva: “Secondo questi individui informati,  i piani di Sarkozy sono guidati dai seguenti argomenti:

1 Desiderio di guadagnare una porzione maggiore della produzione di petrolio della Libia

2 Aumentare l’influenza francese in Nord Africa

3 Migliorare la sua situazione politica in Francia

4 Fornire alle forze armate francesi un’occasione di riaffermare  la loro posizione nel mondo

5 Affrontare la preoccupazione dei suoi consiglieri per i piani a lungo termine di Gheddafi di soppiantare il potere dominante nell’Africa di lingua francese.” [i]

La Francia e la Germania non sono soltanto interessate alle vaste risorse di gas e petrolio nel sottosuolo libico, ma anche al vasto oceano di acqua situato sotto il Sistema acquifero di pietra arenaria della Nubia (Nubian Sandstone Aquifer System –NSAS). Dati i progressi della tecnologia solare,  gli stati europei vogliono avere il controllo sul Sahara per la futura trasformazione dell’energia solare per i consumatori europei. Sono le vaste risorse della Libia che sono ancora in gioco dato che c’è una nuova spinta perché  l’ONU intervenga in Libia. Come importante stato imperialista in Europa prima del 1945, la Gran Bretagna ha vasti interessi in Libia, ma le minacce dell’Unione Africana di sviluppare un Fondo Monetario Africano e una Valuta Comune sono  minacce dirette al futuro degli interessi economici francesi in Africa. Negli scorsi 40 anni, i tedeschi avevano dato  il compito di Gendarme dell’Europa alla Francia, ma, data la delicatezza  della crisi bancaria  e  finanziaria in Europa, i tedeschi non vogliono essere lasciati indietro. Quindi, nelle nuove pressioni per intervenire, i tedeschi sono  in gara   con la Francia e la settimana scorsa quando il Ministro degli esteri francese Jean-Marc Ayrault ha visitato Tripoli, era accompagnato dal Ministro degli esteri tedesco, Frank-Walter Steinmeier.  E’ stato un tentativo disperato di  trasmettere  legittimità a Fayyez Sarray, di recente insediatosi   come Primo Ministro della Libia e ai membri del Consiglio di Presidenza.

All’epoca dell’intervento della NATO nel 2011, la Germania era stata disinteressata alla distruzione, ma  dopo la crisi delle banche e quella finanziaria nell’Eurozona, i tedeschi non si possono permettere di essere lasciati fuori da qualsiasi possibile futuro saccheggio delle risorse africane. Per assicurarsi un posto in prima fila nei nuovi piani di intervento europei in Libia, il Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite ha nominato Martin Kobler, un diplomatico tedesco, come Rappresentante Speciale e capo della Missione di appoggio delle Nazioni Unite in Libia (UNSMIL). In precedenza Kobler era stato in servizio sulla scena del più grosso saccheggio  dell’Europa in Africa, nel Congo. In seguito alle pressioni degli europei, alcuni libici avevano messo insieme un Governo di Intesa Nazionale (GNA) che poteva essere designato come l’autorità legale per invitare le forze occidentali a combattere l’ISIS in Libia. Tuttavia, questo nuovo governo di Fayyez Sarraj non controlla le forze militari  abbastanza da garantire la richiesta di controllare il governo libico. Il programmato impiego di forze europee si suppone protegga questo Primo Ministro

e i membri della sua fazione che si chiama Consiglio di Presidenza. Nel frattempo, il Tesoro degli Stati Uniti sta pianificando di usare sanzioni contro quegli imprenditori militari che non si allineano con il nuovo Consiglio di Presidenza.

Fin dall’intervento della NATO in Libia nel 2011, i leader europei hanno cercato un nuovo mandato per un intervento e hanno usato il problema di migranti che affluiscono in Europa e anche l’aumento dell’ISIS in Libia per giustificare il loro intervento. Questa settimana la notizia dei 500 migranti affogati durante il tentativo di raggiungere l’Europa dalla Libia, è stato usato come altro motivo per spingere gli europei a intraprendere un’azione decisiva in Libia. Fin dal 2014 quando l’ISIS ‘apparve’ improvvisamente in Libia, ci sono state forze per le Operazioni Speciali provenienti dalla Francia, dalla Gran Bretagna e dall’Italia che operavano in Libia, ma allo scopo di ordinare un intervento  conclamato, ci doveva essere un governo ‘credibile’ a Tripoli.

