Crescere contro la “buona scuola”

Crescere contro la “buona scuola”

di Loredana Fraleone -

E’ cresciuta la mobilitazione contro la “Buona Scuola” del governo Renzi, con la consapevolezza diffusa tra gli insegnanti, che questo salto controriformista modificherebbe nella sostanza non solo la loro condizione paritaria e i diritti acquisiti, ma anche la parte più viva delle istituzioni repubblicane. Si aggraverebbe il degrado culturale e sociale della nostra società, già molto avanzato, come si può vedere dall’incapacità di molti dei soggetti, colpiti dalla crisi, d’individuare i veri responsabili delle loro sofferenze; come si può vedere dalle reazioni di questi giorni, nei confronti dei profughi. Ne è misura persino la troppo timida indignazione nei confronti degli orrendi commenti sulle migliaia di morti e naufraghi, provocati non dalle acque del Mediterraneo, ma dalle politiche ciniche ed egoiste del neoliberismo.

Se una parte ancora sfugge al pensiero dominante e reagisce, si deve soprattutto a quel prezioso contributo alla civiltà, che è ancora fornito dal nostro martoriato sistema d’istruzione, una trincea ancora attiva contro il razzismo e le discriminazioni.

Il neoliberismo non sopporta tali trincee, né contro il degrado civile, né contro l’asservimento al mercato e agli interessi dei potentati economici. Vi è dunque un disegno di tipo integralista e totalizzante, che dalla scuola dell’infanzia all’Università metta in riga e riscriva l’assetto sociale come una piramide con una base sempre più larga.

A riprova di tutto ciò, è già in cantiere la “buona università”, secondo questo governo non sufficientemente gerarchizzata, non sufficientemente sottoposta al mercato. Non sono ancora noti i provvedimenti in preparazione, ma quello che trapela obbedisce ovviamente allo stesso disegno della scuola: ridimensionamento (economico e culturale) privatizzazione dove possibile.

Si parla di uscita dell’Università dalla Pubblica Amministrazione e non è difficile immaginare quali sarebbero le conseguenze. Del resto questo governo si va sempre più caratterizzando per la subalternità ai potentati economici nazionali e internazionali, che sembrano assegnare all’Italia un ruolo minore, articolato in punte avanzate e d’eccellenza e una massa, soprattutto di lavoratori, totalmente asserviti agli interessi dei profitti e della rendita finanziaria.

L’obiettivo dell’unificazione dei soggetti sociali, attaccati dalla crisi, è perciò quello in grado di fronteggiare questo scenario, è necessario che il movimento della scuola, al quale hanno aderito molte organizzazioni di docenti e studenti universitari, della ricerca, della cultura, e sostenuto dalla FIOM, non si esaurisca con qualche sciopero, ma cresca e duri. Sembra che Renzi cominci a preoccuparsi.


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