Generazione Tsipras: «Una politica oltre i cliché del giovane precario»

Generazione Tsipras: «Una politica oltre i cliché del giovane precario»

di Roberto Ciccarelli – il manifesto -

Una campagna elettorale porta a porta, voto su voto. Marco Furfaro (Sel), con 23.750 preferenze, e Eleonora Forenza (Rifondazione), con 22.685, possono essere eletti al parlamento europeo. Senza strutture di partito, Claudio Riccio ne ha raccolte poche di meno: 20.512 a Sud. A Nord-Ovest, Alessandra Quarta 11.605: «Devono trasformarsi in un progetto politico più ampio. Non so dare un nome, ma sono certa che sarà qualcosa»

Hanno tra i 28 e i 38 anni, ma non vogliono essere chia­mati solo «gio­vani» o «pre­cari». Per­ché gio­vani non lo si resta a vita e per­ché essere pre­cari non costi­tui­sce, in sé, un’identità poli­tica, ma una con­di­zione gene­rale. Nella cam­pa­gna elet­to­rale che ha por­tato la lista «Altra Europa con Tsi­pras» a supe­rare, di poco, il 4% dei voti alle euro­pee, hanno fatto una cam­pa­gna elet­to­rale clas­sica: un porta a porta lungo migliaia di chi­lo­me­tri, decine le città dove hanno tenuto comizi anche con 15 per­sone. Hanno strap­pato voto su voto, supe­rando lo scet­ti­ci­smo e la depres­sione dif­fusi a sinistra.

Due di loro, Marco Fur­faro, 33 anni, diri­gente di Sini­stra Eco­lo­gia e Libertà, e Eleo­nora Forenza, 38 anni, diri­gente di Rifon­da­zione Comu­ni­sta, potreb­bero essere eletti al par­la­mento euro­peo. Il primo ha rice­vuto 23.750 pre­fe­renze nella cir­co­scri­zione del Cen­tro, la seconda 22.685 in quella del Sud.

«Quella del pre­ca­riato non è una con­di­zione gio­va­nile, ma riguarda un paese intero – afferma Fur­faro – La sini­stra ha tar­dato a ren­dersi conto che la pre­ca­rietà non è un con­tratto a tempo deter­mi­nato, ma cor­ri­sponde alla rot­tura di un modello sociale che non riguarda solo le cate­go­rie che ha sem­pre pro­tetto (l’operaio o il dipen­dente), ma anche i lavo­ra­tori auto­nomi che chie­dono rispo­ste con­crete». Quanto ha pesato sulle pre­fe­renze rac­colte un par­tito come Sel? «Non credo di essere stato votato in quanto diri­gente di par­tito, in un momento di crisi dei sin­da­cati e dei par­titi anzi que­sto potrebbe essere un osta­colo – risponde Fur­faro – Credo che siamo riu­sciti a fare emer­gere una spe­ranza: si può anche non restare poveri o pre­cari a vita e che esi­ste un’alternativa alla guerra dell’ultimo con­tro il penultimo».

«È emersa una con­di­zione più arti­co­lata del sem­plice “gio­vane”, ases­suato, o “neet” con il quale di solito ven­gono descritti i “pre­cari” — afferma Eleo­nora Forenza – Non siamo “gio­vani”, siamo pre­cari, par­tite Iva, con­trat­ti­sti. Cre­diamo che la “pre­ca­rietà” non sia solo una con­di­zione, ma un fat­tore di sog­get­ti­va­zione poli­tica. Mi sem­bra che oggi a sini­stra si sia ini­ziato a par­lare la lin­gua di una nuova gene­ra­zione poli­tica». Que­sto salto, ad oggi piut­to­sto ambi­zioso, lo si può rag­giun­gere invo­cando l’unità della sinistra?

«Un pro­getto uni­ta­rio oggi è neces­sa­rio – risponde Forenza – non penso però solo ai par­titi, ma ad un blocco sociale che esi­ste ma è da rico­struire in alter­na­tiva al socia­li­smo euro­peo e con­tro il par­tito Demo­cra­tico». Non signi­fica ante­porre il poli­ti­ci­smo alla con­di­zione per­so­nale? «Al con­tra­rio – ribatte Forenza – signi­fica par­tire da sé e dalla pro­pria con­di­zione. Dob­biamo unire ciò che il neo­li­be­ri­smo ha diviso. E lo si può fare a comin­ciare da se stessi. Per due mesi ho sospeso la mia vita di ricer­ca­trice pre­ca­ria. Spero che i col­le­ghi mi per­do­nino. Pas­serò l’estate a lavo­rare. Lo giuro».

Clau­dio Ric­cio, 29 anni, oggi lavora come free­lance della comu­ni­ca­zione. Nel 2010 è stato uno dei por­ta­voce del movi­mento stu­den­te­sco con­tro la riforma Gel­mini, sponda Uds-Link. Senza strut­ture di par­tito, ricor­rendo anche al car sha­ring o all’autostop, con 5 mila euro di bud­get per una cam­pa­gna auto-finanziata, Ric­cio ha rac­colto 20.512 pre­fe­renze nel col­le­gio Sud. È risul­tato primo della lista Tsi­pras a Bari, Brin­disi o Fog­gia, supe­rando poli­tici di lungo corso. «Un risul­tato stu­pe­fa­cente – ammette – mi sento for­te­mente respon­sa­bi­liz­zato. Ad un certo punto di que­sto viag­gio ho avver­tito uno scatto den­tro le per­sone. È par­tita un’onda di mobi­li­ta­zione tra chi è da solo o orfano della poli­tica e della sini­stra, ma non smette di fare rete. Penso che ora uno spa­zio poli­tico sia stato aperto e non biso­gna per­met­tere che venga richiuso. Credo che tra poco si mol­ti­pli­che­ranno ini­zia­tive, auto-convocazioni, assemblee».

Ric­cio rac­conta un’altra decli­na­zione della gene­ra­zione poli­tica: quella di chi è fug­gito all’estero. «Dall’Australia mi hanno con­tat­tato 27 amici che avreb­bero voluto votarmi, sono andati lì per­ché qui da noi non c’è spa­zio. Anche loro hanno supe­rato il disgu­sto e la disil­lu­sione, oltre che la distanza. Per creare entu­sia­smo la sini­stra deve eli­mi­nare illu­sioni di purezza, sfi­dare Grillo con le pra­ti­che e espe­rienze di demo­cra­zia dal basso. Per fare que­sto serve deter­mi­na­zione e generosità».

A Nord-Ovest, c’è Ales­san­dra Quarta, 28 anni, nata a Lecce, da 10 vive a Torino. Si è lasciata alle spalle 10 mila chi­lo­me­tri, 25 pro­vince rac­co­gliendo 11.605 pre­fe­renze. «Più che il fisico, che non ho, per fare una cam­pa­gna elet­to­rale ci vuole uno spi­rito col­let­tivo, un pro­getto poli­tico. Noi siamo col­let­ti­va­mente qual­cosa» rac­conta que­sta neo-dottorata in Diritto civile che si rico­no­sce nello spa­zio sociale «Offi­cine Cor­sare» a Torino. Quarta è arri­vata in testa a Torino come in pro­vin­cia. Quasi mille voti li ha presi a Milano, 500 a Genova. «Ad uncerto punto c’è stato un con­ta­gio – rac­conta – 11 mila voti sono tanti alla prima espe­rienza, e soprat­tutto sono un segnale. Devono tra­sfor­marsi in un pro­getto poli­tico più ampio. Non so dare un nome ma sono certa che sarà qualcosa».


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