Quelle notizie su Cl che nessun giornale vuole pubblicare

Quelle notizie su Cl che nessun giornale vuole pubblicare

di Ernesto Milanesi – il manifesto -

A poco più di un mese dall’inaugurazione del Mee­ting di Rimini 2014, la fra­ter­nità reli­giosa di Comu­nione e libe­ra­zione con la Com­pa­gnia delle Opere e la Fon­da­zione per la sus­si­dia­rietà sono impe­gnate nel mar­ke­ting dell’evento che non deve essere oscu­rato nem­meno dal for­fait del pre­mier Mat­teo Renzi.

Grandi quo­ti­diani, tele­vi­sioni pub­bli­che e non, comu­ni­ca­zione isti­tu­zio­nale sem­brano ade­guarsi pre­ven­ti­va­mente. Almeno tre rile­vanti noti­zie non hanno tro­vato eco nei media, anche se man­ten­gono l’interesse di social net­work e web…

La prima riguarda il reve­rendo mon­si­gnor Mauro Inzoli per cui il 9 dicem­bre 2012 il vescovo di Crema aveva dispo­sto «la dimis­sione dallo stato cle­ri­cale», con­fer­mata il 12 giu­gno scorso dal prov­ve­di­mento ema­nato dalla Con­gre­ga­zione per la dot­trina della fede. Com­por­ta­menti scan­da­losi, pedo­fi­lia, abuso su minori: lo si legge chiaro e tondo nel comu­ni­cato uffi­ciale della Dio­cesi. E – finora — sol­tanto nelle cro­na­che della Pro­vin­cia di Cre­mona e nella pun­tuale, docu­men­tata e costante «cam­pa­gna di con­tro­in­for­ma­zione» di Wu Ming Foun­da­tion. Si tratta dell’ex vice­pre­si­dente della CdO, fon­da­tore del Banco Ali­men­tare, ex ret­tore dell’Istituto Santa Doro­tea di Napoli, ma soprat­tutto fin dal 1984 pre­si­dente dell’associazione ciel­lina che a Crema rice­veva in affi­da­mento minori in dif­fi­coltà. Noti­zia, di fatto, cen­su­rata a livello nazio­nale da sem­pre. Un caso cla­mo­roso «rego­lato» solo dal Vati­cano. Ma Franco Bordo (depu­tato Sel) non si accon­tenta e ha fir­mato un sin­to­ma­tico espo­sto alla locale Pro­cura della Repubblica…

La seconda noti­zia è la sen­tenza del Tri­bu­nale civile di Padova. Ha con­dan­nato Gra­ziano Debel­lini, lea­der cari­sma­tico di Cl a Nord Est, a risar­cire con 25.405 euro Luigi De Magi­stris, attuale sin­daco di Napoli. Un duello per­so­nale che risale al 2008 quando i ver­tici ciel­lini fini­scono nell’occhio del ciclone per l’inchiesta della Guar­dia di finanza e della magi­stra­tura sull’utilizzo dei fondi euro­pei. Era la «Why Not veneta» che ha rimesso in discus­sione l’anima can­dida dei seguaci di don Gius­sani. In primo grado, con rito abbre­viato, quat­tro con­danne per truffa aggra­vata e con­ti­nuata: spicca il nome di Alberto Raf­faelli, che fra il fal­li­mento di K Com­mu­ni­ca­tion Srl e la let­te­ra­tura locale si è anche pre­oc­cu­pato dell’immagine del sin­daco leghi­sta Fla­vio Tosi. Per l’imputato Debel­lini, invece, era scat­tata la pre­scri­zione. Ora la con­danna a causa delle dichia­ra­zioni rila­sciate nel 2010, al momento del rin­vio a giu­di­zio: «Que­sta è una deci­sione figlia della cul­tura alla De Magi­stris. L’atteggiamento dei pm è frutto di cat­ti­ve­ria, pre­giu­dizi e teo­rie ideo­lo­gi­che, appunto alla De Magi­stris. L’inchiesta su di noi è nata per­ché qual­cuno voleva imi­tare l’inchiesta Why Not. C’erano degli sce­riffi che ave­vano pen­sato che fosse la loro grande occa­sione di visibilità».

Infine, la dra­stica deci­sione del patriarca di Vene­zia Fran­ce­sco Mora­glia appena annun­ciata con un inter­vento nel set­ti­ma­nale dio­ce­sano Gente Veneta. «È pre­ciso con­vin­ci­mento del Patriarca — che è anche Gran Can­cel­liere della Fon­da­zione Stu­dium Gene­rale Mar­cia­num — che il con­te­sto attuale richieda segni di novità nell’intendere e vivere i rap­porti tra le isti­tu­zioni civili e quelle eccle­siali. In tal senso, si ritiene neces­sa­rio che vada ripen­sato e giunga ormai a ter­mine il rap­porto esi­stente tra la Fon­da­zione e il Con­sor­zio Vene­zia Nuova». Parole ine­qui­vo­ca­bili, rispetto anche alle «inter­lo­cu­zioni» fra i can­ni­bali del Mose e il ciel­lino Angelo Scola docu­men­tate nei fal­doni della Procura.

È l’inizio della fine per la Chiesa nella Chiesa? Non è arri­vato il momento giu­sto per rom­pere anche il muro di omertà media­tica sul Mee­ting di Rimini?

 


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