Il fumo negli occhi dei bonus per la cultura ai diciottenni

Il fumo negli occhi dei bonus per la cultura ai diciottenni

Stefania Brai -

Ancora, sempre e solo campagna elettorale. L’operazione di Renzi dei “bonus per la cultura” è questa volta – se possibile – ancora più grave perché è fatta strumentalizzando la situazione reale ed emotiva che si è creata a causa del terrorismo. Usando slogan sempre efficaci “la cultura contro il terrore” (come dargli torto?) Renzi mette in piedi una misura totalmente propagandistica che come al solito non solo non risolve nulla e non incide sulla vita concreta delle persone, ma nascondendo i problemi reali getta fumo negli occhi in modo da ritardare e impedire che si affrontino i problemi veri.

Renzi promette 500 milioni per la riqualificazione delle periferie delle aree metropolitane. Vuole dire che i 500 milioni vanno divisi perlomeno per 8 e vuol dire che ogni città metropolitana avrà circa 60 milioni. Cosa si riqualifica per esempio a Roma o a Napoli con una simile cifra?

Ancora. Renzi promette altri 300 milioni di euro per tutti i cittadini italiani che compiono 18 anni come “benvenuto nella comunità dei maggiorenni” (evidentemente non ha avuto il coraggio politico di dire: “come benvenuto nella comunità dei votanti”). Vuol dire che ogni nuovo votante diciottenne “italiano” avrà una “card” di 500 euro da spendere in attività culturali: acquisto libri, concerti, eccetera.

Quello che colpisce è che ancora una volta la maggior parte dei giornalisti ormai si è convinta “che il potere ha ragione”, come dice Furio Colombo, e quindi fa “semplicemente” da cassa di risonanza alla propaganda renziana. Ma anche chi interviene criticamente non contesta l’iniziativa in sé, ma mette l’accento sul fatto che il bonus dato a tutti indistintamente andrebbe ad aumentare le disuguaglianze sociali e territoriali.

Non mi pare però questo il punto.

Il punto è che come al solito piuttosto che intervenire sul piano strutturale si preferisce continuare ad elargire “mance” e puntare sui ritorni elettorali, in linea con l’operazione complessiva di questo governo finalizzata allo smantellamento dello Stato sociale e dei diritti e alla conseguente privatizzazione dei servizi, della conoscenza, della formazione e della cultura.

In Italia dal 2003 al 2014 hanno chiuso 857 sale cinematografiche, quasi tutte “sale di città” e quasi tutte trasformate in centri commerciali; chiudono sistematicamente librerie e teatri; nelle periferie vengono “sgombrati” i centri sociali e i luoghi collettivi di “integrazione”, produzione e fruizione culturale; dal 2009 ad oggi il fondo di finanziamento ordinario per l’università è diminuito di 800 milioni (solo nel 2015 di 87,4 milioni); dal 2010 ad oggi ci sono 163,500 iscrizioni in meno all’università; solo il 43 percento degli studenti riesce a concludere il percorso universitario (in Inghilterra il 79,4 percento); l’abbandono scolastico è del 17,75 percento. Tutto questo si risolve con il bonus ai diciottenni?

Se si vuole davvero usare l’ “arma” della cultura allora occorre un enorme investimento pubblico per rendere reale (cioè per tutti, cioè gratuito) il diritto allo studio e il diritto alla produzione e alla fruizione della cultura: occorrono investimenti per garantire che l’accesso alla formazione sia realmente gratuito e senza oneri per le famiglie e per consentire a tutti l’accesso agli studi universitari; occorrono investimenti per consentire ai teatri, alle sale cinematografiche, ai musei, alle sale da concerto di abbassare i costi dei biglietti oggi proibitivi per la maggior parte delle famiglie; occorrono investimenti nella cultura per garantire la possibilità di una produzione libera ed indipendente; occorrono investimenti per impedire la chiusura delle librerie. Occorrono investimenti per garantire ai lavoratori della cultura i diritti di tutti: dalla maternità alle malattie professionali alla pensione.

Occorre mettere fine alla precarietà delle “notti bianche”, delle “estati” e dei “bonus” e rendere invece reali e permanenti i diritti.

 

 


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