BOLLETTINO DI INCHIESTA N° 4 Marzo 1998

inchiesta.prc@rifondazione.it

SOMMARIO


Materiali

Interventi

Notiziario dell'inchiesta
CONTRO LA MENTALITA' LIBRESCA
La celebre frase di Mao Tse-tung  "chi non ha fatto l’inchiesta non ha di-ritto di parola", che è stata scelta come uno dei “motti” del nostro Bollettino, compare per la prima volta in uno scritto di Mao del 1930, "Contro La mentalità libresca" - poi, sarà ripresa più volte in scritti polemici e di carattere formativo dello stesso Mao. 
Ci è parso utile riproporre integralmente questo breve scritto perché illustra in modo molto chiaro la concezione che Mao ha del lavoro politico e dell'uso dell'inchiesta - che mantiene tutta la sua attualità anche nei riferimenti a certi "stili  di lavoro politico" che non sono certo scomparsi dalla vita del movimento operaio.  Ma Mao non si limita a questo: fornisce anche istruzioni pratiche su come organizzare l’inchiesta, utilizzabili anche nella nostra situazione. (v. r) 

Il testo è tratto da MAO TSE-TUNG,  Antologia 39 scritti scelti nel 1965 per i quadri di partito, tradotto in italiano dalle Edizioni Oriente e uscito in Italia nell’aprile 1968 

CHI NON HA EFFETTUATO INCHIESTE, NON HA DIRITTO DI PAROLA

Se non avete indagato su una determinata questione vi si toglie il diritto di parola su quella questione. E' troppo brutale? Niente affatto.  Se non avete indagato sulle condizioni reali e storiche di quel problema e ne ignorate i termini di fondo, prendendo la parola su quel problema certamente direte un mucchio di sciocchezze. A tutti è chiaro che dicendo un mucchio di sciocchezze non si può risolvere il problema. Allora perchè sarebbe ingiusto togliere h parola? Molti compagni stanno li tutto il giorno a dire sciocchezze ad occhi chiusi. Questa è una vergogna per dei comunisti. Dove s'è mai visto che un comunista possa dice sciocchezze a occhi chiusi? 

E inammissibile! E inammissibile! Bisogna dar peso alle inchieste! Bisogna opporsi a chi dice sciocchezze! 

FARE INCHIESTE SIGNIFICA RISOLVERE I PROBLEMI

Non riuscite a risolvere qualche problema? Ebbene, andate ad indagare sul suo stato attuale e sui precedenti! Quando un'indagine esauriente vi avrà fatto capire come stanno le cose, avrete anche i mezzi per risolvere quel problema. Ogni conclusione scaturisce alla fine dell'indagine e non si trova all’inizio di quella. Solo gli idioti "escogitano sistemi " e  “prendono decisioni” da soli o convocando un gruppo di persone, senza fare inchieste ma solo dopo ardue elucubrazioni. Dovete sapere che così non è possibile escogitare nessun buon sistema ne prendere buone decisioni. In altre parole ne deriveranno certamente sistemi sbagliati e decisioni sbagliate. 
Molti ispettori, molti dirigenti partigiani e molti quadri di nomina recente, amano appena arrivati proclamare il loro parere; dopo un’occhiata in superficie o a qualche dettaglio si mettono a gesticolare dicendo che questo non va, che quello pure è sbagliato, ecc. Questo modo puramente soggettivo di “dire un mucchio di sciocchezze” è veramente il più detesta-bile, rovina tutto, ci fa perdere l’appoggio delle masse e non può di certo risolvere i problemi. Molti di quelli che svolgono un lavoro direttivo, come si imbattono in un problema difficile non fanno  che sospirare, non sanno risolverlo. Vanno su tutte le furie, chiedendo di cambiare lavoro  con il motivo che  “le capacità sono  scarse, non ce la faccio”.  Questo è un parlare da pusillanimi. Muovetevi, andate in ogni zona  e settore di vostra competenza, imparate da Confucio che «si informava di ogni cosa» e, per quanto limitate siano le vostre capacità, riuscirete lo stesso a risolvere il problema;  questo perchè prima di uscire la vostra testa e vuota ma al ritorno non lo e più, è piena di tutto il materiale necessario, per risolvere il problema: e così il problema è bello e risolto.  Bisogna senz'altro uscire? Non è proprio indispensabile;  si possono convocare in una riunione di indagine le persone che conoscono la situazione: quando avrete a disposizione “le origini del vostro problema difficile, e ne avrete chiarito “lo stato attuale” ,  anche il vostro problema difficile sarà facile a risolversi. Fare indagini è un pò  come  “portare il feto per dieci lune”  e la soluzione  del problema “in un giorno si partorisce”.  Fare indagini significa risolvere i problemi. 

CONTRO LA MENTALITA' LIBRESCA

Ritenere che tutto quello che sta nei libri è giusto, è una mentalità tutt'ora esistente tra i contadini cinesi culturalmente arretrati. E' sorprendente che anche quando si discute una que-stione all’interno del Partito, ci sia ancora chi parla ad ogni piè sospinto  di “prendere i testi”. Noi diciamo che le direttive degli  “organi dirigenti superiori” sono  giuste non solo perchè pro-vengono da «organi dirigenti superiori», ma perchè i loro «contenuti» sono conformi alle situazioni oggettive e soggettive della lotta, sono quelli che la lotta richiede.  L'atteggiamento formalistico, basato sul mero concetto di “superiore”, di quelli che eseguono gli ordini alla cieca, senza discutere e giudicare 
in base alla situazione reale, è completamente sbagliato.  L'indirizzo tattico del Partito non riesce a penetrare in profondità nelle masse proprio per l’azione nefasta di questo formalismo. Eseguire le direttive dei superiori alla cieca, superficialmente, senza la minima divergenza di vedute, non significa veramente eseguirle, è il sistema più ingegnoso di opporvisi e sabotarle. 
Il metodo di ricerca libresco delle scienze sociali è del pari uno dei più pericolosi, può addirittura portare sulla via della controrivoluzione. In Cina diversi comunisti che traggono il sostentamento dai libri dedicandosi allo studio delle scienze sociali non sono forse diventati, un gruppo dopo l'altro, dei controrivoluzionari? Questa è una prova lampante. Noi diciamo che il marxismo è giusto non perchè Marx sia qualcosa come un “sapiente del tempo antico”,  ma perchè le sue teorie si sono rivelate giuste nella nostra prassi e nelle nostre lotte. Nella nostra lotta abbiamo bisogno del marxismo. Nel favore che diamo a questa teoria non c'è niente di formale o addirittura di mistico come nel concetto di “sapiente del tempo antico”. Molti che hanno letto i “testi” del marxismo sono diventati dei rinnegati della rivoluzione, mentre quegli operai che non sanno leggere spesso sanno impadronirsi ottimamente del marxismo. I  “testi” del marxismo vanno studiati, ma debbono essere integrati con la nostra situazione reale. Abbiamo bisogno dei libri, ma dobbiamo senz'altro correggere la mentalità libresca avulsa dalla situazione reale. 
Come si può correggere questa mentalità libresca? Solo svolgendo indagini sulla situazione reale. 

DALLA MANCANZA DI INCHIESTE SUI FATTI DERIVANO UNA VALUTAZIONE DELLE CLASSI E DIRETTIVE DI LAVORO DI TIPO IDEALISTICO, IL RISULTATO SARA' L'OPPORTUNISMO O L'AVVENTURISMO

Non credete a questa conclusione? I fatti vi costringeranno a crederci. Provate a valutare la situazione politica o a dirigere le operazioni di lotta senza aver indagato sulla realtà. Non è vuoto idealismo? Valutazioni politiche e direttive di lavoro di questa fatta non provocheranno forse errori di opportunismo o di avventurismo? Senza dubbio provocheranno errori. Questo non perchè prima dell'azione non si sia fatto un piano scrupoloso, bensì perchè prima del piano non ci si è presi cura di comprendere la situazione reale della società. E' una cosa che succede di frequente fra i partigiani e nell’Armata Rossa. 
Quegli ufficiali alla maniera di Li Kui, quando i loro fratelli commettono infrazioni affibbiano punizioni a casaccio, senza capire di che si tratta. Risultato: il colpevole non si sottomette, ne nascono controversie e il prestigio dei dirigenti è definitivamente perduto. Non è questa "cosa frequente nella Armata Rossa? Occorre spazzar via lo spirito idealistico, prevenire tutti gli errori di opportunismo e di avventurismo: solo cosi saremo in grado di adempiere al compito di conquistare le masse e vincere il nemico. Si può spazzar via lo spirito idealistico solo con l'impegno di svolgere indagini sui fatti. 

