«Andiamo avanti con umiltà e orgoglio»

«Andiamo avanti con umiltà e orgoglio»

di Stefano Galieni -
«Per avere un popolo maturo ci vuole una guida matura, per avere una guida matura ci vuole un popolo maturo». Il compagno Alfredo Villoria Pérez, primo segretario incaricato della sezione consolare dell’ambasciata del Venezuela, ha sintetizzato in questa maniera, intervenendo ai lavori del Comitato politico nazionale del Prc, presente, passato e forse il futuro di un Paese segnato dalla morte prematura del proprio presidente Hugo Chavez. Fra i compagni e le compagne del partito dice di sentirsi a casa propria, di percepire un dolore comune. La bandiera del proprio Paese che campeggia al tavolo della presidenza non è un solo fatto formale. Inevitabile domandargli di quello che potrà accadere ora. Come andare avanti malgrado un lutto che ha coinvolto non solo l’intero Paese ma gran parte dell’America Latina.
«Andremo avanti. In 14 anni è cresciuta una forte e diffusa maturità politica. Quando si gira per i paesi ci si accorge di come sia conosciuta la Costituzione e questo ci aiuta a sopportare il dolore per una perdita così immensa. Il Presidente è morto il 5 marzo fisicamente ma ora nasce la sua leggenda. Il nostro prossimo Presidente sarà Maduro che è stato formato dal Comandante fin dal 1998, e nel suo discorso di pochi giorni fa ha mostrato di avere carisma e statura. La rivoluzione bolivariana continuerà a consolidarsi contro un imperialismo dal volto sempre più perverso e disumano che mette a rischio la sopravvivenza del pianeta. Il Presidente Chavez aveva già dato chiare istruzioni a Cuba tre mesi fa indicando Maduro come l’uomo giusto. Capiamo bene perché Maduro abbia alzato il pugno chiuso con lui».

Dall’Europa la sinistra dovrebbe guardare con maggiore attenzione a quanto è avvenuto in Venezuela e in gran parte dell’America Latina?
«Non vogliamo fare i professori. Mettiamo a disposizione il processo bolivariano. Se serve per aiutare chiunque nel mondo va benissimo. Ma siamo umili e non arroganti, andiamo avanti e raccontiamo quello che facciamo a chiunque ce lo chieda. Siamo a disposizione ma, lo ripeto ancora, con molta umiltà».

La vostra costituzione è avanzatissima e anche da quella c’è molto da imparare.
«Sì ed è come un virus perché è stata votata da tutto il popolo, non chiusa in parlamento. Il nostro popolo ama la propria costituzione, la considera propria, ha partecipato per averla come partecipa alla promulgazione delle leggi principali. Nel preambolo della costituzione, la sua base filosofica, c’è la protezione e la salvaguardia dell’ambiente. Noi non abbiamo solo petrolio, abbiamo risorse idriche enormi, abbiamo le ricchezze della foresta amazzonica che non va devastata perché la sua fauna e la sua flora sono preziose e ancora in parte sconosciute. C’è la possibilità di realizzare anche nuovi farmaci con le tante specie di erbe medicinali presenti. Una foresta che accomuna numerosi Paesi e che deve vederci lavorare insieme. Noi abbiamo una prospettiva che guarda lontano, pensa alle prossime generazioni e vuole estendersi in maniera egualitaria. Penso anche ai trattati multilaterali come il petrocaribe, lì siamo tutti eguali, il ricco Venezuela e la piccola Repubblica Dominicana hanno gli stessi diritti e questo è l’esempio di generosità e di nobiltà che ci ha portato il comandate Chavez. È la prima volta che accade in Venezuela, che si realizza un processo così forte di partecipazione».

Un processo che, in maniera diversa, segna molti Paesi dell’America Latina.
«Si è riusciti a mettere in piedi un processo di integrazione del continente. Trattati come “Petrosur”, “Petrocaribe”, di cui parlavo, l’Alba e non solo. Ma stiamo costruendo relazioni forti con i paesi africani e del mondo arabo. L’obbiettivo è una rivoluzione mondiale che è necessaria per salvaguardare il pianeta. Non a caso ai funerali c’erano 54 capi di Stato anche molto diversi da noi come Ahmadinejad o Lukashenko, che sono venuti a riconoscere il nostro umile orgoglio, la nostra dignità».

C’è il rischio che di questo momento delicato cerchi di approfittare la potenza Usa?
«Noi restiamo in guardia. L’Imperialismo Usa è perverso, sinistro, terribile. Tutti i mali del pianeta hanno un solo responsabile, gli Usa. Quanto accaduto e accade in Libia e in Siria, quanto potrebbe accadere in Iran, avviene per il controllo e il monopolio sulle risorse naturali. Anche per questo sono venuto alla riunione del Prc e per questo vogliamo stare con tutti gli italiani e gli europei di buona volontà che si oppongono a tale progetto».

A proposito di Europa, come vede quanto accade nel nostro continente?
«Da diplomatico non posso certo esprimere opinioni rispetto ai vostri governi. Ma credo che l’Europa debba guardare all’America Latina, deve dialogare con noi con lucidità. Come dice Fidel Castro e come ha sempre detto il comandante Chavez, si tratta di pensare insieme a come salvare la vita del pianeta, a come realizzare una rivoluzione mondiale.

Lei è venuto alla riunione del comitato politico del Prc in un momento molto delicato, cosa ci vorrebbe dire?
«Ai compagni e alle compagne del Prc e della sinistra parlo come un militante. Credo sia necessario fare un bagno di folla, girare ed ascoltare quello che si dice nei quartieri, nelle fabbriche, all’università. Ascoltare ciò che dice e pensa la base. È la gente del popolo che ci deve dire cosa fare, non possiamo risolvere tutto restando chiusi fra quattro mura. Restiamo con le persone e piano piano raccoglieremo i frutti».


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