Sul Primo Maggio a Milano

Sul Primo Maggio a Milano

di Eleonora Forenza

Avrei voluto che non fossero le devastazioni del primo maggio a far scoppiare il movimento degli indignati nella sinistra italiana. In cui accade che alcuni di quelli che più si indignano perché sono state cancellate le ragioni dei manifestanti da anni non si sentono più tenuti a portare fisicamente in piazza quelle ragioni, che a sostenerle bastano vigorosi mi piace su Facebook. Come se, peraltro, non sapessimo tutti che le ragioni delle proteste sono sistematicamente oscurate da una comunicazione di massa che si occupa delle manifestazioni solo se ci sono gli scontri.
Io sono convinta che fosse giusto esserci. e sono grata alle compagne e ai compagni dell’altraeuropa con cui abbiamo condiviso un pomeriggio difficile, e orgogliosa delle giovani comuniste e dei giovani comunisti che hanno animato uno spezzone bellissimo.
Come ho già detto ho fatto la scelta del nonviolenza anni fa, e ne resto convintissima. Credo che la prospettiva sia costruire consenso e movimento di massa contro l’austerità. Quindi la devastazione nichilista con ogni evidenza non è fatta in mio nome.
(E certo occorrerà capire perché, pur nelle differenze, se avviene a Francoforte si chiama in un modo e se avviene a milano si chiama in altro).
Ecco, solo che a leggere frasi da tg4, a veder trasfigurare la sinistra nonviolenta in sinistra perbene, non ce l’ho fatta. Qualcuno ha pensato che volessi polemizzare con sel. Niente affatto. Dispiaciuta per non averli visti in corteo, distantissima da alcuni post che ho letto (in galera e buttate le chiavi, fascisti, vigliacchi et similia), ma convinta che anche in sel tante compagne e tanti compagni si stiano facendo le mie stesse domande.
Ecco, credo che questo sia uno di quei momenti in cui condividere più domande che certezze. Perché quello che è accaduto ieri parla a noi in primo luogo.
A noi che ormai nei cortei incontriamo solo i militanti. Ai compagni che in corteo sono in cordone quasi per imitare una foto di tanti anni fa. Spazza via le riunioni sull’ordine degli spezzoni, sulla condivisione delle pratiche di piazza, la mimesi del conflitto, le azione concordate. E ci pone un macroscopico problema di efficacia sulle pratiche. Perché quello che è accaduto ieri è dannoso “alla causa” certo. Ma noi qualche domanda sulla nostra di efficacia ce la dovremmo porre. Perché quel nichilismo devastante, se ci limitiamo a condannarlo senza farci qualche domanda, sarà anche colpa nostra. E anche se noi ci crediamo assolti…


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