LE INCHIESTE ECONOMICO-SOCIALI HANNO LO SCOPO DI OTTENERE UNA CORRETTA VALUTAZIONE DELLE CLASSI, QUINDI DI STABILIRE UNA CORRETTA TATTICA DI LOTTA

Perchè fare inchieste economico-sociali? Noi rispondiamo appunto in questo modo. Quindi, obiettivi delle nostre indagini economico-sociali sono le diverse classi della società e non i diversi fenomeni sociali presi separatamente. In questi ultimi tempi i compagni della IV armata dell'Armata Rossa, generalmente hanno fatto attenzione al lavoro d’inchiesta, ma molti hanno un metodo d'inchiesta sbagliato. I risultati delle loro inchieste sembrano i conti di un droghiere, quelle storie nuove e curiose che i contadini sentono quando vanno alla fiera, o l’osservazione di una città e dei suoi abitanti dalla cima di una montagna. Queste indagini non sono di grande utilità e non possono raggiungere il nostro obiettivo principale. Il nostro principale obiettivo è di capire la situazione economica e politica delle diverse classi sociali. Le conc1usioni a cui vogliamo arrivare con le nostre indagini sono le condizioni della vittoria e della decadenza, della gloria e del disonore delle varie classi, nel presente e nel passato. Facciamo un esempio: quando svolgiamo un'inchiesta sugli appartenenti alla categoria dei contadini, non dobbiamo sapere soltanto qual'è il numero dei contadini proprietari, dei semi-proprietari, dei fittavoli, ossia dei contadini di diverse categorie differenziate in base a rapporti di conduzione, ma anche il numero dei contadini ricchi, dei contadini medi e di quelli poveri, ossia di quei contadini che si differenziano in classi o ceti. Quando facciamo un'inchiesta sugli appartenenti alla categoria dei commercianti non dobbiamo sapere soltanto il numero degli appartenenti ai vari settori del commercio, cereali, vestiario, medicinali, ecc. dobbiamo soprattutto indagare sul numero dei piccoli, dei medi e dei grossi commercianti. Non dobbiamo indagare solo sulla condizione dei vari settori ma soprattutto sulla situazione delle classi all'interno dei vari settori. Non dobbiamo solo indagare sui rapporti reciproci tra i vari settari, ma soprattutto sui rapporti reciproci tra le varie classi. Il metodo essenziale del nostro lavoro di inchiesta è quello di anatomizzare le varie classi sociali; lo scopo ultimo è quello di far luce sui rapporti tra le varie classi e di ottenere un'esatta valutazione di esse, quindi fissare una corretta tattica di lotta stabilendo quali classi sono la forza principale della rivoluzione, di quali dobbiamo cercare l'alleanza e quali vadano rovesciate. Il nostro obiettivo è tutto qui. A quali classi sociali dobbiamo prestare attenzione nelle nostre inchieste? A queste: 
il proletariato industriale 
gli operai delle manifatture artigianali 
i braccianti agricoli 
i contadini poveri 
i poveri delle città 
i vagabondi 
gli artigiani 
i piccoli commercianti 
i contadini medi 
i contadini ricchi 
i proprietari terrieri 
la borghesia commerciale 
la borghesia industriale 

Alla situazione di questa classi (alcune sono ceti) dobbiamo prestare attenzione nelle nostre inchieste. Nella nostra temporanea zona di lavoro mancano soltanto il proletariato industriale e la borghesia industriale, le altre classi si incontrano di frequente. La nostra tattica di lotta e appunto la tattica nei confronti di queste diverse classi e ceti. 
Le inchieste che abbiamo fatto in passato avevano ancora un grosso difetto; quello di dare più importanza alla campagna trascurando la città. Tanto che numerosi compagni hanno sempre avuto le idee confuse sulla tattica da adottare verso i poveri e la borghesia commerciale delle città. Gli sviluppi della lotta ci hanno fatto abbandonare la montagna e correre in pianura, le nostre persone sono scese da tempo dalle montagne, ma le nostre idee sono rimaste lassù. Dobbiamo capire le campagne e anche le città, altrimenti non potremo adattarci alle esigenze della lotta. 

LA VITTORIA DELLA LOTTA RIVOLUZIONARIA IN CINA DEVE POGGIARE SULLA COMPRENSIONE DELLA SITUAZIONE CINESE DA PARTE DEI COMPAGNI CINESI

Scopo della nostra lotta è il passaggio dalla democrazia al socialismo. Prima tappa del nostro compito è quella di conquistare la maggioranza della classe operaia, mobilitare le masse contadine e i poveri delle città, rovesciare la classe dei proprietari terrieri, gli imperialisti e il potere del Kuomintang, portare a compimento la rivoluzione democratica. Agli sviluppi di queste lotte seguirà il compito di realizzare la rivoluzione socialista. L'adempimento di questi grandi compiti rivoluzionari non è nè semplice nè facile e dovrà far leva su una giusta e decisa tattica di lotta del partita politico del proletariato. Se la tattica del Partito è sbagliata o incerta e oscillante la rivoluzione andrà inevitabilmente incontro a sconfitte temporanee. Dovete sapere che anche i partiti politici, della borghesia discutono quotidianamente la tattica di lotta. I problemi che essi si pongono sono: come diffondere il riformismo per influenzare la classe operaia e farle accettare il loro inganno staccandosi dalla direzione del Partito comunista, come conquistare l'appoggio dei contadini ricchi per annientare le sommosse dei contadini poveri, come organizzare i vagabondi per schiacciare la rivoluzione, ecc. In una situazione di questo tipo, che vede la lotta di classe farsi ogni giorno più acuta e serrata, se il proletariato vuole conquistare la vittoria deve poter fare completo affidamento su una giusta e decisa tattica di lotta del suo partito politico – il Partito comunista. La giusta e decisa tattica di lotta del Partito non può assolutamente essere opera di una minoranza di uomini seduti in una stanza; essa non può che scaturire dal corso delle lotte di massa, vale a dire dall’esperienza pratica. Per questo dobbiamo avere una costante comprensione della situazione sociale, svolgere costantemente delle inchieste sui fatti. Quei compagni che hanno un cervello pieno di vuoto ottimismo, di formalismo e di un immutabile conservatorismo, credono che l’attuale tattica di lotta sia la migliore possibile, che i  “testi” del VI Congresso del Partito abbiano garantito per sempre la vittoria, che basti attenersi ai sistemi già stabiliti per vincere qualunque battaglia. Questi punti di vista sono completamente sbagliati, non corrispondono all'indirizzo ideologico dei comunisti di creare nuove situazioni nel corso della lotta, sono in tutto e per tutto una linea conservatrice. Se questo indirizzo non viene eliminato dalle radici potrà arrecare gravi perdite alla  rivoluzione e nuocere a quegli stessi compagni. Nell’Armata Rossa ci sono evidentemente dei compagni che sono soddisfatti della situazione attuale, non cercano di approfondire, con vuoto ottimismo vanno predicando l'idea sbagliata secondo la quale “il proletariato è fatto così”.  Sazi dalla mattina alla sera, se ne stanno seduti in ufficio a sonnecchiare e non fanno volentieri neanche un passo per andare in mezzo alle masse a indagare.  Quando parlano alla gente ripetono sempre gli stessi luoghi comuni così che la gente è stanca di ascoltarli. 
Dobbiamo svegliare questi compagni e gridargli forte: cambiate in fretta le vostre idee conservatrici! cambiate con idee combattive, progressiste, da comunisti! andate in mezzo alla lotta! 
andate fra le masse a indagare sui fatti! 

TECNICA DELLE INCHIESTE

  • a) Bisogna convocare riunioni di inchiesta e fare inchieste sotto forma di discussione. Solo così ci si può avvicinare all’esattezza e tirare delle conclusioni; col metodo di affidarsi solo ad una persona che parla delle proprie esperienze senza convocare riunioni d’inchiesta e fare inchieste sotto forma di discussione, si può cadere facilmente in errore. Se ci si limita a fare qualche domanda così come capita, senza porre delle questioni centrali da sottoporre a dibattito nel corso della riunione, non si sarà in grado di trarre conclusioni che si avvicinino all'esattezza.
  • b) Chi deve intervenire alle riunioni d'inchiesta? Devono essere persone che capiscono a fondo la situazione economica e sociale. Per quanto riguarda l'età i migliori sono gli anziani, perchè sono ricchi di esperienza e non solo capiscono la situazione presente, ma ne hanno chiare le cause e gli effetti. Vanno bene anche i giovani con esperienze di lotta, perchè hanno idee progressiste e acume nell'osservazione. Per quanto riguarda le professioni, vanno bene gli operai, i contadini, i commercianti, gli intellettuali, qualche volta anche i militari e i vagabondi. Naturalmente, quando si fa un'inchiesta su un determinato problema non è necessario che intervengano le persone che non hanno nulla a che fare con quel problema: quando si fa un’inchiesta sul commercio, operai, contadini e studenti è inutile che siano presenti.
  • c) Alle riunioni d’inchiesta è meglio che ci siano molte persone o poche? Dipende dalla capacità di dirigere di chi svolge l'inchiesta. Chi sa dirigere può convocare riunioni di una decina e di qualche decina di persone. Il fatto di essere in molti ha i suoi vantaggi, infatti si possono ottenere risposte più precise al momento di fare statistiche (es. interrogando sulla percentuale che occupano i contadini poveri nel numero complessivo dei contadini) o di tirare conclusioni (es. cercando di sapere se sia meglio distribuire la terra in parti uguali o in misure differenti). Naturalmente il fatto di essere in molti presenta anche degli inconvenienti: chi manca di capacità direttiva può trovarsi nell'impossibilità di ottenere il silenzio dall'assemblea. In fin dei conti, che le persone siano molte o poche va deciso in riferimento a chi dirige. Ci vogliono tuttavia come minimo tre persone, altrimenti la riunione si risolve in uno scambio di vedute senza attinenza con la situazione effettiva.
  • d) Bisogna stabilire un programma di inchiesta. Il programma va stabilito in precedenza; chi svolge l'inchiesta pone 1e domande in conformità al programma, gli intervenuti rispondono oralmente. Se ci sono punti poco chiari o dubbi si dà avvio al dibattito. Il cosiddetto programma d'inchiesta deve contenere un quadro generale e voci analitiche: per esempio,  “commercio”,  “stoffe”,  “cereali”   “merci varie”, "medicinali”. La voce e “stoffe” si suddivide in “stoffe straniere”,  “stoffe locali”,  “sete”, ecc.
  • e) Bisogna assumersi l'incarico personalmente. Tutti coloro che hanno un lavoro direttivo, dai presidente del governo di villaggio al presidente del governo nazionale centrale, dal capo brigata al comandante supremo, dal segretario di cellula al segretario generale del Partito, devono senz'altro effettuare personalmente le inchieste sulla realtà economico-sociale; non si può fare solo affidamento sui rapporti scritti, perchè non sono la stessa cosa.
  • f) Bisogna andare a fondo. Chi svolge inchieste per la prima volta deve fare un lavoro di indagine approfondito per una o due volte, in moda da comprendere i dati essenziali di un problema (es. il problema dei cereali, quello della moneta) o di una località (un villaggio, una città). Quando si è capita a fondo una questione o una località indagando in seguito su un'altra questione o un'altra località più facile trovare la strada giusta.
  • g) Bisogna compilare da sè i verbali. Non basta presiedere personalmente alle indagini e dirigere in maniera adeguata i partecipanti alle riunioni, occorre anche compilare da sè i verbali annotando il risultato dell'inchiesta; servirsi di altri non va bene.

