Pubblico impiego, no al blocco del contratto! Volantino PRC da scaricare e diffondere

Pubblico impiego, no al blocco del contratto! Volantino PRC da scaricare e diffondere

di Roberta Fantozzi, responsabile nazionale Lavoro PRC –

Il blocco della contrattazione nel pubblico impiego ha comportato dal 2010 ad oggi una perdita cumulata pro-capite di 4200 euro solo per il mancato adeguamento al costo della vita, ed una perdita a regime di 260 euro mensili. Altro che 80 euro!

Ora il governo Renzi ufficializza che il blocco continuerà. Tutto questo dopo aver varato una cosiddetta “riforma” che obbliga alla mobilità entro 50 chilometri, introduce il demansionamento, dimezza le agibilità sindacali e mentre si preparano nuovi tagli.

L’attacco al pubblico impiego usa lo stereotipo di lavoratrici e lavoratori “fannulloni”, dei lavoro pubblico come parassitario.

E’ un falso. Se pure esistono aree di inefficienza, la grande maggioranza dei lavoratori pubblici svolge il proprio compito in condizioni sempre più difficili. Infermieri e medici, insegnanti e personale ATA, ricercatori, vigili del fuoco, ferrovieri e addetti ai trasporti, addetti alle pulizie, operatori dei servizi per l’infanzia, per gli anziani e le persone con disabilità… Sono questi i lavoratori pubblici: donne e uomini – soprattutto donne – che in questi anni nonostante i tagli, hanno mandato avanti servizi essenziali per garantire i diritti delle persone.

 E’ un falso anche che i lavoratori pubblici siano troppi o che per essi si spenda troppo. E’ vero l’opposto. Nel 2010, prima che iniziassero i tagli, l’Italia aveva 59 dipendenti pubblici ogni 1000 abitanti, contro gli 85 della Francia e i 92 della Gran Bretagna. Ed in Italia ogni cittadino spende per il lavoro pubblico 2717 euro l’anno, meno della media dell’Europa a 27 (2736 euro) e molto meno della Francia (4087 euro) o della Gran Bretagna (3260 euro). Il blocco del turn-over poi ha fatto perdere dal 2008 al 2013, quasi 300.000 posti di lavoro, ed ha precluso la pubblica amministrazione ai giovani.

L’attacco al pubblico impiego non ha nulla a che vedere con una riforma in grado di dare maggiore efficacia al lavoro pubblico, ha invece molto a che vedere con la volontà del governo di attaccare i diritti di tutto il mondo del lavoro e di tagliare e privatizzare i servizi.

E’ ora di dire basta!

I lavoratori del comparto della sicurezza si sono mobilitati e stanno obbligando il governo a reperire le risorse per il loro contratto. Ma tutte le lavoratrici e i lavoratori pubblici hanno lo stesso diritto.

Questa volta bisogna fare come la polizia e i carabinieri:

ci vuole lo sciopero e la ripresa delle lotte!

Per il contratto, lo sblocco del turn-over, la stabilizzazione di tutti i precari.

Perché dal lavoro pubblico dipendono i servizi, il diritto alla salute, alla scuola, all’assistenza di tutti i cittadini.

Perché non si esce dalla crisi continuando a tagliare i salari.

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VOL-DIP-PUBBLICI sett2014

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