Per i migranti il lavoro è povero

Per i migranti il lavoro è povero

di rassegna.it

L’occupazione tra gli uomini immigrati è scesa di 10 punti tra il 2008 e il 2012 e chi un lavoro ce l’ha resta spesso “intrappolato in impieghi a bassa produttività e mal pagati”. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto sull’integrazione dell’Ocse

Il tasso di occupazione tra gli uomini immigrati in Italia è calato drasticamente negli anni della crisi, di 10 punti percentuali tra il 2008 e il 2012, un calo all’incirca doppio rispetto ai nativi, e questo perché i lavoratori migranti sono concentrati soprattutto nei settori dell’edilizia e del manifatturiero, tra i più colpiti dalla recessione economica. E’ quanto emerge dal rapporto “L’integrazione degli immigrati e dei loro figli in Italia”, redatto, su richiesta del Cnel, dall’Ocse e presentato oggi a Roma.
Le donne immigrate, invece, restano per lo più impiegate in lavori di cura e assistenza, e qui l’andamento dell’occupazione “dipende dai risparmi delle famiglie, che stanno notevolmente diminuendo”. E anche se tra la popolazione in età lavorativa in Italia il tasso di occupazione degli immigrati è maggiore rispetto a quello dei nativi, molti stranieri “sono intrappolati in lavori a bassa produttività e mal pagati e costituiscono buona parte dei lavoratori in condizioni di povertà”.

Spesso, denuncia l’Ocse, gli immigrati entrano nel circuito del lavoro sommerso e irregolare, dello sfruttamento e della discriminazione. Ciò vale anche per “quel 10% classificato come altamente qualificato, che rappresenta l’unico gruppo con tassi di occupazione più bassi rispetto ai nativi”. Complessivamente, gli immigrati, uomini e donne, costituiscono rispettivamente il 31 e il 40% dei lavoratori poco qualificati nel 2012.

Solo la metà di loro ha un titolo di studio superiore alla licenza media e pochi parlano italiano al momento dell’arrivo. Il passaggio alla scuola superiore non è facile e, ricorda l’Ocse, “solo otto regioni consentono agli studenti immigrati con qualifica professionale post-triennale di accedere a un quarto anno di formazione e solo due regioni al quinto anno”. Il rapporto registra infine tra i figli di immigrati un crescente tasso di abbandono scolastico e una percentuale di Neet pari a un terzo degli stranieri tra i 15 e i 24 anni.


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