TORINO: L’INCHIESTA DEL CIRCOLO "CHE GUEVARA" SUL LAVORO PRECARIO

 

Il Circolo "Che Guevara" della Federazione torinese ha da qualche mese intrapreso l’iniziativa di un’inchiesta sul lavoro precario, avviata con il supporto dei compagni del Gruppo inchiesta nazionale.

Il "Che Guevara" è il Circolo territoriale di una zona molto vasta di Torino, storicamente a forte concentrazione operaia: era la "barriera" dell’insediamento siderurgico della FIAT che ricopriva un’estensione enorme di territorio, insieme ad altre fabbriche importanti come la Michelin, la Savigliano, la Superga. Questo complesso industriale, dal punto di vista produttivo, non esiste più, e già da anni al suo posto vi è il paesaggio più tipico della deindustrializzazione: immensi capannoni industriali in disuso, fatiscenti e diroccati che progressivamente lasciano il posto alla speculazione edilizia e all’ennesimo colossale centro commerciale, o ad esperimenti di terziario avanzato nell’area danneggiata dall’ultima alluvione con il crollo parziale della struttura fondata nelle acque della Dora.

Noi siamo partiti quindi, come "Commissione Lavoro" del Circolo, dal fatto banale che l’intervento politico all’esterno dei luoghi di lavoro non può svolgersi in maniera tradizionale, quando non c’è più la fabbrica ai cui cancelli volantinare. A ben vedere però la cosa è tutt’altro che scontata, perché implica la disponibilità a cambiare il nostro agire politico. Non si tratta più infatti semplicemente di gestire una presenza storica sul territorio, bensì di operare in un nuovo contesto sociale per un nuovo radicamento politico, che richiede innanzitutto la conoscenza della realtà in cui si opera. Per noi l’inchiesta rappresenta perciò la scelta di uno strumento d’innovazione nella pratica del nostro partito, che corrisponde ad un’esigenza di sviluppo del partito stesso. Occorre conoscere le trasformazioni nella composizione di classe a partire da quella del mercato del lavoro, poiché alla scomparsa delle fabbriche si accompagna la precarizzazione del mercato del lavoro. L’innovazione metodologica si inserisce così nel quadro di un’innovazione politica, cioè diventa possibile assumendo la centralità della ricomposizione politica e sociale del lavoro frammentato.

Un impulso importante in questo senso è venuto dall’attività svolta in collaborazione con la Commissione Formazione della Federazione Provinciale, con la quale abbiamo organizzato due iniziative di discussione con docenti universitari impegnati su questi temi sia come ricercatori che, come nel caso di Andrea Fumagalli e di Vittorio Rieser, anche come attivisti politici, rispettivamente nel movimento contro la globalizzazione e nel partito.

La nostra iniziativa incontra dunque un’esigenza politica generale, quella di indagare le nuove forme del lavoro "atipico" che si diffonde in realtà anche nei luoghi di lavoro tradizionali. Per questo non ci siamo fermati al nostro territorio, ma abbiamo pensato ad un questionario che segua il lavoro precario nei suoi canali di diffusione, e così l’abbiamo proposto alla stessa Commissione Lavoro della Federazione. Abbiamo quindi coinvolto sia compagni del Circolo che altri compagni della Federazione, che lavorano in situazioni ad alta concentrazione di lavoro precario. Abbiamo prodotto circa 500 quesiti, distribuiti tra le cooperative del settore socio-assistenziale e nei call-centers, attività in forte espansione non solo nelle telecomunicazioni, e cerchiamo un approccio diretto con le catene commerciali.

Quando avremo materiale sufficiente, organizzeremo un’iniziativa pubblica con caratteristiche di intrattenimento (una "festa") in cui illustrare i risultati dell’inchiesta e dialogare dal vivo con coloro che, tra quanti rispondono al questionario, saremo riusciti a coinvolgere direttamente.

Il tema sarà inoltre all’ordine del giorno, nell’ambito dell’aggiornamento complessivo dell’attività del circolo, della prossima assemblea degli iscritti, ai quali il questionario è già arrivato con la convocazione dell’assemblea stessa. Ci proponiamo così, senza fermarci all’immediatezza della situazione personale del singolo/a iscritto/a, di raggiungere conoscenti, familiari e amici di cui si conosce la condizione di lavoro precario.

Nella prossima riunione della Commissione Lavoro del Circolo discuteremo una prima lettura analitica dei questionari distribuiti, che cominciano a rientrare, in modo da portare all’assemblea degli iscritti elementi che illustrino concretamente l’importanza dell’inchiesta.

In quest’esperienza sperimentiamo intanto un collettivo che tiene insieme pratica militante e condizione di lavoro precario, e i cui stessi obiettivi sono il risultato di un’elaborazione comune. Abbiamo infatti già individuato da un lato la necessità di divulgare, riproducendo materiale esistente, un manuale sui diritti del lavoro precario e dall’altro quella di collegarci alle esperienze più avanzate di organizzazione del precariato, come le "Camere del lavoro e del non lavoro", o come la mobilitazione in atto tra gli interinali dei call-centers, e sicuramente valuteremo di rapportarci alla prossima scadenza internazionale di lotta contro il "mac-sfruttamento" (il lavoro nei Mc Donald’s). In questo ambito ci proponiamo di collaborare con il Coordinamento Provinciale dei Giovani Comunisti e con i nostri compagni impegnati nelle strutture sindacali, per contribuire alla diffusione della lotta contro la precarizzazione del lavoro.

Contiamo infine di stendere in forma compiuta i risultati dell’inchiesta, e di distribuirli eventualmente in un circuito militante allargato. Ma ciò che più conta è costituire uno strumento politico e organizzativo stabile di intervento sui temi del lavoro precario, un primo punto di riferimento territoriale che possa evolversi in un progetto più compiuto: e da questo punto di vista i risultati arrivano, perché cominciamo ad intercettare malcontento e disponibilità all’auto-organizzazione. Siamo quindi sulla buona strada.