Bentornata Democrazia Cristiana (a Cinque Stelle)

Bentornata Democrazia Cristiana (a Cinque Stelle)

di Matteo Pucciarelli -
La votavano gli operai, i coltivatori diretti, gli imprenditori piccoli e grandi, così anche gli industriali. Trasversale, di sinistra ma anche di destra. Capace di sussumere a sé le spinte al futuro e al passato, al cambiamento nella restaurazione, parlando un po’ alla testa e un po’ alla pancia. Ognuno poteva trovarci dentro cosa voleva, da Carlo Donat-Cattin (uno che oggi, per le cose che diceva, sarebbe extraparlamentare) a Mario Scelba – che se c’era da ordinare qualche manganellata non si peritava.

Anche nel Movimento Cinque Stelle ci trovi quel che vuoi. Come in un grande supermercato, con l’angolo dedicato al biologico e accanto la Nestlé. I venti punti del programma pentastellato sono così: strizzano l’occhio a sinistra, poi a destra; ma la maggioranza dei punti sono enunciazioni di buon senso, da paese mediamente civile, sui quali può convergere chiunque.

Se sei giovane eccoti il reddito minimo. Se sei un imprenditore ci sono le misure a favore di piccole e medie imprese (a proposito: quali? Non si sa). Se fino a ieri votavi Berlusconi l’abolizione di Equitalia può solo piacerti. Se il cuore batte a sinistra il «ripristino dei fondi tagliati alla Sanità e alla Scuola pubblica» è musica per le orecchie. L’antiberlusconismo ha per sé la legge sul conflitto di interessi; il paraberlusconismo culturale (l’informazione, che schifo, che inutilità!) l’abolizione dei finanziamenti diretti e indiretti ai giornali. E così via, tutto equamente distribuito per solleticare le orecchie a tutti. Né destra né sinistra, perché qui c’è sia destra che sinistra.

Ciò che si propone il M5S è una nuova era, amorfa, senza colore, democristiana perché tendente a concedere un po’ a tutti; un paternalismo rassicurante, dove i tagli ai costi della politica diventano il pilastro del consenso trasversale, il mantra, l’ariete dietro al quale tutti possono ritrovarsi uniti. Una rivoluzione che cambia le facce, che (giustamente) moralizza la società, ma che non mette in discussione il problema più grande e dimenticato di questo Paese (o di questo mondo, ché noi siamo internazionalisti): le disuguaglianze e le storture di questo sistema economico.

Parallelamente il messaggio ecumenico del M5S sfonda perché negli ultimi venti anni di Seconda Repubblica le politiche di centrodestra e centrosinistra si sono somigliate molto. Declinando in modo diverso (a volte più scafato e bizzarro altre con più buongusto e moderazione) l’identica visione della società dove le uniche parole possibili – e inutili – sono state “riformismo”, “flessibilità”, “meritocrazia”, “responsabilità” e così via. Venti anni buttati via.

da Micromega online


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