Il regime unghere: così liberticida e così cristiano

Il regime unghere: così liberticida e così cristiano

redazione Uaar.it ::

È sempre più al­lar­me in Europa per la deriva au­to­ri­ta­ria presa dal go­ver­no un­ghe­re­se, che può ormai a ragion veduta essere de­fi­ni­to un regime. Il Par­la­men­to di Bu­da­pe­st ha ap­pro­va­to in data 11 marzo la con­tro-ri­for­ma co­sti­tu­zio­na­le che ha im­po­sto una stret­ta au­to­ri­ta­ria e iden­ti­ta­ria. No­no­stan­te fosse boi­cot­ta­ta dai so­cia­li­sti con tanto di pro­te­ste in aula, è pas­sa­ta con 265 voti a favore, 11 con­tra­ri e 33 asten­sio­ni. A vo­ler­la il primo mi­ni­stro Viktor Orbán a capo del par­ti­to Fidesz, for­ma­zio­ne nata alla fine degli anni Ot­tan­ta come li­be­ra­le, an­ti-co­mu­ni­sta e con ten­den­ze per­si­no li­ber­ta­rie, ma spo­sta­ta­si negli anni su po­si­zio­ni po­pu­li­ste, cle­ri­ca­li, an­ti-eu­ro­pei­ste e con­ser­va­tri­ci.

La co­mu­ni­tà eu­ro­pea e quella in­ter­na­zio­na­le sono molto pre­oc­cu­pa­te per la presa di po­si­zio­ne un­ghe­re­se, che scar­di­na prin­ci­pi con­di­vi­si di li­ber­tà, de­mo­cra­zia e se­pa­ra­zio­ne dei poteri, tanto da con­si­de­rar­la un vero e pro­prio ‘golpe bian­co’. Tra le mo­di­fi­che, viene esau­to­ra­ta di fatto la Corte Co­sti­tu­zio­na­le: ri­dot­ta a ruolo di mero con­trol­lo­re for­ma­le, non potrà ri­far­si a sen­ten­ze — anche eu­ro­pee — emesse prima del­l’en­tra­ta in vigore del nuovo testo co­sti­tu­zio­na­le. Ven­go­no in­tro­dot­te pe­san­ti li­mi­ta­zio­ni alla li­ber­tà di espres­sio­ne in nome della na­zio­ne e cri­mi­na­liz­za­ti i sen­za­tet­to. Te­le­vi­sio­ni e radio pri­va­te, già col­pi­te da dra­sti­che li­mi­ta­zio­ni a pub­bli­ci­tà e fre­quen­ze, non po­tran­no ospi­ta­re di­bat­ti­ti elet­to­ra­li. È bloc­ca­ta per dieci anni la pos­si­bi­li­tà dei lau­rea­ti di espa­tria­re. Il par­ti­to co­mu­ni­sta viene bol­la­to come or­ga­niz­za­zio­ne cri­mi­na­le, apren­do la strada a pos­si­bi­li pro­ces­si po­li­ti­ci contro chi ne faceva parte.

La nuove Co­sti­tu­zio­ne, come de­nun­cia­no molti, limita la li­ber­tà re­li­gio­sa la­scian­do a di­scre­zio­ne del Par­la­men­to la fa­col­tà di con­ce­de­re alle chiese o con­fes­sio­ni il ri­co­no­sci­men­to uf­fi­cia­le. Di fatto to­glien­do ga­ran­zie, fi­nan­zia­men­ti e age­vo­la­zio­ni a molte di queste. Una stret­ta che riduce i culti ri­co­no­sciu­ti da circa 370 a 14. Quelli non ri­co­no­sciu­te do­vran­no rifare l’iter per re­gi­strar­si e la ri­chie­sta dovrà essere ap­pro­va­ta dai due terzi del Par­la­men­to. Po­treb­be­ro farne le spese anche molti gruppi cri­stia­ni come i pen­te­co­sta­li, i me­to­di­sti, gli av­ven­ti­sti del set­ti­mo giorno. La stessa Corte co­sti­tu­zio­na­le aveva giu­di­ca­to in­co­sti­tu­zio­na­le tale norma, perché la de­ci­sio­ne del le­gi­sla­to­re di­pen­de da sim­pa­tie po­li­ti­che e non può essere ap­pel­la­ta, né questi è tenuto a for­ni­re alcuna giu­sti­fi­ca­zio­ne scrit­ta. Ma il Par­la­men­to, con la ri­for­ma da poco ap­pro­va­ta, ha su­pe­ra­to di fatto il giu­di­zio della Corte ri­pren­den­do il con­trol­lo sul ri­co­no­sci­men­to delle chiese.

