La sanità, 10 milioni senza copertura

La sanità, 10 milioni senza copertura

di Ivan Cavicchi – il manifesto

Il Rap­porto Istat “Noi Ita­lia. 100 sta­ti­sti­che per capire il Paese in cui viviamo”, con­ferma la crisi della sanità e l’estrema pre­ca­rietà del diritto alla salute. Tut­ta­via vanno pre­ci­sati alcuni punti. Intanto in asso­luto non è vero che spen­diamo poco per la salute come si dice. Nel 2011/2012 la spesa sani­ta­ria pub­blica è stata di circa 111 miliardi di euro, pari al 7% del Pil, men­tre quella pri­vata è pari al 20,6 e rap­pre­senta l’1,8% del Pil nazio­nale. Quindi tra spesa pub­blica pro capite (1.867 euro) e spesa pri­vata pro capite (media­mente circa 1000 euro) spen­diamo a testa media­mente quasi 3000 euro quindi all’incirca il 9% del Pil.

A parte i dati sul finan­zia­mento da aggior­nare con i tagli rei­te­rati dal governo Letta, l’Istat con­ferma un forte squi­li­brio tra nord e sud, smac­cata ini­quità nell’accesso ai ser­vizi pub­blici (la spesa pri­vata è per gran parte spesa per man­cato accesso al pub­blico), una forte mobi­lità inter­re­gio­nale che dimo­stra come mezza Ita­lia sia al di sotto del diritto. Non solo.

Il Rap­porto regi­stra cre­scita dell’abbondono sociale per­ché se ten­den­zial­mente cala tanto la spesa pub­blica quanto quella pri­vata vuol dire che (inter­po­lando dati da altre ricer­che) almeno 10 milioni di cit­ta­dini sono scoperti.

Due dati poli­tici più impor­tanti da sot­to­li­neare: in que­sta spesa pub­blica ci sareb­bero abba­stanza risorse libe­ra­bili da cor­ru­zioni e dise­co­no­mia da rifi­nan­ziare inte­ra­mente il sistema pub­blico fino a recu­pe­rare gli esclusi e quelli spinti verso il pri­vato. A con­di­zione di fare vera­mente la spen­ding review in modo ana­li­tico e rom­pere l’intreccio per­verso tra regioni con­senso poli­tico. La sanità è il più for­mi­da­bile mer­cato boa­rio per lot­tiz­zare pol­trone e incarichi.

Il secondo dato è che pro­prio per­ché la spesa nel suo com­plesso in ter­mini asso­luti non è bassa come dicono le Regioni per­ché dro­gata dai loro abusi e dalle loro spe­cu­la­zioni, il governa Letta è giu­sti­fi­cato a pro­gram­mare (vedi Def) un de-finanziamento della sanità che al 2017 ridurrà l’incidenza della spesa sani­ta­ria di un punto rispetto al Pil. Come dire cor­nuti e maz­ziati. Prima le Regioni si fanno gli affari loro e dopo il governo ci impone i tagli lineari.

Infine per quanto fuori moda, per quanto dimen­ti­cata da tutte le agende e da tutti i retori alla ribalta della poli­tica in que­sto momento, il rap­porto Istat pone con dram­ma­ti­cità la que­stione della salute. In Ita­lia ancora si fuma troppo (fuma­tori oltre i 14 anni sono il 21%), si beve troppo (a rischio il 14,1% delle per­sone sopra i 18 anni), si man­gia troppo(gli obesi sono 10,4% della popo­la­zione adulta).
Ma a parte gli effetti nega­tivi di que­sto frain­teso epi­cu­rei­smo, le cose diven­tano pesanti in tema di tumori e di malat­tie car­dio vasco­lari che si con­fer­mano le prime due cause di morte. Se la dimi­nu­zione di que­ste malat­tie è legata al suc­cesso di misure di pre­ven­zione pri­ma­ria, si com­prende come nel nostro paese dove non c’è legge sulla sanità che non parli dell’art.32 della Costi­tu­zione, il diritto alla salute sia forse il diritto costi­tu­zio­nale più disat­teso. Per­sino la mor­ta­lità infan­tile che è una misura del livello di benes­sere di un paese negli anni più recenti sta ral­len­tando la sua decrescita.

Il rap­porto Istat non sem­bra così con­so­la­to­rio e ras­si­cu­rante, senza con­tare che negli ultimi due anni le cose sono visi­bil­mente peg­gio­rate e che nel pros­simo futuro da quel che pare le cose andranno ancora peggio


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