Su 10 detenuti 4 sono dentro per droga

Su 10 detenuti 4 sono dentro per droga

di redattoresociale.it – Ultimo “Libro bianco” sulla legge Fini Giovanardi presentato oggi a Roma. In 8 anni colpiti solo i “pesci piccoli” e dal Dipartimento antidroga dati non riconosciuti a livello europeo. “Ridisegnare una legge sulla droga che faccia i conti con la realtà”

Quattro detenuti su 10 e un nuovo ingresso in carcere ogni tre, ma a finire dietro le sbarre per droga sono quasi solo i “pesci piccoli”. È la denuncia contenuta nel V Libro bianco sulla legge Fini Giovanardi sulle droghe presentato oggi a Roma presso la sala del Senato Santa Maria in Aquiro. Quinto e probabilmente ultimo libro bianco, spiegano i promotori (La Società della Ragione, Forum Droghe, Antigone, Cnca) dopo la dichiarazione di incostituzionalità della legge oggetto di questo report annuale che anticipa di qualche giorno la presentazione in Parlamento della Relazione governativa su droghe e tossicodipendenze, che quest’anno subirà verosimilmente un ritardo dovuto ad un Dipartimento antidroga senza vertici dagli inizi di aprile.

Per i curatori del dossier, gli effetti della legge Fini Giovanardi sul carcere sono stati “nefasti”. “Nel 2013, su un totale di 59.390 ingressi negli istituti penitenziari – spiega il Libro bianco -, il 30,56 per cento era per violazione dell’art 73 della legge antidroga (detenzione di sostanze illecite), mentre quasi il 40 per cento delle presenze in carcere a dicembre 2013 sono dovute direttamente alla legge sulle droghe”. Tuttavia, se si va a confrontare i dati ufficiali dei detenuti presenti al 2013 per violazione dell’art. 73 e del 74 (che punisce “l’associazione finalizzata al traffico illecito”), emerge una realtà che vede i piccoli crimini primeggiare. Mentre per il solo art. 73 sono quasi 18 mila i detenuti, più di 5 mila quelli condannati per aver violato entrambi gli articoli, per il solo art. 74 sono solo 810 detenuti. “L’enorme divario rende evidente che la legge è stata costruita per colpire indiscriminatamente i “pesci piccoli” – spiegano le organizzazioni -, se non i semplici consumatori in possesso di quantità ritenute a fini di spaccio”.

Nel 2013, inoltre, il 45 per cento del totale delle denunce per droga ha riguardato la cannabis, con un incremento del 35 per cento rispetto al 2005. Al secondo posto la cocaina, col 34,6 per cento di denunce, in calo del 5,8 per cento. Poi le altre sostanze (tra cui l’eroina) che calano rispetto al 2005 di circa il 22-23 per cento.  Per Stefano Anastasia, presidente della Società della Ragione, occorre “ridisegnare una legge sulla droga che faccia i conti con la realtà di cui si discute anche fuori dal nostro paese. Fortunatamente la sentenza della Corte costituzionale è intervenuta nel momento in cui in gran parte del mondo si sta mettendo in discussione quella filosofia della guerra alla droga che ha invece segnato le politiche proibizioniste negli ultimi 30 anni di cui la legislazione italiana è un esempio. Spero che il governo italiano, in vista dell’Assemblea delle Nazioni unite che si terrà nel 2016 per discutere delle politiche sulle droghe a livello mondiale, possa scegliere da che parte stare”.

Ma non sono solo i dati sul carcere ad essere oggetto di forti critiche da parte delle organizzazioni promotrici del Libro bianco. Al centro delle polemiche anche i dati riguardanti gli incidenti stradali, i test effettuati sui luoghi di lavoro, ma soprattutto la gestione Serpelloni del Dipartimento antidroga i cui dati non sono riconosciuti a livello europeo, secondo quanto affermato da Carla Rossi, rappresentante del Parlamento europeo nel Consiglio di amministrazione dell’Emcdda (Osservatorio di Lisbona).

Su Rs l’Agenzia di Redattore sociale tutti i lanci sul Libro bianco sulla Fini-Giovanardi e i commenti di Franco Corleone (garante) e Carla Rossi (docente).


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