Plan B, contro l’austerità, per un’Europa democratica

Plan B, contro l’austerità, per un’Europa democratica

La tre giorni di Madrid, “Plan B, contro l’austerità, per un’Europa democratica” a cui abbiamo partecipato come Rifondazione Comunista è stato un appuntamento importante che ha visto la presenza di realtà diverse e plurali: movimenti, associazioni, esperienze alternative di governo locale, soggettività politiche.

La dichiarazione e i documenti finali assumono l’obiettivo per noi decisivo di costruire una dimensione continentale dei conflitti, unificando soggetti e percorsi, con la volontà esplicita di mettere radicalmente in discussione le attuali istituzioni e politiche della Ue, la loro intollerabilità sociale come il sequestro permanente della sovranità popolare. Quella Ue che mentre negozia i micidiali trattati di commercio TTIP-TISA-CETA, alza muri e barriere ai profughi e migranti prodotti dalla proprie politiche commerciali e internazionali.

Al centro dell’iniziativa la rimessa in discussione della “debitocrazia ”: il contrasto alla naturalizzazione del debito dominante nel discorso pubblico, la necessità di ricostruirne storia e responsabilità con processi di audit dalle città agli stati, l’obiettivo della ristrutturazione.

Altrettanto centrale l’idea della “disobbedienza”: alle politiche, ai trattati, all’élites economiche e finanziarie che governano l’Unione Europea. Una disobbedienza da praticare tanto da parte dei movimenti, con le lotte, quanto da parte di quei governi che siano espressione delle forze antiliberiste di sinistra.

I documenti finali di Madrid esplicitano anche la complessità della situazione, la necessità de “l’apertura di processi costituenti, tanto a livello nazionale quanto europeo” la cui “portata e modalità potranno essere differenti”, la necessità di fare i conti con “realtà diverse e con diversi margini di manovra”, e di elaborare “diversi piani B per costruire un percorso, una transizione verso un nuovo quadro politico e istituzionale”. Agire nei singoli paesi e a livello europeo insieme, dunque, con la consapevolezza che si tratta di costruire un processo, una vera e propria transizione.

L’obiettivo è quello di “costruire una nuova Europa, e oltre, che estenda un nuovo modello solidale, democratico e alternativo a tutti i popoli che vogliano abbracciarlo”. Un modello in cui sono centrali i diritti sociali e del lavoro, la riconversione ecologica, il femminismo come prospettiva e pratica fondamentale per il cambiamento.

Consideriamo la tre giorni di Madrid una delle risposte alla necessità di costruire un campo di forze, obiettivi unificanti ed un’agenda di mobilitazioni all’altezza della situazione in cui ci troviamo. E’ la stessa domanda che si pone il Partito della Sinistra Europea dopo che la vicenda greca ha reso evidente che senza mobilitazioni nei diversi paesi e su scala europea, le singole resistenze non bastano per modificare l’impianto neoliberista e distruttivo dei Trattati.

Per questo motivo siamo impegnati a costruire la giornata di mobilitazione europea del 28 maggio lanciata da Madrid con l’obiettivo che si determini la convergenza esplicita e il protagonismo del più ampio arco di forze possibili.

Questo stesso obiettivo va perseguito nella costruzione dell’appuntamento del 7 e 8 maggio in Italia a cui parteciperemo. A tal fine è necessario costruire il coinvolgimento ampio di tutti i soggetti che possono essere interessati, superando i limiti di un percorso che a partire dalla convocazione dell’assemblea di ritorno dopo Madrid non è stato sufficientemente aperto e inclusivo.

Lavorare per intrecciare le diverse iniziative, costruire convergenze tra le forze antiliberiste, produrre la massa critica per un cambiamento radicale, è il nostro impegno e ci auguriamo possa essere l’impegno di tutte e tutti coloro che si riconoscono nel percorso lanciato a Madrid.

La segreteria nazionale del Partito della Rifondazione Comunista

(a maggioranza)

 


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