Il carillon siriano di Nour

Il carillon siriano di Nour

di Alessandra Fiumara

Beirut- In un caldo pomeriggio d’estate, mentre il sole scende lentamente all’orizzonte, camminando lungo la strada principale di Hamra, adoro perdermi tra i miei pensieri.

Ad un tratto… il semaforo rosso, mi fermo e da quel momento il mio cuore inizia a battere in maniera irregolare, dopo l’incontro con Nour, una bimba siriana di Aleppo.

 Nour, occhi grandi e profondi di colore nero, si avvicina a me regalandomi una rosa rossa  e chiedendo il mio nome.

Immediatamente entriamo in simbiosi e apre il suo cuore raccontandomi la sua storia.

”Il mio nome è Nour (Luce نور  ), lo adoro perché l’ha scelto la mia mama, ho 12 anni e vivo in Libano da 5 mesi.

Mi piace vivere a Beirut, perché non sono tormentata ogni giorno dai fuochi d’artificio come ad Aleppo”.

Chiedo: ”Nour dove è la tua mama”?

”La mia mama adesso è in cielo, uccisa dai fuochi d’artificio.

Quando abitavo in Siria, ogni giorno la mama suonava il pianoforte, mentre fuori si sentivano forti rumori e spari, mi diceva danza Nour, concentrati sul suono del pianoforte e danza a ritmo di musica.

La mia dolce mama non voleva assolutamente che mi affacciassi alla finestra per curiosare e mi sussurrava: ”Immagina figlia mia che ad ogni rumore, esplode in cielo un fuoco d’artificio colorato.

Dopo le parole della mama, fantasticando vedevo i colori dell’arcobaleno, mi perdevo nella sua musica e tra le sue braccia nessuno poteva farmi del male perché mi sentivo protetta e amata.

Alessandra, la mia mama era forte e molto bella, mi dispiace che tu non l’abbia potuta conoscere.

 La sera riuscivo ad addormentarmi solo se suonava il piano, adoravo la sua musica, le sue mani erano così belle e perfette da sembrare finte e  amo disegnarle sempre.

Ricordo le sue mani più del suo volto, le stesse che mi abbracciavano, che suonavano, che applaudivano se facevo la brava, che mi accarezzavano, non riesco a dimenticarle e le porto sempre con me.

Adesso non riesco più ad ascoltare la musica, ogni volta che per strada sento melodie piango e mi tappo le orecchie, voglio solo fuggire da lei, perché mi provoca un dolore così forte simile alla morte.

I suoni, i rumori, aiutatemi…aiutatemi…vorrei diventare sorda per non sentire più nulla”.

Cala il silenzio, Nour piange tra le mie braccia, mentre cerco inutilmente di trattenere le lacrime.

Mama, mama, vorrei solo ascoltare il suono della tua voce e vederti ancora una volta seduta a quel pianoforte che amavi tanto, ma il mio sogno non si potrà realizzare perché tu adesso sei in cielo con i fuochi d’artificio.

Alessandra, vuoi sapere come la mia mama è volata tra i fuochi?

Un giorno stavo giocando a palla con il mio papà vicino casa, ad un certo punto sentiamo un rumore fortissimo, un’esplosione, corriamo verso la strada che portava a casa nostra, e BOOM… la casa è totalmente distrutta, resto immobilizzata, non riesco a gridare, a piangere, sento solo una strana sensazione, come se qualcuno mi stesse stringendo la gola.

 Mi sento soffocare, mio padre poggia le sue mani sui miei occhi, non vedo più nulla, con voce bassa mi sussurra: ” Siediti e non ti muovere fino a quando non ritorno”.

”Mio padre corre verso casa ed io apro gli occhi, disubbidisco, intorno a me solo macerie, della mia casa non è rimasto nulla, solo pietre.

 Fortunatamente porto sempre con me il carillon regalatomi dalla mia mama, lo apro e ascolto la musica, che si ripete con lo stesso ritmo lento, proprio come le immagini di quel tristissimo momento.

Tutti corrono, gridano, piangono, ma tutto sembra al rallentatore, io continuo a tenere aperto il mio carillon, mi sento come protetta da quella melodia, in quel momento l’unica cosa che volevo era vedere il mio papà ritornare con la mia mamma.

 Il mio papà è un eroe pensavo nella mia testa, mi riporterà la mia mama. Il tempo passava ed io restavo lì seduta con il mio carillon e ricordavo le Sue parole:” Un giorno tutti noi diventeremo arcobaleno e se non mi vedrai più a casa, alza gli occhi al cielo e nel bagliore della luce mi vedrai. Luce, proprio come il tuo nome, tu sei luce, tutti noi siamo luce”.

In quel momento ho alzato gli occhi al cielo, il sole era abbagliante, contemporaneamente è arrivato il mio papà piangendo e senza proferire parola alcuna, mi strinse forte a lui.

”Lui rimase in un profondo silenzio con gli occhi pieni di lacrime.

La mia mama era diventata arcobaleno, per rivederla potevo solo alzare gli occhi al cielo.

Alessandra ho un regalo per te”.

Nour si china e prende il suo quaderno, strappa un foglio in cui risalta la parola HOPE in colore rosso.

Io con le lacrime agli occhi la ringrazio e le chiedo: ”Nour,  perchè hai utilizzato il colore rosso”?

E lei mi risponde: ”Perché la speranza purtroppo sovente ha il colore del sangue”.

                                                                                                             Alessandra Fiumara

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