Tutti in Grecia, per giocare una partita che ci riguarda

Tutti in Grecia, per giocare una partita che ci riguarda

di Luciana Castellina – da il manifesto

Qual­cuno ha detto iro­ni­ca­mente che in Gre­cia, per vivere assieme ai com­pa­gni di Syriza la vigi­lia e il giorno dei risul­tati, era­vamo venuti «per farci una canna». Inten­dendo che il viag­gio col­let­tivo doveva ser­vire a un momento di ebbrezza nel quale affo­gare le fru­stra­zioni della sini­stra ita­liana. Iden­ti­fi­carci, insomma, nel “papa stra­niero”, e dimen­ti­care l’Italia.

Non nego che nell’indurci tutti a par­tire ci sia stato anche que­sto aspetto ludico. E però: per­ché no? Se una volta tanto qual­cuno a sini­stra vince, visto che nei nostri tempi più recenti non accade molto spesso, per­ché non farsi par­te­cipi della gioia dei vicini di casa? Tanto più un vicino come la Gre­cia, con cui per così tanti decenni abbiamo sem­pre dovuto soli­da­riz­zare per via di scia­gure: colpi di stato, dit­ta­ture, arre­sti, fuci­la­zioni… Final­mente veniamo qui per­ché ora invece vincono.

In realtà la bri­gata Kali­mera – 230 per­sone regi­strate più 3 bam­bini per­ché alcuni sono venuti in for­mato fami­glia – più un impre­ci­sato numero di irre­go­lari che non hanno pro­fit­tato della straor­di­na­ria orga­niz­za­zione (dove si dorme, dove si man­gia, dove e quando tutti gli appun­ta­menti poli­tici, cen­trali e nelle peri­fe­rie, affi­dato dai mille e tanti fir­ma­tari dell’appello che ha lan­ciato l’iniziativa a Raf­faella Bolini-Arci, Roberto Morea-Transform Europa, Musac­chio, Torelli e altri di «L’Altra Europa») – è una com­po­stis­sima e seris­sima com­pa­gine. Li ho visti al primo appun­ta­mento dedi­cato a pro­gram­mare i pros­simi giorni e alle­stito nell’aula magna del glo­rioso Poli­tec­nico dove il 17 novem­bre 1973 la rivolta degli stu­denti, tanti orren­da­mente tru­ci­dati dalla poli­zia e dall’esercito, dette il colpo di gra­zia al regime dei colon­nelli. Par­te­ci­panti gio­va­nis­simi, di mezza età, anche vec­chi: dai 16 agli 80 anni, pro­ve­nienti da tutte le regioni d’Italia, quasi tutti elet­tori dell’Altra Europa e mili­tanti di quella vastis­sima area che in Ita­lia rap­pre­senta una nebu­losa fatta da par­titi e senza-partito, che cer­cano di farne uno nuovo e buono per tutti. (Pre­senti, natu­ral­mente, i lea­ders mas­simi degli uni e degli altri, Marco Revelli e Paolo Fer­rero, i neo ono­re­voli Cur­zio Mal­tese e Eleo­nora Forenza; Ven­dola, impe­gnato a Milano con Human Fac­tor, arriva dome­nica diret­ta­mente da Milano per assi­stere alla veglia dello scru­ti­nio). Pre­senti anche sin­da­ca­li­sti, movi­menti, per­sino i Socia­li­sti della Magna Gre­cia, cioè la Calabria.

Tutti sono venuti per loro stessi e per i greci: l’ingresso di que­sto cor­poso cor­teo nella piazza del comi­zio di Tsi­pras gio­vedì sera, che ha tra­sci­nato tutti i pre­senti ad accom­pa­gnarsi al nostro Bella ciao, è stato un buon e bel con­tri­buto alla festa greca. Ha fatto emer­gere con chia­rezza che qui si gioca una par­tita che ci riguarda tutti: se Siryza riu­scirà a fare il governo potrebbe final­mente inne­scarsi una svolta nella poli­tica dell’Unione Euro­pea. La forza, la fer­mezza, e il rea­li­smo pro­po­si­tivo di Siryza hanno del resto già otte­nuto qual­cosa. Lo si è visto quando abbiamo saputo delle deci­sioni della Bce: una volta tanto la Mer­kel ha dovuto cedere qual­cosa, e la Gre­cia non è stata esclusa dal pro­getto varato dal ver­tice come avrebbe invece voluto. Non è molto, per­ché quel piano ha gran­dis­simi limiti e insi­die, ma è già un segnale che si può se non si dice sem­pre signor sì. Per­sino quando si è ancora all’opposizione.

