Europa e inefficienze romane

Europa e inefficienze romane

di Domenico Moro

Europa e inefficienze romane e non. Quando si parla di inefficienza del trasporto pubblico (e di altri settori) si fa riferimento a tutto, dai lavoratori (quelli pubblici tutti per default giudicati fannulloni) ai politici, che rubano, agli amministratori incompetenti. Al netto delle incapacità degli amministratori, della corruzione e delle “irregolarità” (che ci sono, vedi “parentopoli” ), rimane il fatto che pochi considerano che negli ultimi anni i trasferimenti di fondi dallo Stato centrale alle regioni sono stati drasticamente decurtati e quelli dalle regioni ai comuni tagliati di conseguenza.

Senza con questo voler diminuire in alcun modo le gravi responsabilità della gestione presente e passata dell’Atac, va detto che l’azienda capitolina ha crediti con la regione Lazio per 580 milioni, che coprirebbero il fabbisogno di investimenti, secondo dati ufficiali ammontante a 150 milioni in tre anni. Il ragioniere generale della Provincia di Roma, durante un convegno nel 2014, disse che erano anni che gli investimenti della Provincia di Roma erano uguali a zero, mentre il presidente della Unione delle province ha dichiarato che i due terzi dei tagli alle spese statali si sono scaricate sugli enti locali. Questi tagli sono stati determinati dalle politiche neo-liberiste portate avanti mediante i vincoli dei trattati europei, a partire dal Fiscal compact, che impongono pareggio di bilancio e deficit sotto il 3%.

Città complesse come Napoli, che ha una infrastruttura metropolitana superba (la linea nuova) ma che è quasi priva di treni, e soprattutto una città come Roma, capitale di due stati, che svolge una funzione nazionale e internazionale non possono reggersi solo sulla tassazione locale (peraltro aumentata a scapito dei redditi più bassi).

L’assurdo è che anche i comuni pieni di soldi non possono spenderli perché le norme del Fiscal compact lo impediscono. E’ giusto ovviamente rivendicare una gestione non corrotta e efficiente ma, in questa situazione, non basta. Va presa di petto, anche su questo tema, che apparentemente sembra estraneo, la questione dell’Europa e delle politiche neo-liberiste, che mirano alla contrazione della spesa sociale.


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