Al fianco del popolo curdo: tutti devono sapere

Al fianco del popolo curdo: tutti devono sapere

Intervista di Paolo Benvegnù a Giorgia D’Andrea, avvocato responsabile dello sportello legale di Rifondazione Comunista di Padova. Ha partecipato ad una delegazione di Avvocati Europei che si è recata a Dyarbakir nel Kurdistan del nord ( Turchia) su invito delle associazioni di difesa dei diritti umani nella zona.

Bene: sei tornata e a parte l’influenza tutto bene? Come è andato il viaggio?

Come sai ero un po’ preoccupata prima della partenza, ma ogni ansia è subito svanita.

Dove eravate alloggiati?

In un Albergo non lontano dal centro. Un posto apparentemente tranquillo da dove però si sentivano in continuazione le cannonate che l’esercito e le truppe speciali sparavano in direzione del quartiere di Sur.

Una guerra contro i civili, quindi?

Sì in tutto e per tutto.

Cosa avete visto?

Il quartiere di Sur è la città vecchia di Diyarbakir, un sito antichissimo, tutelato dall’Unesco dove si trovano gioielli dell’architettura del passato, tra questi la più antica moschea . Gli ingressi al quartiere dove vivono 120000 abitanti sono presidiati dalle forze speciali con alte transenne che impediscono l’ingresso . Non possono entrare le autoambulanze né medicinali, gli unici feriti che vengono prelevati dalle autoambulanze sono quelli della polizia. Non entrano nemmeno i viveri e il tiro dei cecchini è continuo. Da un lato all’altro dei vicoli sono tirate delle pesanti tele per nascondere i civili ai mirini delle forze speciali di Erdogan.

 Un vero e proprio assedio.?

Sì non saprei definirlo diversamente. Un assedio che non rispetta nemmeno i caduti . Chi cade, uomo, donna, bambino o bambina che sia non ha nemmeno diritto ad un funerale. L’esercito impedisce perfino la consegna dei morti. Una disumanità intollerabile. Avremmo dovuto incontrare anche le madri che lottano per riavere le salme dei loro figli/e , non è stato possibile perché recarsi nella piazza dove si trovano era troppo pericoloso.

 Con chi vi siete incontrati/e.

Abbiamo incontrato avvocatesse, avvocati, insegnanti ed esponenti dell’HDP e della amministrazione della città di Dyarbakir, la cosindaca

Di cosa avete parlato?

Delle condizioni in cui versa la popolazione sotto assedio, della permanente violazione dei diritti umani, e dell’attacco del governo Turco alle amministrazioni democratiche e dell’ Europa , del silenzio dell’Europa, sia delle sue istituzioni che della insufficiente mobilitazione della sua opinione pubblica.

Andiamo per ordine. Cosa sta succedendo alla popolazione ?

Sta pagando un prezzo enorme nei quartieri e nelle città sotto attacco- Non siamo potuti andare a Cirze perché era troppo pericoloso.

La popolazione è costretta alla fuga dalla impossibilità materiale di sopravvivere in quelle condizioni, dalla mancanza di cibo, medicinali, ormai i profughi sono 200.000. Lasciano tutto, abbandonano le loro case con quel poco che riescono a portarsi dietro.

Le giovani/ i giovani resistono e combattono, ma hanno di fronte uno degli apparati militari e di polizia più forti al mondo.

Cosa vi hanno detto della situazione relativa alle agibilità democratiche.

Che intanto qualsiasi espressione di dissenso è duramente sanzionata, avvocati/e vengono incarcerati , lo stesso vale per le giornaliste/i che esprimono le loro critiche al governo o semplicemente denunciano o raccontano ciò che accade. Una repressione durissima che si fonda su norme e su di un apparato giudiziario che sulla base del principio della difesa della unità nazionale colpisce chiunque metta in discussione la scelte di Erdogan nella sua politica verso i curdi.

