Integrazione
Pubblicato il 24 lug 2015
di Lidia Menapace
Sono d’accordo con la proposta avanzata da Paragone (InOnda), secondo la quale -a proposito della migrazione mondiale di popoli in corso- bisogna cercar di costruire il livello possibile di integrazione e non perseguire il reciproco non ragionato rinfaccio dei pregiudizi a puro scopo elettoralistico, il che produce voti, ma soprattutto disgrazie molto pericolose.
Colgo l’occasione tuttavia per dire che – mentre tacciono per ferie 8% e di martedì – risulta sempre più inascoltabile qualsiasi trasmissione selvaggia dove chi parla, parla a vanvera, a sfare, e chi domanda, fa sempre domande universali e non circostanziate. Non si va da nessuna parte così. Mi permetto di suggerire una semplice attenzione. Se uno o una deve fare una qualsiasi ricerca, anche minima, per prima cosa si informa sui “precedenti”, in ogni caso. Se si parla di prostituzione ci si domanda: in Italia la prostituzione è reato? non lo é? da quando?così non capita di proporre la riapertura dei casini come se la legge Merlin non ci fosse mai stata e non fosse ancora in vigore.
Sarebbe bene, se ci si occupa dei e delle migranti che arrivano, chiedersi se una evenienza simile non vi sia mai stata e che assetto di leggi esista nel nostro paese ad oggi in proposito. Si vedrebbe che evenienze simili ci sono già state, che non sono arrestabili e che bisogna conviverci nel modo più civile possibile.
L’integrazione risulta essere quel modo civile. Essa comporta che chi parla di integrazione sappia che cos’é e conosca le materie o le storie o le tradizioni o le religioni che dovrebbero integrarsi. Così si potrebbe una buona volta affermare che in una discussione culturale l’ignoranza non può essere ammessa come scusante.
Non è male, se si tratta di materia molto complessa, conoscere anche le posizioni di appartenenza, con un buon livello di spirito critico. Ad esempio bisogna sapere che i paesi invasi da prima sono quelli dai quali oggi arrivano i migranti, che la religione esportata a scopo sia salvifiico che politico militare economico fu quella cristiana e che persino la guerra santa l’abbiamo inventata noi. E quanto ai genocidi, a tacere di quelli di cui l’Europa si è di recente macchiata nel secolo scorso, bisognerebbe ricordare anche quello perpetrato dalle grandi nazioni europee cristiane verso i cosiddetti Indiani d’America, cioè dei nativi sterminati con la benedizione di teologi che ritenevano che essi non avessero l’anima. Amen! assolviamoci pure, ma ricordiamo .
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