L’uso della forza contro i migranti

L’uso della forza contro i migranti

di Stefano Galieniredazionale

 Un foglio scritto in stampatello, in più lingue (arabo, tigrino, inglese, francese e italiano), un allegato privo di firma che accompagna una circolare rivolta alle prefetture ed emanata dal ministero dell’Interno il 25 settembre scorso. La circolare era cosa nota e non conteneva alcun tipo di irregolarità, degli allegati si è cominciato a vociferare quando sono stati distribuiti ad alcuni profughi ospitati in Calabria, nel centro di Crotone. Il testo lascia, ad un certo punto, allibiti: «il rifiuto di fornire le proprie generalità e di farsi fotosegnalare – spiega – costituisce reato e determina la denunzia all’autorità giudiziaria. In ogni caso la polizia procederà all’acquisizione delle foto e delle impronte digitali, anche con l’uso della forza se necessario».
La frase “uso della forza” è infatti oltre che carica di discrezionalità e apertamente incostituzionale, totalmente inaccettabile per le normative europee in vigore. Insomma stavolta “non ce lo chiede l’Europa”. L’Europa pretende altro, pretende che chi arriva in Italia non possa poi poter andare a chiedere asilo in paesi in cui l’accoglienza è realmente strutturata e utilizza in maniera coercitiva il Regolamento Dublino.
Un testo più volte rivisto e aggiornato ma da rivedere se non da abrogare che, per evitare il rischio che i profughi chiedano contemporaneamente asilo in più Paesi, impone che la domanda venga fatta nel primo Stato membro dell’U.E. in cui si entra. Questo ha creato un vero e proprio tappo. In molte e molti, soprattutto con il generalizzarsi dei conflitti, cercano di entrare in Europa passando per Italia, Malta, Bulgaria e Grecia, stati privi degli standard minimi di accoglienza. Andare verso i Paesi del centro o nord del continente, dove invece le strutture esistono e funzionano, non è reso possibile. Un conflitto fra l’egoismo di Stati più ricchi e la sciatteria di altri, meno capaci di mettere a sistema la capacità di ricevere persone. In Italia, dopo un anno di balbettii e di inosservanza anche ai diktat europei si è deciso di dare un segnale di durezza, senza considerare le conseguenze. Un segnale opaco, al Viminale per molto tempo hanno anche negato l’esistenza di un simile allegato alla circolare.
Ci si è difesi dicendo che per i cittadini italiani, il rifiuto di fornire le proprie generalità alle forze dell’ordine permette di essere portati in questura per accertamenti, ma che l’utilizzo di espressioni come “uso della forza”, per quanto utili a essere più “comprensibili” per i migranti, risultavano come “infelici” e “preoccupanti”. Di tale questione si sono occupati alcuni parlamentari italiani con una interrogazione al Ministero dell’Interno finora rimasta inascoltata, a questo punto e dopo numerosi tentativi, risultati infruttuosi di veder rimosso tale paragrafo, è partita dal parlamento europeo una interrogazione scritta alla Commissione Europea chiedendo l’apertura di una procedura di infrazione contro l’Italia.
Il testo firmato in primis da Barbara Spinelli (L’altra Europa con Tsipras) è stato firmato da 32 parlamentari, 29 del Gue/NGL fra cui i nostrani Eleonora Forenza e Curzio Maltese, da due del gruppo socialista, (Elly Schlein e Cécile Kyenge) e da una eletta nel M5S, Laura Ferrara. Nel testo si afferma che «Secondo una circolare diffusa dal ministero dell’Interno il 25 settembre 2014, “i migranti irregolari che rifiutano di lasciarsi identificare commettono un crimine”». Questo implica che la Polizia – così recita l’allegato 2 della circolare, diffusa nei centri di identificazione e messa agli atti dall’eurodeputata del GUE-Ngl – “procederà all’acquisizione delle foto e delle impronte digitali anche con l’uso della forza, se necessario”. Testimonianze raccolte nelle ultime settimane, allegate alla richiesta, raccontano di abusi e violenze del tutto ingiustificate su migranti e richiedenti asilo e mostrano corpi coperti di lividi e ferite. Le istruzioni impartite dal Dipartimento di Polizia ai suoi agenti non sono conformi al diritto europeo e violano la Carta dei diritti fondamentali».
Nel testo depositato si invita l’Italia a modificare con urgenza la circolare o ogni altra violazione sistemica promossa dallo Stato contro i migranti. Ci sarà un giudice a Strasburgo visto che non ce ne sono a Berlino? Infatti, proprio mentre alla luce del caos che sta creando l’applicazione selvaggia del Regolamento Dublino, i governi italiano, tedesco e austriaco, hanno siglato un patto per impedire la circolazione di persone prive di documenti fra i tre Stati, insomma una applicazione al quadrato dei limiti imposti dal Regolamento Dublino. Proprio mentre un paese civile come la Danimarca annuncia che non rimanderà in Italia chi è fuggito dalla “nostra accoglienza”. In sintesi, la Danimarca è disposta ad accogliere ma arrivarci è reso impossibile. L’Italia non vuole accogliere, dichiarandosi inadeguata e amplificando le difficoltà imponendo i centri di accoglienza straordinaria (Cas) nelle periferie più problematiche, tanto per alzare la tensione e concentrarla verso gli ultimi. Ovviamente il nostro Bel Paese rifiuta accoglienza ma resta il primo paese per le risorse ottenute dall’U.E. e l’ottavo per il numero di rifugiati accolti. Ma si sa gli affari sono affari e queste risorse portano soldi agli enti gestori, agli albergatori che cedono i propri stabili e creano posti di lavoro, precari ma certo migliori dell’assenza di lavoro, per gli operatori nei centri di accoglienza. Un bell’imbroglio solo momentaneamente reso meno caotico. Oggi partire dalla Libia è complicato, per il caos bellico e per le cattive condizioni del mare, quindi i profughi cercano di partire dalla Turchia o dalla Grecia, impattando nello stesso destino infame. Presto tornerà il buon tempo e le coste libiche, nonostante la guerra, torneranno ad essere luogo di partenza, altro che il paese pacificato che sogna Alfano.
Gli apparati di vigilanza alle frontiere, l’Agenzia Frontex Plus e l’Operazione Triton, hanno i mezzi navali per intervenire ma poche e insufficienti risorse economiche per impedire nuove stragi in mare. Non si tratta di proposte radicali ma lo stabilirsi di corridoi umanitari per le persone, partendo dai paesi di fuga e da quelli limitrofi, l’abrogazione del cappio del Regolamento Dublino e la ripartizione continentale dei profughi, costituiscono la sola soluzione praticabile, non solo per solidarietà (evitare di avere altri morti sulla coscienza) ma anche per efficacia e capacità di dare prospettive. Ci vorrebbe volontà politica continentale, quella che i governi delle “larghe intese” non possono permettersi.

