L’ombra, per dirla con il portavoce dei Verdi Angelo Bonelli, lascerebbe pensare che “con questa norma si fa un grande regalo agli inquinatori che, in virtù di pseudo accordi di programma, non solo potranno vedere ridotti in modo consistente le cifre da sborsare per le bonifiche delle aree ma otterranno anche una premialità per realizzare nuovi impianti, come gassificatori, inceneritori o ampliamenti produttivi”.
Chi inquina non paga più?
Pubblicato il 7 feb 2014
di Luca Fazio – il manifesto
Alcuni passaggi e articoli del decreto Destinazione Italia potrebbero essere a dir poco tossici e nocivi. Non solo per la salute. Le peggiori ambiguità sono scritte in burocratese e spesso basta una congiunzione (una o al posto di una e) a fare la differenza. Quindi l’eventuale scandalo, in assenza di insulti, rischia di passare sotto silenzio, anche se il ministro dell’Ambiente Andrea Orlando ha già giurato che il governo non ha alcuna intenzione di “graziare” e premiare gli inquinatori. Speriamo. Perché in Italia ci sono già 100 mila ettari contaminati in 39 siti di interesse nazionale (Sin) in attesa di essere bonificati. Da Taranto a Crotone, da Gela a Brescia, da Priolo a Marghera, per non parlare della cosiddetta Terra dei fuochi. Dal 2002 ad oggi, scrive Legambiente, sono state emesse 150 ordinanze di custodia cautelare, sono state coinvolte 105 aziende e sono state denunciate 550 persone. Le bonifiche procedono assai lentamente, ma il giro di affari del risanamento ambientale si aggirerebbe attorno ai 30 miliardi di euro.
Se questo è il quadro, il governo Letta che fa? Per gli ambientalisti tenta di stravolgere il sano principio del “chi inquina paga” e stabilisce una sorta di condono per gli inquinatori, per di più arricchito da un pacchetto dono di finanziamenti qualora si adoperassero a chiedere scusa con un bel progetto di reindustrializzazione. L’allarme è stato lanciato da alcune associazioni ambientaliste che tempestivamente hanno lanciato un appello on-line per chiedere ai deputati di “stralciare queste norme che sono un vero e proprio schiaffo alle vittime di inquinamento” (la discussione alla Camera continua oggi). Ieri, in serata, qualcuno ha cercato di metterci una toppa (il Pd) con un emendamento che “subordina” l’accordo con l’inquinatore che ha eseguito la bonifica all’avvenuta “certificazione di avvenuta messa in sicurezza dei siti inquinati”. Sulla carta, sembra un’occhiataccia di ammonimento in più, ma bisogna vedere se sarà sufficiente a fugare il dubbio, perché la materia è complessa e gli interessi in gioco enormi.
Il presidente di Legambiente, Vittorio Cogliati Dezza, punta il dito contro l’articolo 4 del decreto Destinazione Italia. “Prevede che gli inquinatori firmino una transazione con i ministeri dell’Ambiente e dello Sviluppo economico — spiega — esentandoli da ogni altro obbligo di bonifica sul sito dell’inquinamento non previsto dall’accordo siglato”. Significa che una volta firmato l’accordo (e incassate le agevolazioni statali) l’azienda che inquina non sarà tenuta a risarcire per altri eventuali inquinamenti scoperti successivamente. Insomma, basterebbe fare indagini approssimative e il giochetto sporco è fatto. Ma altre cose non funzionano nel decreto, sottolinea Legambiente. Sono previsti sussidi per le centrali a carbone più inquinanti, per esempio per la realizzazione di una centrale termoelettrica a carbone nel Sulcis che beneficerà di 1,2 miliardi di euro spalmati in venti anni (alla faccia dell’impegno per la riduzione dei gas serra).
Anche per il presidente della commissione Ambiente alla Camera, Ermete Realacci, è “assolutamente fondato” il sospetto che il decreto possa aprire la strada all’aggiramento del principio del “chi inquina paga”. Per evitare questo rischio, anche se mancano poche ore, il dibattito almeno sembra essersi aperto. E sono arrivate le prime rassicurazioni. In testa quella del ministero dell’Ambiente secondo cui non c’è nessun condono tombale per gli inquinatori. Con riferimento proprio all’articolo 4, spiega una nota, “attraverso uno strumento già sperimentato come l’accordo di programma si è inteso coniugare la necessità di bonificare queste aree contaminate con l’esigenza di rilanciarne le vocazioni industriali da tempo pregiudicate dalla condizione di inquinamento». Tuttavia, conclude il ministero, “per fugare ogni incertezza in merito ed elaborare risposte che, ove ritenuto indispensabile, potranno eventualmente tradursi anche in maggiori chiarimenti del testo di legge, gli uffici tecnici del ministero stanno lavorando per dissipare qualunque ombra sulla norma in oggetto”.
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