Lettera aperta a Paolo Ferrero

Lettera aperta a Paolo Ferrero

di Salvatore Bonadonna -

Se non ci fossero altri e sostanziali motivi basterebbe il tono e il contenuto del commento alla bocciatura del documento della segreteria nel recente Comitato Politico Nazionale di Rifondazione Comunista per sostenere la necessità che tu lasci la segreteria di Rifondazione Comunista; trincerarsi dietro le occasionali assenze vuol dire nascondere la realtà del fatto che non c’è, non c’è mai stata, una maggioranza a sostegno della tua segreteria.

Da quando votare un documento nei nostri organismi viene considerato la proclamazione di fedeltà al segretario o l’iscriversi nelle liste di proscrizione, io non partecipo al voto o mi astengo persino in presenza di proposte su cui potrei convergere. Anche stavolta mi sono astenuto e ho contemplato con la meraviglia di cui ancora mi ritengo capace la manovra con la quale le diverse minoranze interne al CPN, coalizzandosi, hanno messo a nudo lo stato di minoranza della segreteria. Si è verificata, a rovescio, quella stessa coalizione di minoranze che tu avevi organizzato per la tua elezione al Congresso di Chianciano. Nemesi amara!

Devi solo alla presunzione e all’arroganza il rimanere in minoranza malgrado il documento conclusivo del Congresso di Perugia, pur con le mie personali riserve, sia stato votato da una maggioranza larghissima. Io ho una formazione politica diversa dalla tua e anche da quella dei compagni di Essere Comunisti con i quali avevo firmato un emendamento importante finalizzato al rinnovamento del partito e al ricambio del suo gruppo dirigente. Dato che questo avrebbe dovuto comportare un tuo passo indietro, o a lato se vuoi, hai preferito rompere persino con quell’area che aveva consentito a Chianciano la tua elezione in alternativa a Vendola.

L’escamotage con il quale sei stato eletto dopo Perugia non ha retto più anche perché invece di utilizzare questi mesi per costruire le condizioni di un rinnovamento nella cultura unitaria di una forza impegnata alla costruzione di un soggetto unitario della sinistra hai operato e spinto ad operare con un metodo discriminatorio inaccettabile che rasenta la pulizia etnica applicata alla politica; una assoluta selezione per fedeltà nella scelta di dirigenti e il commissariamento in presenza di posizioni diverse dalle tue.

Nella posizione di osservatore critico e partecipe nella quale mi trovo, malgrado spesso debba superare una condizione di disagio mai provato in una ahimè lunga militanza in posizioni di minoranza, ho visto consumarsi quella coalizione di energie interne che avrebbero potuto sostenere l’impegno verso il quale Rifondazione dovrebbe proiettarsi senza riserve: la costruzione di una sinistra unita di alternativa al capitalismo di questo secolo. Ne tu e la tua area, né quella di Essere Comunisti eravate fino in fondo convinti della possibilità offerta dall’appello per la lista dell’Altra Europa; quando ne avete colto le potenzialità non siete stati in grado di operare la necessaria riconversione culturale ed organizzativa del Partito e del suo gruppo dirigente. Il Segretario, in queste circostanze, ha il massimo delle opportunità e delle responsabilità; non ha saputo cogliere le prime e assumere con coerenza le seconde. Hai pensato che bastasse tenere divise le diverse aree del Partito, hai accentuato il carattere autoreferenziale del tuo ruolo e della tua segreteria specie verso quelle aree con le quali avevi gestito il partito fino al congresso. Persino in presenza delle condizioni favorevoli che hanno premiato l’impegno delle compagne e dei compagni di Rifondazione nella Lista l’Altra Europa, non hai avuto la sensibilità di chiudere la fase settaria del post congresso e aprire quella di una gestione unitaria e aperta.

Perché non sciogli i nodi e le contraddizioni; dici di voler perseguire il progetto che parte dalla Lista dell’Altra Europa, ma alzi il vessillo di Rifondazione per la paura che posizioni più minoritarie delle tue prendano ulteriore spazio; proclami una prospettiva unitaria ma alzi il muro verso quanti caldeggiano, magari in forme discutibili, l’apertura di un rapporto con SEL.

Come è possibile non rendersi conto che in assenza di una scelta senza riserve per la costruzione di un nuovo soggetto politico, processo difficile e non scontato ma necessario e vitale, si finisce con il legittimare tutte le opzioni che si prospettano magari solo in funzione del ruolo di singoli o di piccoli gruppi dirigenti.

E quello che spesso si rimprovera ad altri vale anche per se stessi.

Quindi un passo indietro, o a lato se preferisci. E la formazione di un gruppo dirigente che con coerenza si impegni nella costruzione del soggetto politico della sinistra di alternativa nel quale comunisti, socialisti, anticapitalisti e antiliberisti lavorino alla costruzione del popolo dell’alternativa, del popolo della rivoluzione nell’epoca attuale.

Forze disponibili e disperse ce ne sono tante, altrettante pensano a manovre politiciste che, a mio avviso, non hanno alcuna prospettiva. Si tratta di rompere gli indugi, sfidare SEL e le altre forze a compiere contemporaneamente la scelta di superare se stesse in un progetto politico comune che prenda le mosse dai risultati e dalle energie della Lista dell’Altra Europa. E’ l’unica possibilità di recuperare autonomia e costruire potenza critica verso e contro il populismo dall’alto, classista reazionario e tendenzialmente totalitario che si esprime nel Governo Renzi e nella sua maggioranza.

Si può scegliere di non compiere questo cammino: lo può fare SEL con la fuffa del nuovo centro-sinistra, Rifondazione con l’immobilismo identitario che la rende sterile, e altre forze organizzate che pensano di salvarsi perché non sono “partiti”, magari scaricandosi reciprocamente le responsabilità e le colpe e continuando giochini politici ridicoli e al limite del grottesco.

Se tutto questo è vero e reale tu Paolo Ferrero, non puoi cavartela con la storiella dell’incidente di percorso dovuto alle assenze occasionali.

 


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