Il comunicato Gue/Ngl sull’iniziativa di Barbara Spinelli:
BARBARA SPINELLI- MINISTERO DELL’INTERNO AUTORIZZA L’USO DELLA FORZA PER L’IDENTIFICAZIONE DEI MIGRANTI: 32 EURODEPUTATI FIRMANO RICHIESTA DI PROCEDURA D’INFRAZIONE CONTRO L’ITALIA

1 Dicembre 2014

Barbara Spinelli ha depositato un’interrogazione scritta alla Commissione chiedendo l’apertura di una procedura d’infrazione contro l’Italia. «Secondo una circolare diffusa dal ministero dell’Interno il 25 settembre 2014, “i migranti irregolari che rifiutano di lasciarsi identificare commettono un crimine”». Questo implica che la Polizia – così recita l’allegato 2 della circolare, diffusa nei centri di identificazione e messa agli atti dall’eurodeputata del GUE-Ngl – “procederà all’acquisizione delle foto e delle impronte digitali anche con l’uso della forza, se necessario”. Testimonianze raccolte nelle ultime settimane, allegate alla richiesta, raccontano di abusi e violenze del tutto ingiustificate su migranti e richiedenti asilo e mostrano corpi coperti di lividi e ferite. Le istruzioni impartite dal Dipartimento di Polizia ai suoi agenti non sono conformi al diritto europeo e violano la Carta dei diritti fondamentali: per questo motivo Barbara Spinelli, insieme ai 31 eurodeputati che hanno co-firmato la richiesta di procedura d’infrazione – tra cui Eleonora Forenza e Curzio Maltese (GUE-Ngl), Elly Schlein (S&D), Cécile Kashetu Kyenge (S&D) e Laura Ferrara (EFDD) – chiedono alla Commissione di “dare inizio a una procedura d’infrazione e, in ogni caso, di invitare l’Italia a modificare con urgenza la circolare o ogni altra violazione sistemica promossa dallo Stato italiano contro i migranti”.

Firme:
Barbara Spinelli, Lista Tsipras-L’Altra Europa, GUE/NGL
Gabriele Zimmer, Die Linke, GUE/NGL
Iosu Juaristi Abaunz, Eh Bildu, GUE/NGL
Javier Couso Permuy, Izquierda Unida, GUE/NGL
Sabine Lösing, Die Linke, GUE/NGL
Martina Anderson, Sinn Fein, GUE/NGL
Marina Albiol Guzmán, Izquierda Unida, GUE/NGL
Merja Kyllönen, Vasemmistoliitto, GUE/NGL
Lola Sánchez Caldentey, Podemos, GUE/NGL
Georgios Katrougkalos, Syriza, GUE/NGL
Helmut Scholz, Die Linke, GUE/NGL
Malin Björk, Vänsterpartiet, GUE/NGL
Lidia Senra Rodríguez, Alternativa galega de esquerda en Europa, GUE/NGL
Teresa Rodriguez-Rubio, Podemos, GUE/NGL
Neoklis Sylikiotis, AKEL, GUE/NGL
Patrick Le Hyaric, Front de Gauche, GUE/NGL
Eleonora Forenza, Lista Tsipras-L’Altra Europa, GUE/NGL
Marisa Matias, Bloco de Esquerda, GUE/NGL
Tania González Peñas, Podemos, GUE/NGL
Paloma López Bermejo, Izquierda Unida, GUE/NGL
Pablo Echenique, Podemos, GUE/NGL
Pablo Iglesias, Podemos, GUE/NGL
Fabio De Masi, Die Linke, GUE/NGL
Cornelia Ernst, Die Linke, GUE/NGL
Curzio Maltese, Lista Tsipras-L’Altra Europa, GUE/NGL
Younous Omarjee, L’union pour les Outremer, GUE/NGL
Marie-Christine Vergiat, Front de Gauche, GUE/NGL
Ángela Vallina, Izquierda Unida, GUE/NGL
Anja Hazekamp, Partij voor de Dieren, GUE/NGL
Laura Ferrara, Movimento 5 Stelle, EFDD
Cécile Kashetu Kyenge, Partito Democratico, S&D
Elly Schlein, Partito Democratico, S&D


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