
Inizia l’estate calda della scuola made in Renzi
Pubblicato il 10 lug 2014
di Roberto Ciccarelli – il manifesto
Istruzione. La prossima arriveranno in Consiglio dei ministri i provvedimenti sulle 36 ore di lavoro per i docenti, mentre si pensa di dare ai privati il ruolo di chi tiene aperti gli istituti fino alle 22, 11 mesi su 12
L’anno scolastico è finito, ma la stagione dei riformatori della scuola non conosce tregua. L’estate del 2014 verrà ricordata per i monologhi del sottosegretario Roberto Reggi, già sindaco per 10 anni a Piacenza, sull’aumento a 36 ore dell’orario di lavoro dei docenti e sull’allungamento dell’orario di apertura degli istituti scolastici. Propositi di riforma dell’universo annunciati con la tradizionale intervista a tutto campo sul quotidiano di riferimento del centro-sinistra, smentita, perfezionata, ritrascritta nei giorni successivi. Nel silenzio del ministro Stefania Giannini (nella foto), un po’ in ombra dopo il risultato di Scelta Civica alle europee, da giorni la scuola italiana è soffocata da un polverone che ha preoccupato sindacati e insegnanti. E i precari ai quali Reggi sembra avere detto di volere cancellare le supplenze brevi per darle ai docenti di ruolo.
Ieri sera si è appreso, stavolta dall’Ansa, che un «pacchetto di interventi» arriverà sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri. Considerati i precedenti, e tenendo presente che la capacità dell’esecutivo Renzi di presentare atti legislativi organici e razionali non è esattamente una sua peculiarità, come ha compreso il Quirinale in occasione della riforma «epocale» della pubblica amministrazione, è consigliabile aspettare perlomeno la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale di quanto verrà deciso.
Al «pacchetto» di mischia per riformare la scuola avrebbero lavorato per alcuni mesi — si apprende dall’Ansa, non da Reggi — due gruppi di lavoro. Gli interventi riguarderebbero la formazione, il reclutamento e la «valorizzazione» della professionalità degli insegnanti. È il «piano scuola» promesso da Renzi, subito dopo il piano sull’edilizia scolastica, per il quale disse di avere stanziato 3,7 miliardi, in seguito ridotti a 244 milioni divisi tra il 2014 e il 2015.
La stella polare è sempre l’impegno di aumentare a 36 ore settimanali il lavoro dei docenti. Reggi ha voluto precisare di non avere sostenuto di raddoppiare l’orario di lavoro, «ma solo di differenziare i carichi di lavoro nell’ambito degli orari previsti e che già oggi molti fanno».
È quanto sostenuto, sin dall’inizio del suo mandato, da Giannini ed è un’idea fissa sin da quando un commando di neoliberisti si è impadronito del Miur con il progetto di introdurre la «meritocrazia» nella scuola. In realtà si vuole solo differenziare i salari tra i docenti, mettendoli in competizione, gravandoli di incombenze burocratiche derivanti dai crescenti carichi di lavoro legati alla psicosi valutativa che, a partire dai test Invalsi, sta sommergendo anche la scuola. I «riformatori» vogliono arrivare ad un «contratto flessibile», basato sui carichi di lavoro e non più sull’anzianità di servizio, attribuendo bonus produttività sul modello manageriale che si è impadronito della scuola. In questo modo anche il governo Renzi vuole superare «l’attuale dicotomia tra organico di diritto e organico di fatto e arrivare a un organico funzionale».
Quanto alle scuole aperte dalle 7 alle 22, e 11 mesi su 12, si tratta di capire chi metterà il lavoro. L’impianto del governo sembra essere chiaro. Non sarà probabilmente il personale Ata a tenere aperte le scuole, di notte e d’estate, ma saranno privati, associazioni e i volontari (la figura emergente nel lavoro in Italia: chi lavora gratis «per la comunità») a farlo. A tutti gli effetti, sempre che venga realizzata, la riforma potrebbe essere la «svolta» di Renzi: la privatizzazione del lavoro pubblico per eccellenza, quello scolastico. Immancabile è il riferimento al «modello tedesco» della scuola.
Non si tratta di un omaggio calcistico alla super-potenza europea, è un’aspirazione ideologica. L’alternanza «scuola-lavoro» significa professionalizzare l’insegnamento, impendendo alla scuola di esplicitare la sua funzione di «ascensore sociale». Il sindacato Gilda è sul piede di guerra, mentre l’Unicobas ha indetto per il 14 luglio un sit-in sotto al ministero a Roma e ha invitato gli altri sindacati a una controffensiva unitaria. Sarà l’estate più calda della scuola italiana.
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