Non man­ca­no altre stret­te in senso con­fes­sio­na­li­sta. Le coppie con­vi­ven­ti senza figli o quelle gay non ven­go­no con­si­de­ra­te fa­mi­glie e non po­tran­no usu­frui­re di di­rit­ti come quelle ete­ro­ses­sua­li spo­sa­te, no­no­stan­te nei vari paesi eu­ro­pei e oc­ci­den­ta­li si vada ormai in senso con­tra­rio. La nuova Co­sti­tu­zio­ne un­ghe­re­se, nel­l’a­pri­le del 2011, era già stata emen­da­ta in senso cle­ri­ca­le dal Par­la­men­to. Nel­l’in­tro­du­zio­ne si de­fi­ni­va l’Un­ghe­ria “na­zio­ne etnica” dove è “ono­ra­ta la sacra corona di re Ste­fa­no che da più di mille anni rap­pre­sen­ta l’u­ni­tà della na­zio­ne”. Inol­tre Dio e la re­li­gio­ne cri­stia­na erano stati in­di­ca­ti come ele­men­ti fon­da­ti­vi del paese. In senso espli­ci­ta­men­te cat­to­li­co, anche la de­fi­ni­zio­ne di ma­tri­mo­nio era stata ri­stret­ta a quello tra uomo e donna, si pro­cla­ma­va che “la vita del feto va pro­tet­ta fin dal suo con­ce­pi­men­to” e si in­ci­ta­va al na­ta­li­smo.

