Sinistra Europea e Amnesty International condannano il divieto del Partito Comunista di Ucraina

Sinistra Europea e Amnesty International condannano il divieto del Partito Comunista di Ucraina

Il 16 dicembre, il Tribunale amministrativo, su richiesta del Ministero della Giustizia d’Ucraina, ha messo al bando il Partito Comunista. Una delle prime conseguenze di questa decisione è impedire il suo funzionamento ufficiale, ma anche la sua partecipazione alle elezioni, il diritto di manifestare, di distribuire volantini etc.
Tale divieto è derivato dai primi segni di attacco alla libertà di espressione, che sono stati registrati di recente: maggio 2015, il Presidente Petro Poroshenko ha promulgato una serie di leggi adottate dalla Rada, il parlamento ucraino, che vietano l’utilizzo di simboli comunisti, con azioni penali che potrebbe arrivare fino a 10 anni di carcere.
L’Unione europea (UE) dovrebbe reagire a questo grave attacco alla libertà di espressione, di affiliazione e di associazione nei confronti di un partito democratico che ha sempre agito per il rispetto dell’integrità e della sovranità dell’Ucraina.
Il Partito della Sinistra Europea (EL) chiede che l’Unione europea, che mantiene le relazioni con il governo ucraino, condanni questa messa in discussione delle libertà. E’ ‘intollerabile che l’Unione europea rimanga silente di fronte a  questa deriva antidemocratica.
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Anche Amnesty international attraverso John Dalhuisen, responsabile per Europa e Asia Centrale, ha condannato la politica del regime sostenuto da USA e governi dell’Unione Europea:

Il divieto del Partito comunista in Ucraina è una flagrante violazione della libertà di espressione e di associazione e devono essere immediatamente revocato, ha dichiarato Amnesty International.

Il Tribunale amministrativo distrettuale di Kiev ha accolto la richiesta del Ministro della Giustizia ucraino di vietare il Partito Comunista. Non potrà più operare ufficialmente o partecipare alle elezioni locali.

La messa al bando del partito comunista in Ucraina stabilisce un precedente molto pericoloso. Questa mossa sta spingendo l’Ucraina avanti non indietro nel suo percorso di riforme e maggiore rispetto dei diritti umani.

Ai sensi di quattro nuove leggi adottate nel maggio 2015, conosciute collettivamente come leggi di “decomunistizzazione”, esporre i simboli comunisti o nazisti può portare a un procedimento penale e fino a dieci anni di reclusione. L’uso del termine “comunista” è esplicitamente vietato da questa legislazione. Tuttavia, il Partito Comunista d’Ucraina ha rifiutato di apportare modifiche al suo nome, logo o al suo statuto.

Le autorità ucraine hanno già cercato di vietare il Partito Comunista lo scorso anno. Poco dopo la fine delle proteste EuroMaydan nei primi mesi del 2014, il partito è stato accusato di finanziare i separatisti filo-russi in Ucraina orientale. Il servizio di sicurezza dell’Ucraina ha sostenuto di aver fornito la prova di questo al Ministero della Giustizia, che poi ha presentato una mozione per bandire il partito nel luglio 2014.

Il procedimento non ha mai avuto luogo perché il giudice designato ha tirato fuori il caso, all’inizio di quest’anno, citando pressioni da parte delle autorità che avevano perquisito il suo ufficio e confiscato i file relativi al caso.

Le mosse da parte delle autorità ucraine per vietare il Partito comunista solo a causa del suo nome e dell’uso dei simboli dell’era sovietica viola i diritti alla libertà di espressione e di associazione e stabilisce un pericoloso precedente nella vita politica ucraina. Nel 2015 un’ondata di omicidi a sfondo politico rimangono irrisolti e giornalisti e media noti per aver criticato il governo sono stati oggetto di vessazioni.

Il 16 settembre le autorità ucraine hanno pubblicato un elenco di persone cui è vietato l’ingresso nel paese, tra cui decine di giornalisti, per lo più provenienti dalla Russia.

La decisione di oggi può essere vista dai suoi fautori come un modo per affrontare le vestigia dannose del passato sovietico. In realtà, fa esattamente il contrario, seguendo lo stesso stile di misure draconiane utilizzate per soffocare il dissenso.

Esprimere la tua opinione, senza temere di essere perseguito, in particolare se tale parere è in contrasto con le opinioni espresse dai quelli in posizione di potere, è stato uno dei principi alla base delle proteste EuroMaydan. Fare fuori il Partito comunista si scontra con questi ideali.

fonte: sito Amnesty international

[traduzione di Maurizio Acerbo]


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