Genova, dall’esperienza diretta alla consapevolezza

Genova, dall’esperienza diretta alla consapevolezza

Giuseppe Pittaluga, Circolo territoriale di Rifondazione Comunista “Dente” Bianchini, Genova -
Dai giorni terribili dell’alluvione del 2011, quando la distruzione era concentrata nel quartiere di Marassi, dal circolo territoriale Bianchini è partita una nostop di solidarietà, lavoro e impegno, per superare l’emergenza e sostenere gli abitanti. Sapevamo quanto il dissesto idrogeologico del territorio fosse la contraddizione di fondo nella quotidianità di vita. Gli interessi di costruttori e speculatori collimavano con le prospettive sviluppiste delle Amministrazioni locali.

Il lavoro di studio, informazione, collaborazione e diffusione si è sviluppato fisicamente all’interno del Circolo ed in rete con le associazioni, i comitati, gli abitanti, che del problema volevano/dovevano occuparsene. Mettendo a disposizione non solo i muri ma l’organizzazione, i contatti, l’esperienza: il Prc locale prevede una diversa impostazione dello sviluppo urbano nei quartieri e nella Valle fin dagli anni 90, dalle critiche al primo tentativo di scolmatore, alla recente resistenza verso la costruzione di silos/auto in aree franabili o esondabili. Divenendo coordinamento di un dissenso che faticava a trovare interlocutori e spazio, nell’egemonia decisionista della dirigenza comunale. (Non molto rispetto a questo atteggiamento è cambiato con il nuovo corso, al quale abbiamo dato il nostro contributo, ed ora infatti se ne vedono i frutti)

Attraverso steps appropriati in un paio di anni siamo arrivati a novembre scorso con un convegno realizzato con il Wwf ed un gruppo di associazioni e comitati locali, su un tema cittadino e nazionale: “Dal dissesto idrogeologico una opportunità per la città”. Dove si è chiaramente evidenziato la volontà di una consistente parte della cittadinanza di cambiare prospettive, di essere informata e di condividere le scelte incidendo su queste. Tanto da portare all’attenzione pubblica due proposte ben argomentate, tecniche e politiche, suffragate da studi approfonditi.

La prima delle quali contestava l’utilizzo di Fondi governativi destinati a Genova, per realizzare un opera, il miniScolmatore del Fereggiano, che, con un rapporto costi/benefici decisamente negativo, avrebbe voluto rispondere alla piena del rio Fereggiano. Grande opera che oltre che portarsi via gli unici soldi che genova vedrà per anni, lascerà senza tutela e senza alcun intervento un ampia area densamente abitata, inclusa nel disegno di un Piano di bacino che non ne prevede la realizzazione, anzi, suggerisce tutt’altro.

Indicando nel contempo un intervento ben piu economico e maggiormente risolutorio, compatibile con una pianificata operazione di risanamento territoriale, volano di occupazione locale e diffusa e soprattutto elaborato in un percorso di conoscenza condivisa tra i cittadini le università, non solo genovesi. Il Prc si è espresso piu volte sulla necessità di modificare approccio e direzione rispetto alla questione del dissesto e del risanamento.

Un ampio fronte di dissenso venutosi a creare intorno a istanze di resistenza e una maggiore sensibilità diffusa hanno permesso ad alcuni Municipi, e agli uffici regionali con la VAS, di porre condizioni alla realizzazione del nuovo PUC, ma nella Amministrazione cittadina l’inerzia, l’assenso alla speculazione collinare del cemento, e l’attesa del miniscolmatore “salvifico”, hanno fatto si che a tre anni dal disastro esistessero le condizioni ed il degrado necessario perchè il dramma si riproponesse.

Nuovamente, la notte del 9 ottobre scorso, le piogge riempiono i fiumi e devastano i versanti.

Fango e detriti da spalare e persone da soccorrere, lo scenario è simile ma la consapevolezza è oggi ben presente, un po’ in tutti.

Circolo Bianchini e compagn* sono ancora una volta un riferimento per chi pratica la solidarietà, sono soprattutto giovani e studenti che decidono di fare un’assemblea aperta, un documento di rabbia e rivendicazione, e ripulite le strade, di indire una manifestazione autoconvocata di volontari, studenti, abitanti, che pretenda la revoca dei responsabili politici della politica devastante sul territorio e sulla popolazione degli ultimi trenta anni. Come dar loro torto? intanto era necessario dar loro voce, ed è quello che il Circolo ha ritenuto utile fare.

Infatti dalla rete di contatti e collaborazioni creata nel pregresso le adesioni sono immediate, i contributi molteplici, dando lo spessore di una minima piattaforma rivendicativa, con istanze compatibili e univoche di cambiamento.

Ne è risultata una manifestazione densa e partecipata, dove hanno trovato spazio tantissimi giovani, famiglie e studenti, comitati per il diritto e associazioni per il paesaggio, ma anche i famigliari delle vittime di Viareggio che chiedono giustizia, o i sindacati di base e la rivendicazione di lavoro pulito e dignitoso, così come i gruppi piu storicamente libertari o ambientalisti. Durante un percorso tra le case e le cantine infangate il corteo si è man mano gonfiato. Dove il Bisagno esplode, a BorgoCrociati, eravamo forse duemila, davvero in molti ad affrontare un lungo tragitto, a portare dalla periferia al centro rabbia e volontà di cambiare, per non averci chiamato nessuno a raccolta.

>Nel realizzare l’iniziativa molt* erano compagn* del partito, simpatizzanti del Circolo, impegnati nei diversi aspetti, compreso quello di confronto e critica, sin da subito. Come da sempre. Un contributo alla rappresentanza non solo militante nella manifestazione è forse dovuta anche alla capacità di essere laboratorio di lotta e di socialità che nei momenti migliori il Circolo dimostra di essere, per l’aver lavorato nel tempo e nel contesto, diventando un affidabile riferimento degli abitanti.

Ed il percorso, per quel che ci riguarda, è solo agli inizi.

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