Que­sto lo ha capito bene l’intera sini­stra euro­pea che è infatti ben rap­pre­sen­tata qui ad Atene. Non con un eser­cito, come noi ita­liani, ma con le auto­re­voli lea­der­ship delle loro varie­gate for­ma­zioni di sini­stra. Ve le elenco tutte, così come sono indi­cate nel regi­stro, non credo del tutto com­pleto, che mi hanno pas­sato i com­pa­gni greci, con­tenti per que­sta inva­sione stra­niera ma anche un po’ sopraf­fatti come potete imma­gi­nare. Debbo dire che sono stati bra­vis­simi: ci hanno aperto le loro sedi, ci hanno pre­pa­rato incon­tri, e offerto affetto e rico­no­scenza.
Innan­zi­tutto gli spa­gnoli, i can­di­dati alla pros­sima vit­to­ria, e dun­que ad acco­glierci al pros­simo appun­ta­mento a Madrid.

C’è Pablo Igle­sias, che come sapete Ale­xis Tsi­pras ha abbrac­ciato sul palco alla fine del comi­zio e insieme hanno gri­dato «Vin­ce­remo» fra il tri­pu­dio della folla. I com­pa­gni di Izquerda Unida, pre­senti copio­sa­mente, hanno storto un po’ il naso, ma si capi­sce che quello è stato un gesto sim­bo­lico che voleva sot­to­li­neare la novità. (Anche se evi­tare un fra­tri­ci­dio a sini­stra non sarà facile, e qual­che chia­ri­mento l’esclusione della parola «sini­stra» da parte di Pode­mos per paura – ci dicono ras­si­cu­ran­doci — di una iden­ti­fi­ca­zione con il Psoe lo sol­leva: dio­mio, la parola sini­stra in Spa­gna evoca cose diverse e glo­riose!). Poi la Fran­cia, natu­ral­mente col Pcf (pre­sente anche il segre­ta­rio Pierre Lau­rent), l’Unione de Gau­che, il Par­tito Verde, ma anche qual­che sin­daco del Par­tito socia­li­sta. E poi mili­tanti e depu­tati di: Blo­que de Izquerda dal Por­to­gallo; Socia­list Scot­tish Party e sin­da­ca­li­sti bri­tan­nici; Socia­list Party dell’Irlanda (un altro suc­cesso delle recenti ele­zioni euro­pee ); La sini­stra Unita della Slo­ve­nia; l’Alleanza Verde-Rossa danese; il Par­tito di Sini­stra della Sve­zia (anche il suo pre­si­dente); Gagne­mos Bar­ce­lona (la lista uni­ta­ria che per le ele­zioni muni­ci­pali Pode­mos e la locale sezione di Izquerda sono riu­sciti a for­mare). Senza dimen­ti­care espo­nenti della sini­stra turca. Non ho visto tede­schi, ma sono certa che devono esserci. E infine qual­cuno che è venuto da lon­tano, quasi tutti appar­te­nenti a for­ma­zioni cui hanno dato vita in Austra­lia, in Bra­sile e in Argen­tina i tanti emi­grati greci.

Non si tratta di par­ti­tini. Non poche di que­ste for­ma­zioni hanno peso deter­mi­nante nei loro rispet­tivi paesi. Nella mia lunga vita ho assi­stito a mol­tis­sime riu­nioni della sini­stra euro­pea: que­sta volta però mi sem­bra che l’incontro sia meno for­male, già un passo avanti verso una comune idea di Europa.

LUCIANA CASTELLINA

da il manifesto


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