Razzisti e apprendisti stregoni

Razzisti e apprendisti stregoni

di Stefano Galieni*

 Sul Corriere della Sera, recentemente è apparsa una delle tante vignette che non fanno ridere. Fin qui niente di male, nel disegnino, una tipica famiglia italiana tornava dalle ferie e trovava casa piena di persone di evidente origine straniera. “Siamo profughi” rispondevano gli occupanti di fronte all’aria smarrita dei legittimi proprietari di casa. La vignetta del signor Giannelli riflette bene un pensiero comune che si è materializzato in questi mesi.

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La percezione  dell’invasione cresce imperiosamente nella classifica degli allarmi sociali salendo di ben 9 posizioni. Le vigliacche aggressioni di Treviso, nella periferia romana, in Campania sono solo l’epifenomeno strumentalizzato da fascisti in cerca d’autore di un allarme che si va diffondendo e contro cui né la politica istituzionale né, soprattutto, l’informazione reagiscono con sufficiente energia. Un caso? Una disattenzione? Viene da pensare che non sia così. Partiamo dai fatti concreti, al 17 luglio le persone sbarcate in Italia erano poco meno di 83 mila, in gran parte già giustamente fuggiti da questo inospitale Paese. L’invasione per cui si sono mobilitati i camerati di Treviso consisteva in 101 persone, a Casale San Nicola, (Roma) da affrontare erano ben 19 (si diciannove) persone da ospitare. Peccato che tanto nella ricca Treviso, dove il reddito medio è fra i più alti d’Italia e tanti problemi di povertà non ci sono quanto nel sobborgo romano, le amministrazioni abbiano deciso di cedere alle ire di una parte degli abitanti e di spostare come pacchi i profughi. Un segnale pessimo di subalternità alle pulsioni peggiori. Da ora in poi ogni piccolo focolaio di xenofobia rischia di trovare condiscendente risposta dai Comuni e poca possibilità di mantenere gli impegni presi dalle Prefetture. Ma bisognerebbe parlare con i cittadini, avere il coraggio di dire che una regione come il Veneto (5 milioni di abitanti) non può andare in crisi di panico per circa 5000 presenze in più in sette mesi. È ridicolo, ed è ridicolo che per le amministrazioni sia più facile rimuovere dalle questioni emergenziali da risolvere, i danni causati dalla recente tromba d’aria che ha rivelato per l’ennesima volta il livello di dissesto idrogeologico del territorio, che la presenza di una cifra così irrisoria di cittadini da accogliere provvisoriamente. Le prefetture italiane, va detto, sembrano dotate in questo periodo, di un buon senso che sfugge tanto alla politica che ai mezzi di informazione, raramente si permette di imporre una percentuale di richiedenti asilo superiore allo 0.15% rispetto alla popolazione censita e si sta cercando spesso di evitare grossi assembramenti. Ma anche questo non basta. Colpa dei cittadini che protestano? A nostro avviso i cittadini che vivono forme di disagio abitativo, di carenza di servizi, di peggioramento delle condizioni di vita nel proprio territorio, non hanno tutti i torti ma semplicemente sbagliano obiettivo. I disagi che debbono affrontare, dall’assenza di occupazione al carico fiscale, ai servizi di trasporto carenti, alla distruzione di una politica residenziale degna di questo nome, ci sono e danneggiano ogni attimo della vita di ognuno, imbarbariscono le relazioni sociali, creano rabbia e impotenza ma, semplicemente, come tante volte si è detto non è eliminando (cosa peraltro impossibile) la presenza dei profughi che tali difficoltà verranno meno. Paradossalmente, ma è un dato vigliaccamente sottaciuto, l’assistenza ai migranti è divenuto uno sbocco occupazionale, spesso precario e malpagato ma fondamentale, per l’economia di numerose famiglie e per creare impiego giovanile. Per ogni progetto di accoglienza – al di là di ogni analisi tacciabile di buonismo – ci sono decine di persone impegnate come operatori, educatori per un indotto occupazionale di cui ancora non si conoscono le reali dimensioni. Questo perché invece di rendere sistemica l’accoglienza in Italia, con tanto di regolarizzazione contrattuale generalizzata di tali preziosi servizi, si preferisce affidarla al mondo opaco e peraltro più costoso, di vere o finte cooperative. Perché gli immigrati rendono più della droga (Mafia Capitale docet) e non solo per i criminali che ci si sono arricchiti ma anche per una, seppur inadeguata, redistribuzione di reddito a migliaia di persone altrimenti senza possibilità. Ma torniamo al punto di partenza. L’invasione non c’è ma ci si soffia sul fuoco come se ci fosse. Il Partito della Nazione tace, preso dal suo Patto con gli Italiani di infausta memoria e la stampa, soprattutto quella sedicente progressista ci spara titoli a tutto spiano. E non si tratta della classica necessità di trovare notizie in tempo di magra per riempire le pagine, dopo alcuni giorni di attenzione cinica alla situazione in Grecia sembra che i due filoni su cui si incentri l’informazione nazionale – se si eccettua la sensazionale scoperta che d’estate fa caldo – sono le rivolte contro i profughi e il magnifico programma di riforme che l’illuminato governo Renzi sta per mettere in campo. Insomma da una parte si aprono le porte del paradiso: non cresce la povertà (solo 4 milioni di persone in miseria, fantastico), diminuiranno le tasse, avremo le mitiche riforme e l’Europa ci rispetta sempre più (vietato ridere), dall’altra c’è questo fastidio degli immigrati a cui il supergoverno provvederà ben presto con stratosferiche ed inimmaginabili soluzioni. Ma la vignetta miseramente razzista di Giannelli quanto i commenti di chi racconta certe vicende di cronaca solo in maniera parziale, evitando di commisurare i fatti alla realtà, esplicano una volontà precisa e delinquenziale. Da una parte tanto spazio per rendere l’allarme ancora più ampliato e i soggetti che lo cavalcano più degni di spazio e di sottili giustificazioni. Tanto sono e restano impresentabili, non potranno mai aspirare a divenire attori di governo nazionale con simili presupposti. Dall’altra c’è il buon padre di famiglia che cerca di accontentare tutti, di dimostrarsi il solo e vero soggetto degno di attenzione. Certo per operare le decantate riforme si privatizzeranno le poste, si taglierà il già scarso sistema di welfare, non si interverrà su problemini di poco conto come l’edilizia popolare mentre lo si farà con la pesantezza e l’autoritarismo misti ad ignoranza, che ormai vanno di moda, per distruggere la scuola pubblica e quel poco che resta di informazione. Ma questo non finisce in prima pagina, non crea allarme, sarà un disastro spaventoso in piena linea con le politiche di austerity, in obbedienza ai trattati internazionali, in primis al fiscal compact. Saranno le basi necessarie per rendere i poveri più poveri, i ricchi più ricchi e i diritti concessioni caritatevoli. Sarà la versione italiana delle misure da strozzini imposte alla Grecia, ovviamente senza nessuno spazio decisionale per chi dovrà pagarne le conseguenze. Ma che importa di fronte all’arrivo di 19 pericolosissimi profughi? Che volete consegnare il Paese ai razzisti? È da temere non poco questo scellerato approccio di politica e informazione. Sa di apprendisti stregoni che pensano di poter maneggiare con noncuranza elementi pericolosi e nocivi, a volte esplosivi.

Stefano Galieni è responabile nazionale immigrazione del PRC


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