Teatro dell’Opera: come al solito la colpa è dei lavoratori!

Teatro dell’Opera: come al solito la colpa è dei lavoratori!

di Stefania Brai, Responsabile nazionale cultura Prc -

Come al solito la colpa è dei lavoratori. Se Muti lascia il Teatro dell’Opera, se quasi tutte le Fondazioni lirico sinfoniche sono in difficoltà economica la colpa è del sindacato e dei lavoratori (cioè degli orchestrali, dei cantanti, dei ballerini, degli scenografi e di tutti quegli artisti e quei tecnici che rendono possibile la messa in scena delle opere).

È vergognoso che nessuno parli del taglio costante dei Fondo unico dello spettacolo e del fatto che in Italia si investe in cultura lo 0,16 percento del Pil, contro una media europea dell’1 %. Delle incapacità gestionali dei manager messi a capo delle fondazioni liriche dai vari ministri, della loro totale estraneità alla cultura, dei loro stipendi e dei loro consulenti. Del famigerato decreto “valore cultura” del ministro Bray secondo il quale le fondazioni che non sono in pareggio di bilancio devono presentare un piano di risanamento che deve inderogabilmente prevedere la riduzione del personale tecnico e amministrativo fino al 50 per cento dell’organico; la “razionalizzazione” del personale artistico; la cessazione dell’efficacia dei contratti integrativi aziendali. Nessuno dice che le fondazioni che non rispetteranno queste condizioni saranno poste in liquidazione coatta amministrativa. Cioè chiuse.

Nessuno parla delle colpe dei governi che hanno trasformato gli Enti lirici in Fondazioni di diritto privato, dei governi che continuano a tagliare i fondi per la cultura provocando la chiusura di teatri, di sale cinematografiche, di biblioteche e dei tanti luoghi della cultura del nostro territorio. Desertificando il paese e mercificando tutto, la cultura come le persone.

I teatri lirici hanno invece bisogno di una grande riforma: devono tornare ad essere luoghi pubblici di produzione, formazione e diffusione culturale, devono poter contare sulla certezza di finanziamenti pubblici garantiti dallo Stato, devono poter valorizzare al massimo le grandi professionalità dei nostri lavoratori ed avere un unico obiettivo: la qualità artistica delle produzioni.

Rifondazione comunista è a fianco dei lavoratori nella loro lotta in difesa delle istituzioni culturali e dei posti di lavoro. Dare ancora una volta la colpa ai lavoratori è utile a chi, come il governo Renzi, vuole eliminare l’articolo 18 e sta tentando di distruggere il sindacato.

 

 


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