Quanto anche recentemente è stato fatto contro gli accademici, i docenti e le docenti delle università che hanno semplicemente richiesto la ripresa del dialogo interrotto dal governo dopo la vittoria dell’HDP alle elezioni del giugno scorso. Molti sono stati incriminati e sospesi dal loro insegnamento. Un fatto gravissimo che ha avuto eco a livello mondiale.

Sei stata anche ad un incontro con l’HDP nella sede di Dyarbakir , di cosa avete parlato.

Ci hanno raccontato di come il governo attraverso i governatori, assimilabili ai prefetti, impediscano la normale attività amministrativa nelle realtà locali dove l’HDP è al governo.

Si passa dalla centuplicazione degli adempimenti formali, anche il semplice spostamento di una vettura per servizio richiede infinite autorizzazioni, alla concessione di un tempo di due ore per la raccolta dei rifiuti in una città di più di un milione di abitanti. Guerra delle carte ma, sempre di guerra si tratta. Questo quando non si sospendono o si incarcerano i rappresentanti e le rappresentanti liberamente eletti/e dai cittadini.

Per il governo turco l’autogoverno democratico è una bestemmia insopportabile, una minaccia per il regime Islamista/bonapartista che si è insediato ad Ankara.

Avete anche parlato dell’Europa, qual è il loro punto di vista.

Guardano certamente all’Europa, in particolare all’opinione pubblica Europea e sono colpiti dal fatto che non ci sia nel nostro continente una mobilitazione più vasta di quella che fino ad ora si è manifestata su terreni fondanti della democrazia, come il rispetto dei diritti umani, della libertà di parola e di dissenso, contro le fondamentali violazioni esercitate dal governo Erdogan.

Per il resto si rendono perfettamente conto del fatto che la Turchia ha un ruolo non secondario nel sistema della Nato e che, oggi, di fronte alla marea montante dei profughi dai quadranti di guerra mediorientali, può svolgere un ruolo fondamentale di contenimento, nonostante le sue evidenti complicità con l’Isis e altre entità della stessa natura.

Più in generale quali sono le impressioni che hai riportato dai tuoi colloqui.

Intanto la forte determinazione delle persone che ho incontrato, in particolare delle donne. Si capisce che c’è dietro a ogni parola e gesto anche quelli più semplici, una profonda preparazione, un agire anche pratico privo di ridondanze, asciutto, concreto, di persone che fanno e dicono niente di più del necessario.

Un altro mondo insomma.

Sì un altro mondo. Sì, se penso alla devastante passione per la chiacchera infeconda di cui è ammalata la sinistra del nostro paese. Si capisce che per loro anche la più piccola conquista è costata un durissimo lavoro .

Le donne in particolare mi hanno colpito, pratiche, essenziali, decise. La lotta contro il patriarcato è stata, è, nelle loro comunità, all’interno delle famiglie, una dura palestra formativa una lotta che prepara a un impegno severo.

Cosa pensi in generale.

Credo che in quel contesto siano stati fatti enormi passi avanti e che la loro proposta culturale e politica, la loro pratica della democrazia nella lotta contro il patriarcato, lo stato, il capitalismo siano la base dell’unica vera alternativa oggi in Medioriente. Infatti sono considerati una minaccia non solo dall’ISIS che hanno sconfitto a Kobane e nel nord della Siria ma da chiunque abbia in quel contesto, interessi particolari da difendere siano stati o entità statuali in fieri, compreso il partito di Barzani.

Credo che ci dobbiamo impegnare qui per mobilitare l’opinione pubblica a sostegno della loro lotta per la democrazia e l’autogoverno , questa è sicuramente una delle loro richieste più pressanti, e andando oltre guardare al loro patrimonio ideologico, alla loro riflessione teorica come a un contributo di grande valore, un patrimonio importante nella costruzione di una alternativa possibile alla barbarie che avanza.

 fonte: sito PRC Padova

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