Per una Syriza italiana. Se non ora quando?

Per una Syriza italiana. Se non ora quando?

di Paolo Ferrero – il manifesto – Sinistra. In assemblea il 19 luglio a Genova e una manifestazione nazionale in autunno. Nel voto alla Lista Tsipras c’era un di più, che parlava della speranza di dar vita ad una nuova fase politica

Nelle ele­zioni euro­pee di un mese fa, la lista «l’altra Europa con Tsi­pras», dopo aver supe­rato più sbar­ra­menti – dalla rac­colta delle firme al 4% dei voti – ha eletto tre depu­tati che sono andati a raf­for­zare le fila del gruppo della sini­stra uni­ta­ria – il Gue – nel Par­la­mento Euro­peo.
Sul piano della rap­pre­sen­tanza pos­siamo quindi affer­mare: mis­sione com­piuta. Chi ha cre­duto nella lista Tsi­pras ha eletto per­sone che stanno facendo quello che ave­vano detto in cam­pa­gna elet­to­rale. Non è poco: gli elet­tori di Renzi hanno eletto depu­tati che in Europa gover­ne­ranno con Ber­lu­sconi sulla base delle poli­ti­che neo­li­be­ri­ste e chi ha votato Grillo ha dato un con­tri­buto deci­sivo alla for­ma­zione di un gruppo in cui si anni­dano ogni sorta di raz­zi­sti e nazio­na­li­sti di destra.

A par­tire da que­sto risul­tato posi­tivo e fon­da­men­tale, è oggi pos­si­bile e neces­sa­rio porsi l’obiettivo di rispon­dere anche alla domanda impli­cita pre­sente nel voto alla lista «l’altra Europa con Tsi­pras»: dar vita ad una sini­stra degna di que­sto nome nel nostro paese. Non credo infatti di esa­ge­rare se affermo che nel voto alla lista esi­steva un’eccedenza, un di più, che par­lava di una spe­ranza di dar vita ad una nuova fase poli­tica, ad una Syriza ita­liana. Credo che a que­sta domanda occorra dare una rispo­sta posi­tiva. Marco Revelli, nei giorni scorsi, usava una meta­fora cal­ci­stica per porre il pro­blema della pro­spet­tiva della lista. Pas­sando al cicli­smo direi che abbiamo vinto una tappa, adesso si tratta di vin­cere la corsa. Non è suf­fi­ciente ammi­ni­strare il risul­tato, si tratta di fare un salto di qua­lità che è reso pos­si­bile pro­prio dal posi­tivo esito elettorale.

Un salto di qua­lità nella costru­zione di una Syriza ita­liana, può par­tire intanto da quella risorsa deci­siva che sono stati e sono i comi­tati ter­ri­to­riali, sorti in quasi tutto il paese a soste­gno della lista. Non in modo uni­forme e non con lo stesso grado di con­di­vi­sione e uni­ta­rietà, tut­ta­via un pro­cesso poli­tico si è messo in moto, dal basso ed in forme inclu­sive. Certo la lista è stata costruita dall’alto — per­sino inse­rendo il nome di Ale­xis nel sim­bolo – e non poteva essere altri­menti. Penso che que­sto «pro­cesso dall’alto» abbia dato quel che poteva, con i suoi lati buoni e i suoi pro­blemi. Penso che la stessa inge­ne­rosa discus­sione post elet­to­rale, che ha tra­sfor­mato Bar­bara Spi­nelli in una sorta di capro espia­to­rio, sia segno di quei pro­blemi «strutturali».

Detto que­sto, credo si tratti oggi di fare un salto di qua­lità, inve­stendo stra­te­gi­ca­mente in un «pro­cesso dal basso». Con­so­li­dare i comi­tati esi­stenti e costruirne di nuovi in ogni città ed in ogni paese, porsi l’obiettivo di costruire l’altra Vene­zia come l’altra Firenze o l’altra Iser­nia. Costruire pro­ces­sual­mente l’altra Ita­lia nell’intreccio con l’altra Europa, a par­tire dalla decli­na­zione dei temi e degli obiet­tivi dello stesso pro­gramma della Lista, mi pare è un passo pos­si­bile e necessario.

Una ulte­riore grande risorsa su cui far leva, sono le rela­zioni in cui siamo inse­riti come lista. Se è vero che è sul piano euro­peo che si gioca la vera par­tita, occorre far entrare l’Europa in Ita­lia e valo­riz­zare, in tutta la sua poten­zia­lità, il nostro rap­porto con il Gue e la Sini­stra Euro­pea. Da Pode­mos al Par­tito Comu­ni­sta Por­to­ghese, pas­sando per tutte le forze che fanno parte del Par­tito della Sini­stra Euro­pea — Syriza, Izquierda Unida, Front de Gau­che, Linke, ecc. — nel Gue vi è il com­plesso delle forze della sini­stra che vogliono dar vita ad una alter­na­tiva su scala con­ti­nen­tale. Costruire un pro­cesso di par­te­ci­pa­zione dal basso, nei ter­ri­tori, che abbia come rife­ri­mento que­sto schie­ra­mento euro­peo, può aprire una pro­spet­tiva poli­tica vera.

A par­tire da que­sti ele­menti fon­da­tivi, credo che si potreb­bero stem­pe­rare le discus­sioni di tipo orga­niz­za­tivo sul per­corso che ci por­terà al 19 luglio, con­cen­tran­doci sulla pro­spet­tiva poli­tica. In que­sta dire­zione a me par­rebbe utile far si che l’assemblea del 19 luglio possa tenersi a Genova – città sim­bolo del movi­mento anti­li­be­ri­sta e alter­mon­dia­li­sta, nell’intreccio evi­dente della lotta di ieri con­tro G8 e MAI e di oggi con­tro il TTIP — ed avere un carat­tere largo. Una assem­blea pen­sata per una par­te­ci­pa­zione ampia e dif­fusa sarebbe un buon modo per segnare un cam­bio di passo. Così come sarebbe utile che l’assemblea del 19 lanci un per­corso di mobi­li­ta­zione nel corso del seme­stre di pre­si­denza euro­pea, in cui potrebbe avere un signi­fi­cato poli­tico di prima gran­dezza la con­vo­ca­zione di una mani­fe­sta­zione nazio­nale per l’autunno. Intrec­ciare per­corso di costru­zione poli­tica e di mobi­li­ta­zione sociale mi pare il modo migliore per dar vita a quella sog­get­ti­vità sociale, poli­tica e cul­tu­rale che superi i limiti che ci hanno carat­te­riz­zato in que­sti anni: se non ora quando?


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