Tre governi in Libia

Fin dall’assassinio di Gheddafi a opera della NATO nell’ottobre 2011, ci sono stati numerosi tentativi di mettere insieme in Libia un governo credibile. Il primo esperimento quando c’era il Consiglio Nazionale Transnazionale era andato in pezzi  quando le pressioni da parte delle 1700 organizzazioni di miliziani  che  litigano per il petrolio  e poi i massacri  avevano frantumato la facciata del  processo di ‘transizione’ che era stato messo in atto  dal Dipartimento di Stato.  J.Christopher Stevens, il diplomatico che era stato al centro di operazioni con gli altri imperialisti per reclutare il Gruppo Combattente Libico Islamico operò intensamente per dare una copertura legittima a questi jihadisti, mentre la CIA e Stevens mobilitavano la regione orientale della Dernia per farne un filtro per in inviare gli jihadisti a combattere in Siria dalla Libia. La cosiddetta ISIS in  Libia sta operando nell’ambito della stessa infrastruttura organizzata dagli Stati Uniti per destabilizzare il Nord Africa e l’Asia Occidentale.

Dietro i 1700 gruppi di miliziani in Libia dopo il 2012, c’erano differenti potenze straniere come Gran Bretagna, Francia, Qatar, gli Emirati Arabi Uniti, gli Stati Uniti, il Sudan, la Turchia e l’Egitto. Da queste varie milizie, erano emersi due gruppi rivali che rivendicavano di essere il governo. Uno di questi operava fuori dalla parte orientale della Libia sotto la guida nominale del Generale Khalifa Hifter che era ritornato dalla Virginia, negli Stati Uniti, per rivendicare la leadership della ribellione contro Gheddafi e che aveva installato la brigata Dignità a est. L’altro gruppo pretendente al potere  in Libia, era quello di coloro che avevano il controllo  di Tripoli e della Banca centrale con le riserve di oro e di dollari. Questo gruppo era dominato dai brigadisti di Misurata ed erano appoggiati dai Qatarioti. Nel 2014, prima delle voci sull’ISIS, il Generale Hifter aveva fatto forti  rimostranze agli Stati Uniti di dare a lui tutto l’appoggio, ma il governo di base a Tripoli che aveva il controllo del denaro fece una  richiesta alternativa a Jack Lew, il Segretario al Tesoro.

Due anni dopo che la CIA e la legazione statunitense furono  smascherati per aver    rifornito di armi gli jahadisti che dalla Siria andavano in  Libia, al mondo si parlò di una nuova ‘minaccia’ alla Libia sotto forma di ISIS.

Come al solito, questa nuova minaccia ‘terroristica’ era apparsa a Sirte, che era stato il luogo che aveva dato origine alle discussioni sulla nascita dell’Unione Africana nel 1999. Per rafforzare l’idea che l’ISIS in Libia era una grande  minaccia , nel febbraio e aprile del 2015 ci furono immagini impressionanti di decapitazioni di cristiani Copti per mano dell’ISIS a Sirte, in Libia. E’ stato dopo queste immagini che i militaristi intensificarono gli sforzi per ottenere che l’ONU appoggiasse un altro intervento in Libia.

Far salire ufficialmente a bordo gli Stati Uniti

La Gran Bretagna, gli Stati Uniti e la Francia avevano schierato forze per le Operazioni Speciali in Libia, ma allo scopo di ottenere un reale rilevanza  internazionale e di propaganda, le forze interventiste dovevano ottenere l’appoggio ufficiale dell’establishment militare e dell’intelligence degli Stati Uniti.

Delle sezioni dei capi di stato maggiore stavano aggressivamente facendo pressione affinché il presidente degli Stati Uniti desse esplicito appoggio all’impiego di altre risorse statunitensi in Libia. Inizialmente il presidente rimandò, sostenendo che gli Stati Uniti non potevano impiegare truppe e altra forze speciali in una situazione in cui non c’era alcun governo. E’ stato questo ritardo che spinse i francesi a impegnarsi duramente per organizzare gli elementi che si chiamano ora Governo di Intesa Nazionale. Dato che il Presidente dei capi di stato maggiore faceva pressioni per un maggiore impegno, il Presidente Barack Obama  rilasciò  un’intervista alla rivista The Atlantic, delineando i motivi per cui pensava che gli  europei erano partner militarmente inaffidabili. [ii]