Sommario

INCHIESTA: istruzioni per l'uso
Ci è sembrato utile - sulla base  della esperienze di questa  fase di avvio del lavoro di inchiesta – provare a formulare un piccolo "manualetto pratico” a uso dei. compagni/e nelle varie situazioni. Una sorta di "manuale delle giovani marmotte"? piuttosto, un "manuale delle vecchie talpe" - vi ricordate la famosa frase di Marx? “.... allora la vecchia Europa balzerà dal  suo scranno e griderà: ben scavato, vecchia talpa! "... 
Naturalmente , non è un manuale rigido e prescrittivo, è una sorta di "promemoria" che dovrebbe aiutare a procedere con ordine e a "non dimenticare nulla”. Consigli, arricchimenti e correzioni, proposti dai compagni sulla base delle loro esperienze concrete, sono naturalmente benvenuti. 

1. la definizione dei temi e degli obiettivi dell’inchiesta

1.1 chi li definisce
Non c’è, naturalmente, nessuna "regola istituzionale" che definisca quali istanze devono definire/impostare i programmi di inchiesta. 
C'è, però, un criterio politico molto concreto: a discutere e decidere su come impostare l’inchiesta dev'essere “quell'istanza politica" che poi ne gestirà/utilizzerà politicamente i risultati. 
Può essere un'istanza di partito a vari livelli: regionale, o di federazione, o circolo territoriale, o circolo di luogo di lavoro, ecc. Possono essere gruppi di compagni che operano nel sindacato, a livello  territoriale o di singole categorie. Possono essere istanze "miste", in cui compagni dal partito operano insieme ad altri comitati di lotta, centri sociali, ecc. 
L'importante è che non ci sia separazione, tra il 1ivello dell’intervento politico e quello della definizione/impostazione/realizzazione dell’inchiesta – anche se, naturalmente, ci può essere una divisione di compiti organizzativi, per cui l’organizzazione materiale dell'inchiesta andrà affidata a un determinato nucleo di compagni. 
1.2 i temi e gli obiettivi dell’inchiesta
Quanto detto finora si collega al fatto che la definizione dei temi e quella degli obiettivi politici dell’inchiesta non può che avvenire congiuntamente: scelgo su che cosa fare l’inchiesta se contemporaneamente ho definito in modo chiaro a cosa mi deve servire l’inchiesta. 
Gli obiettivi politici dell'inchiesta possono essere più vari, immediati o a lungo termine, generali o molto circoscritti. Per fare alcuni esempi: 
  • l’inchiesta può servire e costruire una presenza organizzata del partito in un quartiere o in una fabbrica;
  • può servire a costruire una mobilitazione sul terreno sindacale in una fabbrica o in un insieme di aziende;
  • può servire ad altre forme di mobilitazione "sociale", ad es. in un quartiere;
  • ma può anche avere come obiettivo quello di colmare delle "lacune conoscitive" che indeboliscono la capacità di elaborazione e iniziativa politica del partito, o – più, in generale – di affrontare punti di debolezza  politico-culturale del partito (pensiamo ad es. alla "questionedi genere"!).
  • E' importante definire esplicitamente e in modo preciso gli obiettivi dell'inchiesta, per una duplice ragione:
  • è in rapporto ad essi che si può definire che cosa indagare (se vogliamo che l’inchiesta sia uno strumento politico e non un fatto ”accademico" che risponde solo a generiche curiosità culturali);
  • la definizione preliminare degli obiettivi permette (e impone!) di verificare poi se l'inchiesta è stata utilizzata o no, se è servita o no rispetto agli obiettivi prefissati.
E' su questa base, come abbiamo detto, che si può definire che cosa indagare; il che significa due cose definire il campo e definire i temi dell'inchiesta. 
Il campo di indagine: può essere un luogo di lavoro (fabbrica, scuola, banca, ospedale, comune, ecc.), può essere un territorio (quartiere, "distretto industriale", ecc.). Ma definire il "campo“ significa anche definire altre cose: chi si va a intervistare in quell'ambito, ad es. tutti i lavoratori di una fabbrica, o i giovani, o solo gli operai; tutti gli abitanti di un quartiere, o solo i giovani, o solo gli anziani, a seconda del tipo di problemi che si vuole approfondire; o, anziché i singoli abitanti del quartiere, le famiglie, per vedere la loro composizione, occupazionale, la ripartizione del lavoro di cura, ecc. 
I problemi che si vogliono indagare: per fare solo alcuni esempi sparsi, possono essere le condizioni di 1avoro, gli atteggiamenti verso il sindacato, e altri temi più "tradizionali" del1e inchieste di fabbrica; ma possono essere anche i percorsi di lavoro e non-lavoro dei giovani, o i problemi degli anziani e le loro esigenze di servizi, o il funzionamento della famiglia come terreno di divisione sessuale del lavoro. 
Non si tratta ovviamente di fare qui una sorta di "catalogo" da cui "pescare" il tema preferito, ma solo di esempi che servono a mostrare come la discussione/decisione sul perché fare l'inchiesta e quella su dove, come o su cosa farla vadano di pari parso. 

2.  La formazione del gruppo di lavoro

Come abbiamo detto, se la discussione iniziale attraverso cui si scelgono in termini generali i temi e gli obiettivi dell'inchiesta deve essere ampia, coinvolgendo tutta l'istanza politica interessata, bisogna poi formare un gruppo di lavoro che assuma la responsabilità specifica dell'inchiesta. Questo gruppo dovrebbe essere il più radicato possibile nella realtà che si vuol mettere sotto inchiesta: ad es., sarebbe utile che fossero presenti da subito dei lavoratori dell'azienda o gruppo di aziende che si vuole indagare. E’ importante che il gruppo sia abbastanza numeroso, per portare avanti in tempi non lunghissimi il lavoro di inchiesta e le iniziative che vi si collegano. Il suo funzionamento non può essere lasciato alla spontaneità: bisogna definire con precisione chi ne fa parte e quali impegni si assume. In questa prospettiva, è indispensabile che al suo interno vi siano uno o più compagni che assumono il lavoro dell'inchiesta come loro principale "impegno di partito”, per tutta la durata dell'inchiesta. 