Non a caso la ri­for­ma della Co­sti­tu­zio­ne un­ghe­re­se è stata vista con sim­pa­tia da espo­nen­ti au­to­re­vo­li della Chiesa cat­to­li­ca, come mon­si­gnor János Szé­ke­ly, ve­sco­vo au­si­lia­re del­l’ar­ci­dio­ce­si di Esz­ter­gom-Bu­da­pe­st. In­ter­vi­sta­to nel gen­na­io del 2012 da Radio Va­ti­ca­na, il pre­la­to ap­pog­gia­va la ri­for­ma pro­prio per la de­fi­ni­zio­ne di ma­tri­mo­nio e la tutela della vita; so­ste­ne­va che le cri­ti­che ar­ri­vas­se­ro più che altro da “in­tel­let­tua­li eu­ro­pei” e dal mondo della fi­nan­za. Am­met­te­va che vi fos­se­ro “alcune misure esa­ge­ra­te” nel testo ori­gi­na­le pro­po­sto, poi però “cor­ret­te e can­cel­la­te”: quindi prima era anche peggio. Szé­ke­ly si pre­mu­ra­va di ras­si­cu­ra­re, visti i timori per i con­trac­col­pi alla li­ber­tà re­li­gio­sa, che la ri­du­zio­ne del numero di con­fes­sio­ni ri­co­no­sciu­te ser­vis­se solo a col­pi­re le “chiese fit­ti­zie, il cui unico scopo era ap­pro­fit­ta­re del sov­ven­zio­na­men­to sta­ta­le”. In questo modo più fette di fi­nan­zia­men­ti pub­bli­ci po­treb­be­ro finire alla Chiesa cat­to­li­ca, ov­via­men­te non an­no­ve­ra­ta tra quelle “fit­ti­zie”. In una in­ter­vi­sta sul quo­ti­dia­no spa­gno­lo La Razon, per­si­no uno dei re­cen­ti pa­pa­bi­li, l’ar­ci­ve­sco­vo di Bu­da­pe­st e pre­si­den­te dei ve­sco­vi eu­ro­pei, car­di­na­le Peter Erdo aveva ap­prez­za­to questa Co­sti­tu­zio­ne che “vuole ri­spet­ta­re alcuni valori che la Chiesa di­fen­de”. Seb­be­ne la­men­tas­se il man­te­ni­men­to della legge sul­l’a­bor­to “per­mis­si­va”, non in­tac­ca­ta dalla nuova legge fon­da­men­ta­le, e fa­ces­se notare “im­per­fe­zio­ni” nella Co­sti­tu­zio­ne (ma solo perché sti­la­ta “fret­to­lo­sa­men­te”). Lo stesso Orbán anche di re­cen­te si è im­pe­gna­to a man­te­ne­re buoni rap­por­ti con la Chiesa cat­to­li­ca e a pro­muo­ve­re la re­to­ri­ca del tra­di­zio­na­li­smo cri­stia­no. Per esem­pio, nel no­vem­bre del 2012 ha pre­mia­to con la Gran Croce un­ghe­re­se al Merito l’ar­ci­ve­sco­vo di Vienna, il car­di­na­le Chri­sto­ph Schönborn (pa­pa­bi­le an­ch’e­gli), pro­prio per aver pro­mos­so la coo­pe­ra­zio­ne tra cat­to­li­ci e so­ste­nu­to l’Un­ghe­ria nella sua difesa delle radici cri­stia­ne del­l’Eu­ro­pa.

Tutte di­na­mi­che che devono essere viste con pre­oc­cu­pa­zio­ne da laici e non cre­den­ti. Sono in­ter­ve­nu­te anche la Eu­ro­pean Hu­ma­ni­st Fe­de­ra­tion e l’In­ter­na­tio­nal Hu­ma­ni­st and Ethi­cal Union, di cui fa parte l’Uaar in rap­pre­sen­tan­za del­l’I­ta­lia, con una let­te­ra aperta ai leader eu­ro­pei. Sonia Eg­ge­ric­kx e Pierre Galand, ri­spet­ti­va­men­te a capo di Iheu ed Ehf, hanno scrit­to al pre­si­den­te della Com­mis­sio­ne Eu­ro­pea José Bar­ro­so, a quello del Par­la­men­to Eu­ro­peo Martin Schulz e a quello del Con­si­glio eu­ro­peo Her­mann Van Rompuy per far sen­ti­re la voce dei non cre­den­ti contro la deriva il­li­be­ra­le e au­to­ri­ta­ria che fo­men­ta di­scri­mi­na­zio­ni in Un­ghe­ria.

La novità un­ghe­re­se con­fer­ma che dove c’è una re­li­gio­ne di ri­fe­ri­men­to per lo Stato e dove la lai­ci­tà viene dan­neg­gia­ta si com­pri­me, in­va­ria­bil­men­te, la li­ber­tà di chi non ap­par­tie­ne a quella re­li­gio­ne. Un re­cen­te studio com­pa­ra­ti­vo del pro­fes­so­re Steven Kettel del­l’u­ni­ver­si­tà di War­wick rileva per esem­pio come i paesi dove è ri­co­no­sciu­ta una re­li­gio­ne di stato ab­bia­no li­vel­li più bassi di li­ber­tà ri­spet­to ai paesi più laici. E dove si com­pri­me la li­ber­tà di co­scien­za dei cit­ta­di­ni, si com­pri­mo­no anche altre li­ber­tà. Sa­reb­be il caso di ri­cor­dar­se­lo spesso.

REDAZIONE UAAR.IT

 


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