Alcuni fatti e misfatti di EXPO

Alcuni fatti e misfatti di EXPO

di Anita Sonego

intervento nella seduta del Consiglio Comunale di Milano dell’8 febbraio dedicata al dibattito su Expo 2015 – bilancio per la città e per l’azionista di Expo spa Comune di Milano 

Innanzitutto voglio parlare di fatti noti a tutti.

Perché immagino che di molte vicende sia i cittadini che noi, loro rappresentanti, siamo ancora privi di qualsiasi informazione.

Da dove traggo questa supposizione? Da un punto preciso delle voci di bilancio in nostro possesso dove troviamo la notevole cifra di 50 milioni di euro per garantire “la massima visibilità” ad Expo.

Cioè: la stampa, sia grande che piccola ha ricevuto centinaia di migliaia di euro per parlare di Expo (e la RAI addirittura milioni)!

Suppongo, quindi, che l’informazione, in tal modo foraggiata, abbia cercato di diffondere un’immagine positiva di Expo evitando di trasmettere eventuali notizie non gradite al pagatore.

La spesa complessiva della “attività” in ambito nazionale ed internazionale di promozione, comunicazione, distribuzione e commercializzazione dell’evento è stato di 185,7 milioni!

So anche, signor Presidente e signor Sindaco, e tutti lo sappiamo, che la maggior parte degli appalti Expo è stata affidata senza gara. Ma, d’altra parte secondo il “controllore” Raffaele Cantone, il codice degli appalti era tanto complicato da: “aver giustificato, nella pratica, il ricorso frequente a normative speciali con la previsione di deroghe” (sottolineo la lungimiranza di chi non rispetta le regole perché riesce a prevedere che ci saranno delle deroghe).

Sempre Cantone prosegue e spiega come la previsione si sia avverata; infatti “le ordinanze del Presidente del Consiglio e successivamente una legge ad hoc, hanno introdotto la possibilità di deroga a ben 85 articoli del codice” (e qui finisce la citazione di Cantone).

Tra le altre, una domanda non ha ancora ricevuto risposta: perché Oscar Farinetti abbia avuto uno sconto del 7% sulla percentuale (dovuta da tutti i ristoratori presenti ad Expo) sul totale degli incassi fatti.

Sempre del manager di Eataly il Corriere della Sera scrive: ”Sono esistenti e condivisibili i dubbi dell’Autorità Nazionale Anticorruzione sulla mancata osservanza della norma originaria sugli applati quando è stato affidato, in modo diretto a Eataly, ad Oscar Farinetti, il servizio pubblico di ristorazione in due dei dieci edifici lungo il Decumano a condizioni particolarmente fantasiose e di maggiore favore se paragonate a quelle più rigorose, poste invece il 23 febbraio, per gli altri otto edifici”.

Ma non è il solo fortunato!

Sarebbe utile conoscere la logica economica sottesa al fatto che della cifra spesa per l’acquisto e piantumazione di 6000 alberi, due terzi siano andati alla società Mantovani (famosa per la sua illibatezza!) e solo un terzo all’appaltatore dell’incarico.

E quanto è costato a tutti noi un albero? 716 euro! che, moltiplicati per 6000, corrispondono a 4.296.00 euro. Quindi la Mantovani ha intascato senza muovere un muscolo (tranne quello della firma sul contratto) circa 2 milioni di euro!

Sempre la fortunatissima Mantovani, per la costruzione della famosa “piastra”, si è intascata 34 milioni. Peccato che l’Audit di controllo avesse dichiarato che era consentito sborsare, per quel lavoro, meno di un terzo!

Non parliamo poi della specchiatissima Maltauro che aveva avuto l’incarico di costruire la famigerata “Via d’acqua” fermata, a metà dell’opera, per problemi, diciamo così, giudiziari.

Stessi problemi cui sono incorsi numerosi collaboratori  del Commissario Unico, caduti uno ad uno come tanti birilli sotto i provvedimenti della magistratura che, per il bene superiore di Expo, ad un certo punto non ebbe più niente da obiettare su quest’opera strategica.

Mi sono sempre chiesta perché, in tutti questi mesi, sia stato tacciato di antimilanesità chi osava denunciare questi misfatti documentati e veri.

Perché sembrano di parte: “dei soliti frustrati rosiconi” le denunce del lavoro gratuito a cui sono stati sollecitati, attraverso migliaia di volantini e manifesti affissi ovunque in città, centinaia di giovani a cui veniva prospettata un’esperienza arricchente di conoscenza internazionale.

Perché questa “prestazione volontaria” non ha scandalizzato coloro che, quando si parla di sex worker, affermano giustamente che non è libero chi vende il suo corpo per denaro?

E’ vero, mi scuso per l’inappropriato paragone! I volontari non hanno percepito denaro  ma, a quanto pare: un tablet – buoni mensa – abbonamenti ATM e la possibilità di arricchire il curriculum.

Infine resta una impressione complessiva che si sia tenuta nascosta qualche non irrilevante verità (come i dati sui visitatori nei primi mesi  dell’esposizione).

E per finire parliamo di quanto il Comune di Milano ha sborsato per la Società Expo: risulta dai dati fornitici che siano stati 161, 20 milioni di euro, cifra, come ha ricordato Lei signor Presidente, con la quale si sarebbe potuto ristrutturare il patrimonio di edilizia pubblica della nostra città recuperand11.000 alloggi attualmente non utilizzabili.

Senza dubbio qualcuno mi taccerà di populismo per quanto affermato. Ma Presidente con i 161 milioni spesi dal comune noi abbiamo permesso che dei 21 milioni di biglietti venduti, i 5 milioni di visitatori serali potessero  andare a cenare e assistere allo spettacolo sons et lumière dell’Albero della Vita mentre i padiglioni di Expo erano chiusi.

Ma il tema vero di Expo non era quello di valorizzare la questione mondiale del cibo, dell’acqua e dell’energia per la vita? Domanda a cui è difficile, onestamente, dare una risposta positiva.

Attendiamo i dati complessivi nei prossimi mesi quando saranno pubblicati i bilanci ufficiali, ma le premesse non fanno sperare bene.


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