3.  la definizione del piano di ricerca

3.1 definizione articolata dei temi della ricerca
Per tradurre in termini operativi le scelte  "politiche" relative all'inchiesta, bisogna innanzitutto definire in modo più preciso e articolato i temi che si vogliono indagare. 
Anche in questo caso, facciamo alcuni esempi: 
  • se si vuole indagare la condizione di lavoro in fabbrica, bisognerà articolarla nei suoi vari aspetti: i ritmi di lavoro, l'ambiente di lavoro,  i rapporti gerarchici, i turni e l 'orario, ecc.; inoltre, se si ha (come probabile) un 'idea  pur approssimativa di quali sono i problemi più scottanti e più sentiti in quella fabbrica (ad es., gli  infortuni, o la gestione degli straordinari, ecc.) si può dedicare a questi uno spazio maggiore e più analitico;
  • - analogamente per la condizione di vita nel quartiere: a partire da uno schema generale dei problemi "tipici" di un quartiere (casa, trasporti, spazi verdi, servizi, "emergenze', ecc.)., si possono approfondire in particolare quei problemi che si presumono più acuti in quel quartiere, o più sentiti da una fetta particolare di popolazione che si è scelto di indagare (es. gli anziani, o i giovani, o le donne).
3.2  La scelta degli strumenti e del “campione”
La scelta degli strumenti con cui effettuare l'inchiesta è ovviamente collegata ai temi che si vogliono indagare e, più in generale, agli obiettivi politici dell'inchiesta. 
Lo strumento a cui più frequentemente si pensa è il questionario. Esso ha il vantaggio di poter essere utilizzato a livello di massa e di fornire dati che possono essere elaborati statisticamente; dall’altro lato, è però uno strumento "rigido”, che obbliga a scegliere tra a1ternative predeterminate. E’ certamente adatto se si vuol fare un "sondaggio di opinione”, ma assai meno se si vogliono approfondire aspetti dell’esperienza e della soggettività dei lavoratori; è adatto a una rilevazione di massa di alcuni aspetti elementari della condizione di lavoro, ma assai meno se si vogliono approfondire le trasformazioni di questa condizione e le loro ragioni. 
Se si   sceglie il questionario, bisogna poi scegliere il modo di distribuzione e di compilazione: può essere "auto-compilato" (è il caso più frequente), oppure – se è piuttosto complesso, e se ci sono le forze adeguate allo scopo - può essere compilato con l'aiuto di un "intervistatore". 
Ma, al di là del questionario, ci sono le interviste  più approfondite: che possono essere relativamente “libere” (ad es. il racconto di una "storia di vita", o di un percorso di lavoro), oppure più "guidate”, secondo una traccia dettagliata. In certi casi, esse possono essere lo strumento principale dell’inchiesta, se i problemi da indagare si prestano male alla schematizzazione del questionario.  Ma, in altri, esse possono combinarsi con altri strumenti: ad es., anche se si sceglie il questionario, è utile fare alcune interviste  prima, a persone che conoscono bene la situazione, per costruire un questionario adeguato, che tocchi tutti gli aspetti con le "domande giuste", e dopo,  per  approfondire in termini “qualitativi" alcuni dei risultati del questionario. O ancora: se si prende come terreno di inchiesta le famiglie, è utile avere una scheda ben strutturata, in cui si rilevano i dati sui membri della famiglia (età sesso grado di parentela, situazione di lavoro, ecc.), sul lavoro domestico e la sua ripartizione, ecc.; e, contemporaneamente, sollecitare e raccogliere ogni ulteriore informazione e commento che nasce a partire da quei dati. 
Contemporaneamente, bisognerà definire un "campione". Mettiamo il termine tra virgolette perchè non si tratta di procedere in termini "accademici", di costruzione di un campione statisticamente significativo. Si tratta però di decidere chi si vuole indagare, e di sapere chi ha risposto all'indagine. Vogliamo indagare tutti i lavoratori di una fabbrica, o tutti gli abitanti  di un quartiere, o solo alcuni settori (ad es. i giovani, o certe figure professionali, o gli anziani)? E quelli che rispondono al questionario, o alle interviste, corrispondono grosso modo al tipo di gente a cui si rivolgeva l'indagine, o sono solo i compagni, o solo i sindacalisti, o comunque solo un ”pezzo" rispetto all'insieme di persone a cui ci si rivolgeva? Il problema, ovviamente, non è quantitativo/statistico, ma "qualitativo": l'esigenza è di toccare tutti gli strati di popo1azione che si volevano raggiungere con l'inchiesta, anche se non in "proporzioni" statisticamente definite. 
Un'ultima sottolineatura. E' bene che, nel progettare l'inchiesta e nello scegliere i suoi strumenti., non ci si "fossilizzi" sullo strumento del questionario, quasi fosse una scelta obbligata. Ad es., delle "riunioni di inchiesta", con alcuni "interlocutori scelti" (ad es. lavoratori e lavoratrici della fabbrica che si vuole indagare) possono essere uno strumento insieme più agile e più ricco di un questionario: a condizione che non siano condotte in modo "spontaneistico", ma con un preciso schema di domande e di problemi, e che ciò che ne viene fuori non sia riferito in modo approssimativo e "impressionistico", ma sia scrupolosamente scritto o poi riordinato. 
3.3 l 'elaborazione degli strumenti e la formazione dei "ricercatori”
Naturalmente, non si tratta solo di scegliere gli strumenti (questionario, intervista, ecc. ): si tratta di costruirli, di preparare il questionario con le sue varie domande e le alternative di risposte, di preparare la traccia delle interviste, ecc. 
Questo lavoro si intreccia strettamente con il problema della formazione/addestramento del gruppo di inchiesta. E' chiaro che questo non è un gruppo di "ricercatori di mestiere", e che ha bisogno di qualche formazione. 
E dovrebbe essere anche chiaro che l'elaborazione degli strumenti di ricerca non può essere "delegata a un esperto esterno", e neanche, se possibile, ridotta al "copiare" un qualche questionario in circolazione nel partito o nel sindacato. 
Costruire insieme gli strumenti di ricerca, il questionario o la traccia di intervista - o anche adattare e "personalizzare" strumenti già usati in altre situazioni - è il modo migliore in cui il gruppo di ricerca  si forma e si "omogeneizza". In questo lavoro, infatti, emergono problemi e domande di tutti i tipi, relativi a come condurre la ricerca, e si definisce un metodo di lavoro comune. Naturalmente, quando è possibile, è meglio se c’è qualche persona che abbia già esperienza di inchiesta – appartenente al gruppo o "preso in prestito" per l'occasione. 
3.4  definizione delle scadenze
Un “piano” di inchiesta non è tale se non definisce le sue "scadenze": l'inchiesta non può diluirsi indefinitamente nel tempo.  Le scadenze non vanno definite "in astratto", ma – in primo luogo – tenendo conto degli obbiettivi politici dell'inchiesta: se l’obiettivo è di servire a costruire una mobilitazione contro un provvedimento, o una vertenza sindacale, è chiaro che ciò  impone certi "tempi", se è quello di  colmare lacune di conoscenza su alcune tendenze, i tempi possono essere diversi. Naturalmente, oltre a questo, la definizione delle scadenze deve tener conto realisticamente delle forze disponibili. E' comunque importante che, alla  fine, si definisca un piano di lavoro articolato in tappe precise, ciascuna con le sue scadenze. 

4.  la realizzazione dell'inchiesta

La concreta realizzazione dell'inchiesta può essere schematicamente divisa nelle seguenti fasi: 
  • a) contatti preliminari e' "preparazione del terreno"  – Questa fase può comprendere sia le “interviste preliminari" utili all 'impostazione stessa degli strumenti d’inchiesta, sia una "informazione preliminare" data popolazione che si intende intervistare, ad es. attraverso un volantino.
  • b) l'effettuazione delle interviste e/o questionari. - Questa fase comporta alcune importanti scelte pratiche, ad es. come/dove distribuire e raccogliere i questionari (ai cancelli, raccogliendoli con apposite "urne";  sul luogo di lavoro, ecc. ), dove effettuare le interviste  e come "registrarle" (usando un registratore, limitandosi a prendere appunti, ecc. ) O ancora, quanto tempo deve passare tra la distribuzione e la raccolta dei questionari (comunque non dev'essere, lungo! ) . Sono scelte pratiche che, come sempre, hanno una dimensione politica: vanno fatte con un minimo di "conoscenza del terreno", sapendo se è un'azienda repressiva o tollerante, se la gente è ben disposta o diffidente, se i compagni interni alla situazione intendono "esporsi" in prima persona o no, ecc. ecc.
  • c) l’elaborazione dei risultati. – Ci riferiamo qui all'elaborazione "materiale" dei risultati: l'elaborazione al computer dei dati dei questionari, la schedatura ragionata (per argomenti, posizioni emerse, ecc.) delle interviste, ecc. L'imputazione e la successiva elaborazione, dei dati al computer può richiedere apporti esterni al gruppo di inchiesta (se al suo interno non ci sono le competenze tecniche necessarie): ma, anche in questo caso, è il gruppo di inchiesta che deve indicare "che cosa chiede", quali elaborazione dei dati “grezzi” di risposta. In sostanza, a parte le eventuali operazioni tecniche "specialistiche", l'elaborazione dei risultati dev'essere fatta dal gruppo di inchiesta stesso.
  • d) l'interpretazione dei risultati. – L' "elaborazione" di cui si parla al punto precedente è l'elaborazione "tecnica", cioè il mettere in ordine e organizzare le informazioni fornite dall'inchiesta. Ma a partire da questo, si tratta poi di vedere il significato di queste informazioni e le loro implicazioni politiche. A questo punto, il gruppo di inchiesta non deve lavorare "da solo", ma deve coinvolgere, da un lato, alcuni "interlocutori scelti" della situazione (fabbrica, quartiere, scuola, ecc. ) dove l'inchiesta si è svolta; dall'altro, deve tornare a investire l'insieme dell' "istanza politica" entro cui è nata l'inchiesta e che dovrà "gestire” le iniziative politiche che ne scaturiscono. In questo quadro, è molto utile ed importante il confronto con i risultati di eventuali altre inchieste analoghe, condotte cioè su temi simili o in situazioni simili, nell'ambito dell'inchiesta promossa  dal partito o in altri ambiti.

5. la comunicazione dei risultati

In primo lavoro, i risultati devono "ritornare" ai diretti interessati, cioè a quei settori di lavoratori o di popolazione verso cui si è diretta l’inchiesta. Si può pensare a un "volantone" o a un opuscolo, o a una serie di volantini, che forniscono un resoconto sintetico e ”oggettivo" del risultato, accompagnato da una loro prima valutazione/interpretazione politica. Ad es., se si è distribuito un questionario, si può ridistribuire il questionario stesso, con i dati quantitativi relativi alle varie risposte e con un breve "commento politico" che ne metta in luce gli aspetti più significativi. 
Se dall'inchiesta emergono elementi di portata più generale, o particolarmente "clamorosi", si possono organizzare forme di comunicazione più ampia rispetto all'area direttamente investita dall'inchiesta: ad es. a lavoratori di altre fabbriche, o ad altri quartieri., ecc.; in cui si spieghi il lavoro di inchiesta che è stato fatto, e si scelgono/illustrino quei risultati che hanno una portata generale. 

Se il primo livello di comunicazione è quello "di massa", il secondo è quello più strettamente “politico": anzitutto al partito e a tutti i compagni coinvolti nel lavoro d'inchiesta, utilizzando a questo scopo il bollettino dell’inchiesta ma anche altre forme di comunicazione più diretta. Inoltre, Liberazione e Rifondazione sono - come abbiamo più volte indicato - due strumenti fondamentali per comunicare risultati dell’inchiesta a una cerchia più' ampia di compagni (in modo più immediato e ”giornalistico" sul quotidiano, in modo più elaborato e di "riflessione" anche teorica sulla rivista). Infine, vi saranno periodici momenti seminariali (di tipo generale, ma anche di tipo "monografico" su un determinato tema di inchiesta") organizzati dal gruppo centrale  di lavoro. 

Infine è importante che si organizzi un archivio dei materiali dell'inchiesta:  verbali di questionari compilati cassette registrate, ecc. 
Spesso, la prima elaborazione è necessariamente affrettata e schematica, e potrà essere necessario “ritornare” ai materiali per analizzarli più a fondo; o questi possono risultare utili a compagni che vogliono fare un lavoro analogo o possono essere utili in futuro, se si organizza una “seconda” tappa dell’inchiesta e se si  vuol fare il confronto tra il “prima” e il “dopo”. 

