Il voto degli italiani all’estero. Un altro trucco del governo

Il voto degli italiani all’estero. Un altro trucco del governo

di Pietro Lunettoredazionale

E’ stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale il decreto di rinvio delle elezioni dei comites (Comitati degli Italiani all’Estero).

In maniera tardiva rispetto a quanto chiesto a gran voce dalla totalità delle associazioni degli italiani all’estero, il governo posticipa di 4 mesi le elezioni, che si terranno (?) il 18 aprile 2015.

Ufficilamente questo rinvio è motivato dalla scarse iscrizioni al voto (perché questa volta gli iscritti ai registri degli italiani all’estero dovranno richiedere di poter votare, cosa di per sé ai limiti della costituzionalità), visti i tempi strettissimi con cui si stava procedendo, e quindi avrebbe lo scopo di favorire l’allargamento della platea elettorale. Ma da piu parti sorgono diversi dubbi e doppie letture.

Visto che sull’arena del rinnovo dei Comites si assiste allo scontro tra le diverse “anime” del PD, qualche maligno suggerisce che il rinvio del voto sia motivato dal fatto che in diverse capitali europee le liste legate al PD renziano sono rimaste fuori perché non hanno raccolto un numero di firme sufficiente per la sottoscrizione. E il governo tenterá di far rientrare dalla finestra ció che non é riuscito ad entrare dalla porta.

Leggendo il comunicato dei circoli europeei del PD, troviamo anche l’auspicio di una riapertura dei termini per la presentazione delle liste ed il deposito delle candidature.

In questo ravvediamo un certo comportamento schizofrenico da parte del PD: per le elezioni italiane si innalzano sbarramenti elettorali e si tenta di mantenere elevato il numero di sottoscrizioni necessario per presentare le liste, mentre all’estero, probabilmente per fini meno nobili che la democrazia, si chiede a gran voce il contrario.

Noi crediamo che le regole del gioco non vadano cambiate in corsa. Anche se le regole erano di per sé sbagliate fin dall’inizio. O si invalida tutto il percorso, cambiando radicalmente le procedure di presentazione delle candidature ed eliminando la necessità di sottoscrivere le liste, o si posticipa solo la data del voto e si discute in un prossimo futuro con i nuovi comites come riformare queste procedure.

Riaprire i termini per il deposito delle liste sarebbe una mancanza di rispetto per coloro che si sono impegnati a rispettare le regole malgrado i tempi ristrettissimi, minando ulteriormente la credibilità del governo Renzi. Riaprirli solo nelle circoscrizioni dove non sono state presentate liste o dove esiste una sola lista rischia di innescare una serie di ricorsi a catena che paralizzerebbero di fatto l’intera procedura.

In base alla legge attuale, nelle circoscrizioni senza liste il comites può essere formato per cooptazione del console o dell’ambasciatore, che può scegliere tra le associazioni più rappresentative già presenti nei registri consolari, mentre in quelle con una sola lista si possono cooptare un certo numero di membri, magari pescando tra le liste rimaste fuori dall’elezione.

Quindi non esiste nessuna necessità di leggi “ad partitum”, ma basterebbe applicare l’attuale normativa, consentendo questa elezione “costituente” e rinviando tutte le modifiche dopo una consultazione approfondita dei Comites e delle associazioni degli italiani all’estero.

PIETRO LUNETTO

redazionale


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