Dovendo fronteggiare le pressioni da parte di sezioni dell’establishment della Sicurezza nazionale, Obama ripeté a Fox News che la decisione di partecipare alla distruzione della Libia dell’ONU e della NATO, è stato il suo più grosso errore in politica estera. Barack Obama era stato consapevole che ora non c’è alcun modo rapido di persuadere le fazioni appoggiate dai Qatarioti in Occidente a unirsi alla CIA, alle fazioni egiziane e a quelle sostenute dagli Emirati Arabi Uniti a est, dietro al governo di Intesa Nazionale, creato di recente. Barack Obama ha chiarito il suo disaccordo con i membri delle forze armate e anche con la Clinton, con  Jack Keane e con la fazione di David Petraeus che vogliono intensificare gli interventi degli Stati Uniti in Africa e nel Levante. In realtà, tuttavia, l’intervento in Libia non si può definire un errore ma è derivato logicamente dalla gestione militare del sistema internazionale per sostenere il settore finanziario degli Stati Uniti.

E’ lo stesso obbligo che assicura che mentre c’è una massiccia propaganda sulla minaccia dell’ISIS, c’è minore attenzione riguardo ai membri del Consiglio di Cooperazione del Golfo che finanzia e facilita l’impiego e la circolazione di elementi dell’ISIS. Adesso è ora che le forze progressiste incriminino anche Hillary Clinton nel tribunale della pubblica opinione per rivelare la sua attiva collaborazione con Sarkozy per facilitare la distruzione della Libia. L’attuale Inchiesta Gowdy (dal nome del Rappresentante Repubblicano della Carolina del  Sud al Congresso e presidente della suddetta inchiesta, Trey Gowdy, n.d.t.), per le uccisioni a Bengasi non può rivelare il ruolo di Hillary Clinton e di David Petraeus a Bengasi, e si affida alle forze progressiste per rendere ampiamente nota questa informazione.

Ignorare e disprezzare l’Unione Africana

Mentre i media occidentali avevano molto da fare circa il ruolo di Martin Kobler, c’è stato silenzio da parte dell’Africa circa il vero ruolo di Jakaya Kikwette che era stato nominato delegato speciale dell’Unione Africana in Libia.  All’epoca del conclamato intervento   della NATO in Libia nel 2011, l’Unione Africana aveva disposto un piano di azione per portare la pace in Libia che è ancora notevole e Kikwette e l’UA devono decidere se gli africani sono dei semplici spettatori nel dramma della distruzione della Libia. Trenta anni fa, quando la macchina militare dell’apartheid  stava devastando i popoli dell’Africa meridionale, la dirigenza della Tanzania, allora sotto la guida di Julius Nyerere non si era sottratta alla sua responsabilità di mettere insieme risorse politiche, diplomatiche e di qualsiasi altro genere che erano disponibili, per fermare la devastazione provocata dall’esercito dell’apartheid. Allo stesso modo, quando le forze occidentali avevano voluto prolungare la distruzione nella Repubblica Democratica del Congo (RDC), le forze sudafricane, tanzaniane e del Malawi che formavano il nucleo delle forze di intervento dell’UA, erano intervenute nella RDC per portare un certo livello di moderazione agli elementi militari dediti al saccheggio che stavano razziando il Congo.

Malgrado le limitazioni delle risorse finanziarie e militari, la Tanzania con  Kikwette

come delegato dell’UA, non può lasciare il suo ruolo di protagonista internazionale sul problema dell’impiego  delle forze europee in Libia. Il Consiglio di sicurezza dell’ONU resta diviso circa il futuro dell’intervento militare in Libia. Il Consiglio di sicurezza dell’ONU è stato già screditato in Libia dallo smascheramento dell’ex-inviato Speciale dell’ONU in Libia, Bernardino Leon che aveva accettato un impiego altamente remunerativo negli Emirati Arabi Uniti e che lasciò il suo incarico nel bel mezzo dei negoziati per il governo regionale. Leon che aveva trascorso un anno gestendo colloqui per un dialogo tra i due governi libici rivali, improvvisamente lasciò il suo incarico lo scorso novembre per accettare un impiego negli Emirati Arabi Uniti che lo pagavano oltre 1000 dollari americani al giorno. Così sono  le motivazioni di coloro che cercano la pace per la Libia.