6.  gli sviluppi e l’uso - politico dell’inchiesta.

Qui sta ovviamente il punto fondamentale, di cui parlavamo nel paragrafo 1.2; l’inchiesta viene fatta per sviluppare determinati tipi di iniziativa politica;  quindi , una volta realizzata l’inchiesta si tratta di “passare all’azione”,- costruendo le iniziative adeguate. Naturalmente,  non si tratta di un passaggio “meccanico”: i risultati dell'inchiesta, ad es., possono “correggere” alcune ipotesi politiche iniziali , e portare a un diverso orientamento dell’iniziativa;  o possono risultare inadeguati rispetto alle iniziative inizialmente previste (perchè hanno risposto troppo poche persone o perchè le informazioni risultano generiche) e in tal caso bisognerà magari fare un approfondimento.- 

E' possibile che, in questo percorso, risultati utile organizzare forme di "monitoraggio", cioè di, prosecuzione dell'inchiesta in forme più snelle, che permettano di seguire gli sviluppi della situazione ad es. se si tratta di una situazioni percorsa da importanti processi di mutamento. 

Infine,  un'altra forma di “sviluppo politico dell’inchiesta” non riguarda le iniziative immediate, politiche, ma la riflessione teorico-strategico rispetto a cui essa può offrire punti più o meno rilevanti. 
Non dimentichiamo che l'iniziativa dell’inchiesta nasce con un duplice obiettivo: da un lato, certo, fornire strumenti concreti e più efficaci per l’iniziativa quotidiana del partito;  ma, dall’altro, contribuire a una riflessione, più generale e di lungo periodo,  sulle nuove forme delle contraddizioni di classe e di “coscienza di classe” nella società  capitalistica di oggi.

Sommario

PRATO: l'inchiesta e...

Alcuni primi risultati

Il lavoro d'inchiesta nasce e si struttura a Prato, con particolare riferimento alle caratteristiche proprie di tutto il distretto tessile dell'area. 
Caratteristica principale del sistema delle imprese a Prato è quello della microimprenditorialità, che sviluppa una propria fisionomia facendo proprie le esperienze del modello 'toyotista', per cui i processi della produzione si svolgono prevalentemente in funzione del 'venduto'. Si produce cioè solo quanto viene commissionato dal mercato, e da ciò l'utilizzo degli strumenti della flessibilità e del ricorso massiccio al lavoro straordinario;  proprio per corrispondere alle variazioni dei cicli della produzione in aderenza alle variazioni di mercato. 
Un sistema, quello pratese, che assume anche culturalmente il modello 'toyotista', dove il rapporto fra l’azienda e il dipendente il più delle volte diventano un tutt’uno nel condividere le sorti degli andamenti aziendali 
L'area considerata conta più di 11.000 agende tessili, di cui 6.000 circa imprese artigiane, ed il rimanente per l’80% si struttura in aziende con meno di 15 addetti. 
Con questa premessa abbiamo articolato il questionario, che è stato strutturato in 3 sezioni La prima di carattere generale, tesa a fotografare il contesto della sfera personale dell'intervistato, con particolare riferimento alle condizioni di vita sociale, familiare, formativa. 
La seconda parte privilegia invece, in maniera più specifica l'analisi sulle reali condizioni di lavoro, cercando appunto di fotografare fra gli altri due aspetti significativi la condizione contrattuale (tempo determinato, tempo indeterminato, contratto formazione ..) e quella riferita alla pratica dello straordinario. 
La terza sezione cerca di portare riscontri sulla condizione lavorativa, in termini di tutela della sicurezza nei luoghi di lavoro, di rispetto delle norme igienica sanitarie, sui diritti dei lavoratori con particolare riferimento al ruolo e alla presenza del sindacato. 
Abbiamo scelto di produrci, con lo strumento del questionario, nel lavoro d'intervista, perché abbiamo ritenuto più utile procedere in un rapporto d'interlocuzione con l'intervistato, tosto che invitarlo a riempire e ritornarci il questionario, e la scelta si è rivelata oltremodo positiva, in ragion del fatto che proprio la disomogeneità nella condizione lavorativa richiede talora l'approfondimento di determinati argomenti. 
A questo proposito l'intervistatore ha a disposizione un ulteriore scheda in bianco ove annota aspetti peculiari e specifici riferiti alla particole condizione del lavoratore. 
Il questionario si è reso cosi strumento flessibile rispetto alle diverse realtà. 
Se riflettiamo bene sul sistema delle aziende tessili nell'area pratese, verificheremo che il prodotto finito (la c.d. 'pezza’), passa attraverso preliminari cicli dl lavorazione che dato il sistema della microimprenditorialità si caratterizzano   in aziende che svolgono uno specifico ciclo di lavorazione, con differenti condizioni di lavoro per chi vi opera. Sono poche a Prato le industrie a ciclo c.d. completo, e differente risulta quindi la vita in fabbrica ed esempio tra chi lavora in rifinizione, rispetto a chi fa i turni in ‘filatura cardato’. 
La constatazione empirica sui metodi di conduzione dell'inchiesta ci ha portato a privilegiare spazi diversi dai luoghi di lavoro, dove diffidenze e timori hanno reso più difficile l'articolazione della discussione. 
Certamente migliore è risultata la scelta di posizionare i ‘banchini’ davanti alle case del popolo o davanti ai supermercati e comunque spazi di aggregazione al di fuori dei luoghi di lavoro. 
Ciò ha permesso una maggiore libertà nei giudizi, e soprattutto d'incontrare i soggetti ‘del lavoro che non c’è’; d'indagare il fenomeno disoccupazione quindi. 
Riferisco alcuni dati pervenuti dalle interviste condotto dal Circolo PRC di Reggiana, una zona molta popolare nella periferia del Comune di Prato, a forte insediamento operaio. 
Su un campione di 40 intervistati emergono come salienti i dati riferiti alla formazione, dove l'80% degli ascoltati dichiarano di avere frequentato soltanto la scuola dell’obbligo, il 15% è in possesso della sola licenza elementare, e solo il 5% dichiara di aver conseguito il diploma di scuola superiore. L'interruzione degli studi nella stragrande maggioranza dei casi è data da ragioni economiche. 
La disoccupazione colpisce le donne nel 90% dei casi. 
Nella quasi totalità dei casi gli intervistati ritengono che la riduzione dell'orario di lavoro sia uno strumento necessario a combattere la disoccupazione, condizionatamente alla tenuta del potere d’acquisto dei salari giudicati insufficienti. Maggiormente convinti di questa necessità manco a dirlo sono risultati i disoccupati. 
Dal campione considerato emerge anche che il lavoro straordinario viene nella quasi totalità dei casi pagato 'in busta', mentre l'orario medio giornaliero si attesta in otto ore nell'80% dei casi, in controtendenza con il dato strutturale del sistema pratese che vede l'orario medio giornaliero in alcune imprese sino a 12 ore (tener presente che il campione considerato per se modesto serve non tanto a verificare la rispondenza dei dati statistici, quanto a individuare segnali di tendenza). 
L’alta percentuale d'infortuni sul lavoro porta a considerare utile nella totalità degli intervistati la normativa sulla sicurezza nei luoghi di lavoro (L. 626), mentre risultano scarne le conoscenze specifiche dei diritti e doveri in ordine a detta normativa, in particolare sul ruolo del rappresentante per la sicurezza nel luogo di lavoro. 
Il termine che ci siamo dati per la consegna dei risultati del lavoro d'inchiesta è stato fissato per fine febbraio, e successivamente provvederemo alla rilettura e valutazione dei dati acquisiti, in modo da poter effettuare un lavoro di comparazione con altre fonti d'indagine compiute da istituti locali. 
Ho preferito riferire in modo schematico del lavoro d'inchiesta, partendo dagli spunti empirici; inchiesta che si sta rivelando un prezioso strumento politico di penetrazione e conoscenza delle reali condizioni di vita dei lavoratori. Utile anche per mettete in discussione le troppe e tante convinzioni che riflettono la nostra analisi critica all'interno delle sedi del partito, rispetto alle realtà delle cose ed alla relazione con questa. Un modo per liberare la nostra effettiva capacità di radicamento sul territorio. 
Il Segretario Provinciale PRC Prato 
Andrea Frattani

Sommario

"Se qualcuno dei caporali non rispetta queste condizioni, si cerca di eliminarlo dal mercato" VITA racconta

Pubblichiamo una testimonianza sul lavoro delle braccianti. Da "Vite bruciate di terra" di L. Limoccia - A. Di Leo - N. Piacente Edizioni Gruppo Abele

Il fenomeno del caporalato riguarda prevalentemente noi donne probabilmente perchè la maggior parte delle braccianti sono donne che hanno davvero bisogno di portare a casa quelle, 30, 20 o anche l0 mila lire che i caporali decidono di darci al giorno, per non meno di l0 ore di lavoro... Infatti, la maggior parte di noi, per l’esperienza che ho fatto, sono mogli separate con figli a carico, ragazze madri abbandonate dai loro uomini, donne vedove con figli ancora da mantenere, oppure donne con famiglie numerose per cui lo stipendio del marito non basta assolutamente... Insomma, in queste situazioni di povertà che sono frequentissime nel Meridione, la donna è costretta a trovare un lavoro e i caporali questo lo sanno bene e sfruttando la nostra condizione di necessità, ci trattano come vogliono loro... E noi non possiamo fare altro che subire le loro violenze... Gli uomini, invece, essendo più “battaglieri” e meno dimessi di noi donne è più diEiclle che venyhe assunti dai caporali; al massimo svolgono attività meno pesanti come la potatura o la raccolta delle olive, 
Le donne si sentono vittime anche perchè accadono spesso casi di abuso e violenza sessuale. Avvengono soprattutto nei confronti delle ragazze più giovani e inesperte, in genere figlie di famiglie molto povere, che sono costrette a subire in silenzio i soprusi da parte del caporale per paura di non essere pagate. Le donne che decidono di “non starci” vengono cacciate e sono costrette a rimanere a casa. 
D. La donna riceve quindi una «doppia violenza», .
R. Certamente, come lavoratrice, in quanto sono dieci ore di lavoro pesante e ininterrotto al giorno, con un'unica pausa di circa mezz’ora durante 1a quale consumiamo un pasto, ma lo facciamo ve1ocemente per paura del caporale... E in questo modo aggiungiamo tensione e stress... Ma siamo sfruttate soprattutto come donne, in quanto manchiamo da casa per circa l5 ore: dalle 3,00 di mattina fino alle 7 di sera... i figli non riusciamo proprio a vederli perché quando noi rientriamo a casa, loro escono e quando noi torniamo dal lavoro siamo talmente stanche, sfinite, che ci limitiamo a mangiare, ci laviamo e andiamo subìto a letto poiché l’indomani mattina dobbiamo alzarci di nuovo alle 3.00.  Così ci sentiamo colpite, svuotate come mamme a mogli. 
Per cui la negatività della condizione della donna del caporalato si riversa inevitabilmente sull’intera famiglia. Sia per l’orario assurdo che per la stanchezza noi donne e i nostri figli finiamo per diventare estranei, non abbiamo più occasioni e tempi di dialogo, tranne la domenica... e se ci sono bambini più piccoli da crescere ed accudire, purtroppo li si deve affidare fin dal primo mattino ai nonni per tutta la settimana.. 
D.  E il 1° Maggio si lavora?
R. Il 1° Maggio si, perché i caporali non riconoscono quella data come festiva. 
D. Rispetto alla complessità del fenomeno del caporalato quali sono, secondo te, le responsabilità delle aziende?
R. Le aziende, che noi chiamiamo «i padroni», hanno una grossa responsabilità perché sono proprio loro che assumono i caporali per proprio tornaconto infischiandosene dei soprusi che noi donne siamo costrette a subire... Il caporale fa comodo all'azienda poiché se decide, ed esempio, che per un giorno dobbiamo lavorare il doppio delle ore a parità di salario, noi donne siamo costrette ad accettare, altrimenti il caporale ci caccia e noi perdiamo il salario... inoltre le aziende non si interessano degli orari di lavoro massacranti e delle, violenze che ci vengono imposte dal caporale... le aziende pensano solo all' enorme profitto che gli proviene dall’impiego del caporale. 
D. Tu lavori ancora adesso?
R. Sl, io lavoro però saltuariamente e comunque cambio dai 10 ai 30 caporali all'anno perché non riesco più a inserirmi in modo fisso con nessun caporale... 
D. L'ultima volta, quanto hai guadagnato e per quante ore hai lavorato?
R.  Io ho lavorato per 10 ore e ho guadagnato L. 54.000, ma da queste l’azienda trattiene L. 3.200 (perché non ho altri figli a carico), per cui alla giornata guadagno al netto L. 5l.000. 
D. Vita, ma tu lo sai che la giornata lavorativa contrattuale, per 6 ore per una operaia comune è di L. 84.000?
R. Sl, lo so. Penso che noi donne lo sappiamo tutte... ma io sono sempre la sola a ribellarsi e, proprio perchè sono da sola, non cavo niente... 
D. Perché, secondo te, le donne stanno zitte?
R. Ma perchè hanno molta paura di perdere il lavoro, oppure di non essere pagate dal caporale per tutta le giornate lavorative che hanno svolto, perciò devono subire in silenzio questa situazione. 
D. Al di là del lavoro dei campi hai cercato altri lavori?
R. Per donne come me e della mia età, l’unica alternativa al lavoro nei campi sono le attività di sartoria presso qualche azienda e negozio di confezioni... ma, anche li si tratta di lavoro nero, e in un'altra forma di caporalato, poiché comunque capita che a volte non ti pagano la giornata lavorativa oppure ti danno meno di quanto ti avevano promesso e ti fanno lavorare secondo orari anche maggiori rispetto a quelli prestabiliti, in base a1 lavoro che c'è da sbrigare, tra l'altro versando contribuii inferiori rispetto a quelli che per contratto ci spettano. Ci vengono imposte queste condizioni, altrimenti la aziende si rifiutano dl assumerci... perciò, in tutta questa situazione, a una donna della mia età non   conviene cambiare lavoro perché perderei quel poco di contributi che mi spettano e poi, molto spesso, la paga di una donna che lavora in una ditta di confezioni è inferiore rispetto e quella per il lavoro nei campi... 
D. Secondo te qual è il ruolo del sindacalo e voi cosa vi aspettate?
R. Noi ci aspettiamo che il sindacalo faccia la propria parte in concerto con le autorità istituzionali e con la legge, ci aiuti e ci sostenga nel portare avanti la nostra battaglia per il miglioramento delle nostre condizioni lavorative e dei nostri salari. In un primo momento ci siamo sentite abbastanza forti grazie alla presenza del sindacato, poi però, e mi riferisco anche alla situazione attuale, ci siamo sentite abbandonale... 
Il sindacato dovrebbe innanzi tutto incentivare i controlli sulle aziende affinché queste rispettino la condizioni di salario e di versamento dei contributi, poi, dovrebbe ribadire il rispetto verso la gente che lavora nelle campagne perché si tratta di una attività talmente dura da meritare grande dignità. Nella campagna piove e devi stare sotto l'acqua, nevica e devi stare sotto la neve, c'è un sole battente e devi sopportare quel caldo torrido... insomma, se a tutto questo si aggiunge che prevalentemente la donna deve sopportare questa fatica per portare 1 kg. di pane ai propri figli, ci deve essere maggior rispetto nei suoi confronti... Inoltre il sindacato dovrebbe insistere per cambiare le condizioni di trasporto di noi braccianti, costrette a viaggiare tutte ammassate. Quando arriviamo sul posto di lavoro oppure torniamo a casa ci sentiamo non solo l’enorme fatica procurata dall’attività nei campi, ma anche le ossa rotte per aver viaggiato in quelle condizioni disumane. Non ne possiamo più di questa vita, siamo stanche. Io personalmente non voglio più andare sotto i caporali. Da un mese e mezzo sto a casa, ma come faccio a portare avanti la famiglia? Io sono separata e ho cresciuto da sola tre figli che ora sono grandi e devo badare a tutte le spese che ogni famiglia ha. 
D. Secondo te, l’ufficio di collocamento, che funzione dovrebbe avere?
R. Dovrebbe semplicemente <funzionare» .. Perché se davvero funzionasse, il caporalato non esisterebbe neanche 
D. Il fenomeno del caporalato è collegato alla criminalità organizzata oppure sono due cose distinte?
R. Io penso che esista un intreccio «a catena> molto forte fra i due fenomeni. 
D. Quali sono le differenze, del caporalato, rispetto a 30/40 anni fa?
R. 30/40 anni fa i caporali cominciavano l’attività molto più facilmente poiché bastava che avessero un furgoncino e la disponibilità di qualche donna come la moglie, le figlie, le suocere, le amiche.. Oggi invece, se un uomo decide di fare il caporale, deve prima chiedere il permesso agli altri caporali che già ci sono nella zona che, se glielo concedono, gli impongono le condizioni, ad esempio decidono loro l’ammontare del salario giornaliero da dare alle braccianti.. se qualcuno dei caporali non rispetta queste condizioni, si cerca di eliminarlo dal mercato, gli bruciano il pulmino... in questo modo i caporali fissano insieme la quota di salario che le braccianti devono percepire in maniera tale che non si crei concorrenza tra di loro... esiste poi, per ogni paese, un caporale più potente rispetto a tutti gli altri ed è lui solitamente a decidere le condizioni di salario a cui si dovranno necessariamente adeguare tutti gli altri caporali della zona. 
D. Si parla tanto di flessibilità come precarizzazione, di legalizzare così anche il caporalato, sei d’accordo? 
R. No, così si legalizza lo sfruttamento e si fa solo un regalo alla criminalità.