Come minimo, il Consiglio di Sicurezza dell’ONU dovrebbe essere avvertito che non dovrebbero essere più interventi europei fino a quando non c’è un’indagine su vasta scala nelle lezioni della risoluzione dell’ONU che aveva dato mandato alla NATO di intervenire. Ora che sono chiari i motivi dei vigorosi tentativi di Sarkozy di intervenire, tocca al Gruppo dei 77** prendere in mano la situazione  per opporsi all’intervento di forze di paesi che erano state coinvolte nella distruzione fin dal 2011. In secondo luogo, i tentativi diplomatici dell’UA dovrebbero essere destinati ad rimuovere gli elementi militari dal Qatar e dagli Emirato che stanno compiendo una guerra su procura in Libia. Disarmare le varie milizie non sarà possibile fino a quando gli elementi stranieri come Turchia, Sudan e Qatar non saranno allontanati con la forza dalla Libia.

La settimana prossima, i tedeschi, i francesi e i britanni faranno ulteriori pressioni per influenzare l’Amministrazione Obama perché fornisca pieno appoggio per un impiego dichiarato di forze. Secondo il giornale britannico The Guardian:

Il vertice di Obama con i leader europei ha un’ampia agenda, ma la presenza del primo ministro italiano, Matteo Renzi, indica che la focalizzazione principale sarà sulla Libia, compresa la necessità di sconfiggere l’Isis e di tamponare la crisi della migrazione.   L’Occidente sta facendo pressione sul nuovo governo libico per cercare di avere il permesso che l’Operazione Sophia dell’UE operi nelle acque libiche, aumentando l’efficacia degli sforzi dell’UE di sconfiggere i trafficanti di esseri umani.” All’interno dell’establishment del Consiglio Nazionale di Sicurezza degli Stati Uniti, ci sono ancora alcuni elementi che capiscono i rischi e i limiti di un altro intervento europeo. Frederic Wehrey, associato esperto nel Programma per il Medio Oriente presso il Carnegie Endowment for International Peace*,  ha testimoniato il mese scorso davanti al Congresso e ha affermato che:

“Valutazioni allarmistiche sullo Stato Islamico in Siria non dovrebbero portare a un intervento affrettato e pesante. Lo Stato Islamico potrebbe espandere la sua presenza in Libia, ma non è stato ancora in grado di  entrare  in  vasti segmenti della popolazione dove esiste uno scontento popolare.”

E’ possibile che le autorità militari francesi siano  consapevoli di questa realtà ma hanno bisogno di un altro intervento militare per distogliere l’attenzione dalla crisi incombente sul sistema bancario francese? L’Unione Africana non dovrebbe fare da spettatore in questo dramma. Se Julius Nyerere (fondatore e presidente della Tanzania, n.d.t.) avesse fatto da spettatore nella distruzione dell’apartheid, l’Africa non sarebbe stata   dove poteva discutere un’Unione Monetaria e una valuta comune. Le forze progressiste in Nord America e in Europa, dovrebbero essere più attente alle macchinazioni delle forze che hanno scritto la distruzione della Libia.

[i] Robert Parry, “What Hillary knew about Libya,” Libia] https://consortiumnews.com/2016/01/12/what-hillary-knew-about-libya/?print=print

[Che cosa sapeva Hillary della Libia?]

[ii] http://www.theatlantic.com/magazine/archive/2016/04/the-obama-doctrine/471525/ [La dottrina di Obama].

*https://it.wikipedia.org/wiki/Carnegie_Endowment_for_International_Peace

**https://it.wikipedia.org/wiki/G77_(politica)

Horace G. Campbell è Docente di Studi Africani e Americani e di Scienze Politiche all’Università di Syracuse. E’ autore di: Global NATO and the Catastrophic Failure in Libya [ La NATO globale e il fallimento catastrofico in Libia], edito dalla Monthly Review Press nel 2013.

Da: Z Net – Lo spirito della resistenza è vivo

www.znetitaly.org

Fonte: http://www.counterpunch.org/2016/04/22/new-push-for-military-intervention-in-libya-who-will-control-the-libyan-central-bank

Traduzione di Maria Chiara Starace

Traduzione © 2016 ZNET Italy – Licenza Creative Commons  CC BY NC-SA 3.0

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