Sommario

I RISULTATI DELL'INDAGINE DEL CIRCOLO ENEL DI FORMIA
Abbiamo accolto con favore la creazione del “gruppo inchiesta” all’interno del Partito della Rifondazione Comunista, e per quanto possibile, abbiamo cercato di dare un valido contributo elaborando un questionario, di cui alleghiamo il prospetto dei risultati, che può aiutarci notevolmente nel nostro lavoro di analisi e di proposta per il futuro assetto dell’ENEL. 
Al di là dei risultati occorre premettere che il lavoro di diffusione e raccolta del questionario ha permesso innanzitutto di far conoscere a tutti i lavoratori della Zona-Formia la creazione del circolo aziendale del Partito, le sue finalità ed i suoi obiettivi, consentendoci di ampliare i nostri già numerosi iscritti. 
Il primo dato che impressiona è la pressochè unanime espressione dei lavoratori contro la privatizzazione i cui effetti devastanti sono ormai avvertiti da tutti a prescindere dal ruolo che svolgano in azienda o dal tempo di permanenza nella stessa o dall’appartenenza sindacale. 
L’altro dato immediatamente evidente è quello relativo alla totale sfiducia nei confronti dei sindacati confederali, ritenuti ormai organici alle politiche aziendali e non più rappresentativi degli effettivi bisogni dei lavoratori, incapaci persino di far rispettare integralmente quel contratto che pure loro stessi hanno sottoscritto. Probabilmente il senso di disagio avvertito dai lavoratori sulla "questione sindacale” ha proporzioni ancora maggiori da quelle, pur evidenti, che si evincono dalle risposte del questionario ed invitano, una volta di più, a riflettere seriamente sulla mancanza di un “sindacato antagonista di massa”, riflessione che il nostro stesso partito rimanda da troppo tempo. 
I lavoratori dell’ENEL non intendono "conservare” l’unicità e pubblicità dell’azienda con l’intenzione di perseverare in pratiche tangentiste e clientelari da “prima Repubblica”, dalle risposte date è chiara la presa di coscienza per l’interesse strategico di questo settore che appartiene ai dipendenti ed agli utenti tutti, e non si accetta in nessun modo che questo patrimonio comune venga “regalato” ai privati o peggio venga svenduto a multinazionali straniere capaci di condizionare l’intera nostra economia. 
Un altro dato, peraltro controverso e di difficile lettura, è quello che riguarda la possibilità che l’azienda si occupi di altri settori diversi dall'energia (leggi telefonia); su questo punto è veramente difficile interpretare l’orientamento dei lavoratori, sicuramente frastornati da “battage” di mezzi di informazione e su cui pure è necessario un supplemento di analisi e riflessione. 
L’iniziativa del questionario seppure limitata e non esaustiva delle questioni in campo sì è rilevata come un efficace strumento di indagine ma soprattutto ha determinato la rottura di quel sentimento di torpore in cui anche il consociativismo concertativo dei sindacati confederali aveva gettato l’intera categoria. 
Questa prima indagine, rivolta essenzialmente a monitorare gli umori dei lavoratori sulla privatizzazione dell'ENEL é i suoi effetti, sul contratto e lo stato delle relazioni sindacali, è propedeutica ad una seconda indagine che effettueremo, previo iniziative informative, sulla riduzione di orario a 35 ore settimanali a parità di salario, che in particolare nella azienda ENEL, anche in vista del rinnovo del contratto, potrà avere degli effetti davvero interessanti sul fronte occupazionale se saremo capaci di portare fino in fondo la nostra battaglia. 
Umberto Testa e Pasquale D'Acunto del Circolo PRC ENEL - Formia

Sommario

CON L'INCHIESTA ALLA FERRERO L'AVVIO DELL'IMPEGNO DEL S.IN.COBAS
di Gigi Malabarba 
La decisione del PRC di attivare l’inchiesta è stata di stimolo per la nostra attività sindacale, che finora solo in modo episodico e frammentario ha utilizzato questo strumento essenziale ai fini della costruzione delle vertenze. Infatti, una volta verificato come inutilizzabile l’approccio di CGIL CISL UIL, che hanno fatto della centralità dell’impresa e delle sue esigenze il cuore delle preoccupazioni sindacali, senza un altro punto di riferimento centrale di indagine con una visione di classe lo sforzo tendeva a essere vanificato. 
L’inchiesta alla Ferrero di Pozzuolo Martesana (di cui alleghiamo il questionario), nell’ambito di una multinazionale collocata al quarto posto mondiale nelle produzioni alimentari al cioccolato, ci è parsa tra le più utili, ancorchè tra le più difficili da realizzare. Nell’azienda le politiche concertative di FAT FLAI UILA, che sono arrivate negli scorsi anni a imporre accordi respinti con referendum dai lavoratori e a sciogliere lo stesso Consiglio di fabbrica, hanno fatto terra bruciata sul piano sindacale, cosa che consente mano libera all’azienda sulla flessibilità e forte concorrenzialità nella forza lavoro. 
Con il rinnovo della RSU si è costituita recentemente la rappresentanza del S.IN.COBAS, che ha raccolto il 20% dei consensi, più per incoraggiamento alla costruzione di un’alternativa che per chiarezza ancora su un percorso di ricostruzione del conflitto. Concepiamo quindi l’inchiesta come utile indicazione per la prossima apertura della vertenza nazionale. 
Come S.IN.COBAS diamo la nostra piena disponibilità ovviamente alle inchieste sulle grandi imprese, a partire dal gruppo FIAT, ma intendiamo contribuire in particolare - attraverso l’Associazione “In marcia per il lavoro” - all’analisi delle condizioni del lavoro atipico e precario e del non lavoro. Diversamente da altre esperienze pur interessanti come quelle avviate da alcuni centri sociali (che fanno della garanzia del reddito l’asse esclusivo dell’azione), sull’onda del movimento francese intendiamo elaborare una piattaforma, insieme ai soggetti interessati, che risponda sia all’emergenza (salario sociale) sia alle esigenze di intervento strutturale (riduzione d’orario). Già la positiva esperienza dell’inchiesta del Comitato per il lavoro Bovisa, nato dalla lotta delle RSU S.IN.COBAS dell’Alcatel di Milano, ha fornito utili indicazioni su come proseguire.

Sommario

NOTIZIARIO DELL'INCHIESTA

UDINE

RESOCONTO DELLA RIUNIONE DELL’8 GENNAIO 1997 SVOLTASI AD UDINE ED IMPEGNI DI LAVORO PER L’AVVIO SUL TERRITORIO DELL’INCHIESTA NAZIONALE SUL LAVORO 

di Devi Sacchetto 

Si è svolta ad Udine nella sede del Prc la riunione provinciale per l’avvio dell’inchiesta sulle condizioni di lavoro. Presenti il responsabile nazionale Paolo Cacciari, il segretario della Federazione di Treviso, Nicola Atalmi, i compagni della Federazione di Udine, Paolo Fontanelli, Michele Macorati, Nedeida Ponte, Bruno Pestrin, Ennio Potocco e Luciano Rapotez, era inoltre presente Devi Sacchetto. 

Fontanelli, sulla base delle precedenti riunioni interne in cui si erano definite le aree e i settori in cui poter avviare i gruppi di lavora e di inchiesta, ha illustrato la situazione della provincia. I contatti intercorsi tra la Federazione di Treviso e di Udine hanno permesso di definire un questionario che, pur nella sua specificità, ricalca quello che i compagni trevigiani stanno utilizzando per l’Inchiesta nelle imprese sotto i 50 dipendenti. Si e inoltre deciso di evitare un i standarizzazione degli strumenti di inchiesta per far fronte a situazioni lavorative, dimensioni di impresa ed aree diverse. 

Le aree e i settori che i compagni di Udine ritengono particolarmente interessanti da porre sotto osservazione riguardano: 

  • a) l’area del Manzanese dove ci sono due circoli (Cividale e Buttrio). Qui il sistema produttivo individuato è quello della sedia che si caratterizza per la piccola dimensione delle imprese ". per le relazioni di tipo distrettuale. Già esiste una ricerca, compiuta circa due anni fa dal circolo di Cividale che aveva rilevato una mobilità lavorativa da fabbrica a fabbrica pari al 304ia annuo. In questa aree sono presemi, in modo sempre più articolato cooperative di servizio e di produzione che occupano lavoratori immigrati sloveni spesso pendolari.  Qui sarà interessante capire anche il rapporto tra i dipendenti diretti e i lavoratori delle cooperative; qual è la gerarchia del lavoro e le condizioni dei diversi lavoratori all’interno delle fabbriche.
  • b) un’indagine territoriale ralla zona de1la montagna (Carnia e Canal del Ferro) dove sono presenti i circoli di Moggio, Ampezzo e Tolmezzo. Quest’area è caratterizzata dalla presenza del settore occhialeria che fa riferimento alle imprese di medie e grandi dimensioni del bellunese.
  • c) l’area di Tarcento-Gemona dove sono presenti piccole aziende dei settori del tessile e abbigliamento.
  • d) uno spaccato territoriale della zona di Latisana (Ronchis).
  • e) la Caffaro, industria chimica presenta nella parte meridionale dello provincia.
  • f) l’area di Palmanova dove è presente la Bipam, produttrice di pannelli truciolati
  • g) il settore commerciale a Udine città. Qui le condizioni di lavoro sono particolarmente pesanti e gli orari di lavoro estremamente flessibili.
  • h) le medie a grandi imprese metalmeccaniche (Danieli, Marcegaglia, Cga, Pittini, Solari) dove, grazie alla presenza di alcuni compagni, il lavoro di inchiesta dovrebbe risultare di più facile e veloce attuazione.
  • i) pseudo cooperative che sembrano il grande affare degli ultimi anni, in grado di rompere i tentativi di ricomposizione della classe operaia e di precarizzare ancor più le condizioni lavorative. Per quanto riguarda questo arcipelago si cercherà, per quanto possibile, di lavorare in stretta collaborazione con i compagni di Treviso che si sono già mobilitati su questo “girone degli inferiori”.  In questo caso, è stato scelto di non utilizzare un questionario poiché le tipologie contrattuali   e le storie di vita dei lavoratori e delle lavoratrici sono le più diverse; si tratterà di svolgete una serie di interviste in profondità c di compiere un minimo di catalogazione sulle cooperative esistenti.
Dopo la presentazione delle aree e dei settori di inchiesta è seguita una vivace discussione: sulla costruzione di un questionario e sul metodo per la distribuzione e la raccolta ehe saranno vincolati alla presenza sul territorio dei compagni e dei circoli. I compagni di Udine hanno inoltra stabilito di stilare una scheda per ogni fabbrica in modo da poter avere un quadro generale delle realtà in cui si muove l’inchiesta. 



UMBRIA

INCHIESTA SULLE CONDIZIONI DI LAVORO E NON LAVORO IN UMBRIA: PROGETTO DI ARTICOLAZIONE DELL’INIZIATIVA. 

di Franco Calistri 
 

Obiettivi: 
 

  1. realizzare un aggiornamento ed approfondimento delle conoscenze sui processi di modificazione che hanno interessato e stanno interessando la realtà socio-economica regionale;
  2. far avanzare un radicamento del partito nei luoghi di lavoro, contribuendo per questa via ad una crescita (e formazione) dei gruppi dirigenti e ad un innalzamento della capacità di proposta complessiva e nei singoli luoghi di lavoro oggetto di indagine;
  3. dare un contributo all’inchiesta nazionale.
Criteri di priorità: 

Avendo l’avvertenza di evitare di caricare sull’inchiesta, di chiedere allo strumento inchiesta una risposta (se non la soluzione) di tutti i problemi di iniziativa e presenza del partito nel complesso della  società regionale, si intende dare priorità' e sviluppare l’attività di inchiesta nei punti alti della trasformazione del tessuto economico-produttivo regionale laddove i processi di ristrutturazione incidono maggiormente sulle condizioni di lavoro (e di non lavoro), aprendo nuovi e più alti livelli di contraddizione, di criticità del  sistema. Altro criterio da tener presente nella individuazione delle aree rispetto alle quali, prioritariamente avviare l’indagine è quello di iniziare da situazioni nelle quali, anche se in forme embrionali, vi sia già una qualche presenza organizzata del partito. 

Aree di indagine: 

Conseguentemente si propone di avviare l’inchiesta prioritariamente rispetto alle seguenti aree: 
 

  1. la Grande impresa industriale, a partire dalle multinazionali (Nestlè, Ast/Krupp), Monteshell, Tatry, Ferro/Bayer), avendo attenzione di analizzare il complesso del lavoro che ruota attorno a queste aziende (dalle attività esternalizzate al più generale indotto); in questo ambito, assimilandola come problematica alla Grande azienda, verrà esaminata anche la grande impresa di distribuzione commerciale (es. Coop);
  2. la Piccola e Media impresa industriale e artigianato manifatturiero, sviluppando le attività di indagine su due aree territoriali: quella di Todi Marsciano e quella di Città di Castello-Umbertide;  in questo ambito varranno affrontate anche le problematiche relative alla condizione di quei lavoratori e di quelle lavoratrici definitivamente (terminata mobilità e Cassa integrazione) "espulse" dal sistema produttivo ufficiale";
  3. i Giovani ed il Lavoro: lo strumento dei contratti di Formazione Lavoro, il caso della Merloni di Nocera Umbra, il lavoro precario, caratteristiche e diffusione tra gli studenti nelle aree metropolitane di Perugia e Terni;
  4. il lavoro nel pubblico, la Sanità, il caso dell’Azienda ospedaliera di Perugia, in questo ambito verranno analizzate anche le problematiche connesse all’attivazione dei Lavori Socialmente Utili.
N.B. L’individuazione di queste aree quale terreno prioritario di impegno per l’indagine non impedisce che singoli circoli possano decidere di attivare iniziative di inchiesta su specifiche realtà territoriali, concordandole con  gruppo regionale di coordinamento dell’inchiesta. 

La strumentazione. 
 

  • 1. questionario di gruppo, da utilizzare in colloqui guidati/interviste di gruppo con testimoni privilegiati, attraverso i quali costituire una prima informativa a quali-quantitativa sulla situazione della realtà indagata sia essa un azienda (es. Nestlè o Coop o Azienda ospedaliera) sia esso un settore merceo1ogico di Piccola e Media impresa localizzato in un territorio (es. il Grafico di Città di Castello o gli infissi di Marsciano). Il questionario di gruppo sarà articolato nelle seguenti sezioni:
    • a) occupazione, andamento quantitativo negli ultimi anni, composizione per sesso e per qualifica, uso degli strumenti della flessibilità di formazione lavoro, a tempo determinato, contratti stagionali, ricorso (frequenza negli ultimi anni) ad ammortizzatori sociali,  Cassa integrazione, prepensionamenti, mobilità della forza lavoro, turn-over, licenziamenti/assunzioni;
    • b) tecnologia, investimenti in tecnologia effettuati negli ultimi anni, innovazioni di processi e di prodotto, livelli di automazione ed effetti quantitativi e qualitativi sul1a forza lavoro;
    • c) organizzazione del lavoro,  sua evoluzione nel corso degli anni ed analisi del modello attuale (tayloristico,  gerarchico,  di gruppo, sistemi qualità, etc.);
    • d) formazione ed aggiornamento, presenza e frequenza di interventi formativi, la forza lavoro interessata;
    • e) il sindacato e le relazioni industriali, la contrattazione aziendale o territoriale,
  • 2. questionario individuale anonimo da distribuire tra i lavoratori, molto agile, non più di due facciate, con domande chiuse relative a:
    • a) sesso, età, titolo di studio, azienda presso cui lavora;
    • b) posizione lavorativa in azienda, tipologia di contratto, da quanto tempo lavora in azienda, modalità di assunzione, eventuali precedenti lavorativi;
    • c) come percepisce la sua posizione lavorativa, aspetti negativi e positivi del lavoro che svolge, in rapporto al salario, salute, qualità/professionalità  del lavoro, etc;
    • d) in che cosa è migliorata, peggiorate, immutata la condizione di lavoro negli ultimi quattro/cinque anni, in ordine a: salario/potere di acquisto, carichi di lavoro, orari, salute/sicurezza, professionalità, sicurezza del posto di lavoro etc;
    • e) sindacato, sua presenza/assenza in azienda, cosa non fa e cosa dovrebbe fare;
    N.B. il questionario individuale, sulla base dei colloqui di gruppo, ferma restando una struttura di base, verrà di volta in volta adattato al fine di rispondere/corrispondere alle specifiche problematiche della situazione indagata. Inoltre sia il questionario che lo stesso schema di colloquio conterranno elementi di   declinazione in termini  genere. Infatti, va tenuto presente che l’inchiesta   assume, tra le altre, anche la finalità di cogliere e rilanciare l’intreccio ed il conflitto tra produzione   e riproduzione sociale, coinvolgendo il Forum delle donne   sia nella fase di elaborazione dello schema di questionario che nella fase di gestione. 
 
  • 3. nel caso dell’indagine sui giovani ed il lavoro precario/non Lavoro, le modalità di attivazione verranno concordate con i Giovani Comunisti, si utilizzerà sia un questionario individuale, da distribuire nelle scuole e nei luoghi di aggregazione dei giovani, sia il colloquio di gruppo, articolato nelle seguenti sezioni; 
    • a) età, sesso, titolo di studio conseguito, corso attuale di studio, 
    • b) attività lavorativa, se ha mai fatto lavori occasionali/saltuari, se si con quale frequenza, in che occasione e di che cosa si trattava e come lo ha trovato; 
    • c) copertura contrattuale si/no, se si tipologia, orario e salario; 
    • d) come ha, impiegato il guadagno. 
L’organizzazione: 
Per la realizzazione dell'indagine si prevede la costituzione di un nucleo regionale di coordinamento che predisponga gli strumenti di rilevazione, organizzi gli incontri con i testimoni privilegiati, curi, assieme ai compagni della singole realtà produttive la distribuzione e raccolta dei questionari individuali, provveda all’elaborazione dei risultati sia dei colloqui di gruppo, sia dei questionari individuali. Per la elaborazione dei questionari individuali verrà predisposto un software informatico specifico. Il gruppo di coordinamento regionale verrà composto da; 
  • a) compagni che abbiano una esperienza in campo di ricerca; 
  • b) compagni impegnati nel sindacato e nei luoghi di lavoro; 
  • c) campagna del forum delle donne, 
  • d) giovani comunisti. 
 
Dopo  ogni  colloquio  di  gruppo  verrà elaborato  un primo  rapporto che,  assieme ai risultati dell'analisi dei questionari, confluirà in un  rapporto finale  di "situazione" che,  non  appena ultimato,  sarà oggetto  di confronto/dibattito  con i  lavoratori che sono  stati  coinvolti  nell’indagine.   L’impostazione  del   rapporto  sarà   non  solo descrittiva ma conterrà elementi di proposta  per la  costruzione di  iniziativa politica all'interno delle realtà analizzate. 
 
Tempi di attuazione: 
 
Entro  la  prima  metà  de  febbraio  verrà  effettuata   una  prima   definizione  degli strumenti di indagine ed il loro testaggio in alcuni casi emblematici rispetto alle aree individuate.  Entro  febbraio  si  prevede l’organizzazione  di una  iniziativa di  "lancio " dell'indagine,  al  fine  di  coinvolgere tutto  il corpo  del partito;  da marzo  a giugno effettuazione dell’indagine;  da luglio ad ottobre  elaborazione dei  rapporti per  realtà  ed  area  indagata  e  discussione  con i  lavoratori coinvolti.  Infine per  novembre è prevista   una   iniziativa   pubblica   di   presentazione  e   discussione  dei   risultati  dell'inchiesta. 
 
Il presente documento è  stato discusso  ed approvato  nel corso  di una  riunione tenutasi il 16.01. Nel corso della riunione si è inoltre proceduto alla costituzione del gruppo  di  coordinamento  regionale,  di  cui  faranno  parte  i  compagni: Amato Fabio  (giovani  comunisti) - Franco  Calistri,  Della   Croce  Gianfilippo  (Comitato tecnico  scientifico  regionale) -  Emprin  Erminia  (Forum  delle  donne),  Massimo Bartoccini (resp. Lavoro Fed. Perugia), Rossano Rubicondi, Wilma Casavecchia,   Marco    Boccioli,    Sergio   Mirimao,    Morrone   Francesco    (Sindacato), Roberta Pompili, Caruso Enza (Centri Sociali).

Sommario

Bollettino di inchiestaINDIETRO (bollettino di inchiesta)