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Un'inchiesta sui circoli (territoriali e di luogo di lavoro) della Federazione di Torino
NOTA- Alla fine dell'anno scorso, la Federazione di Torino ha deciso di avviare un lavoro di inchiesta sulla realtà dei suoi circoli, territoriali e di luogo di lavoro. Nel Comitato Politico Federale del 9/6/2001, il Gruppo di Inchiesta (composto da Renzo Belcari, della segreteria di federazione, e da Toni Inserra, Vittorio Rieser, Vanna Spolti) ha presentato una comunicazione sui primi risultati del lavoro. Pubblichiamo di seguito ampi stralci della relazione, così come le proposte di prosecuzione del lavoro e la "traccia" predisposta inizialmente per le interviste nei circoli.
1. premessa
L'inchiesta è ovviamente interrotta all'inizio della fase elettorale, quando erano stati intervistati 13 circoli:
- 2 circoli di Torino città: Lenin (Aurora-Vanchiglia), San Salvario - 4 della cintura: Nichelino, Trofarello, Settimo, Venaria - 3 della provincia: Val di Susa, Ivrea, Val di Lanzo - 4 circoli di luoghi di lavoro: IVECO, poste, trasporti, energia.
Si tratta di un numero limitato di circoli, tuttavia abbastanza "variegato" e distribuito tra situazioni diverse. Ciò ci permette, non certo di trarre delle conclusioni, ma di proporre al dibattito dei compagni e delle compagne alcuni problemi ed alcune ipotesi di continuazione del lavoro.
2. alcuni primi risultati dell'inchiesta sui Circoli
Riassumiamo schematicamente, qui di seguito, alcuni elementi emersi da questa prima fase dell'inchiesta. I contenuti degli incontri fatti con i circoli sono molto più ricchi, ma a questo punto di sembrerebbe prematuro fare un vero e proprio "rapporto di ricerca": gli elementi schematici che seguono dovrebbero servire anzitutto come traccia per una discussione.
2.1 i circoli territoriali
L'andamento degli iscritti registra quasi ovunque una tendenza al declino (con pochissime eccezioni), dopo una punta massima toccata in genere nel 96-97. E' importante notare che la scissione in genere non ha avuto un'incidenza rilevante, non ha cioè determinato una pesante perdita di iscritti; ma ciò, se mai, rende il fenomeno più preoccupante, perché il calo, anziché essere "l'effetto traumatico" di n evento, potrebbe indicare una tendenza più di fondo
La composizione degli iscritti indica in genere un'età media abbastanza elevata. Più in dettaglio: - non manca la capacità di attrazione di giovani, ma la loro presenza è spesso poco duratura e fluttuante; - c'è una consistente presenza di pensionati, ma la loro "utilizzazione politica" si limita a particolari occasioni (feste, ecc.); - i compagni impegnati nei luoghi di lavoro, così come alcuni quadri più politicizzati, hanno il grosso del loro impegno fuori dal circolo.
Sul piano dell'estensione territoriale abbiamo circoli "troppo vasti" (si veda la Val di Susa) - anche se ciò serve a collegare "compagni sparsi" di Comuni dove i nostri iscritti sono due o tre - e circoli "troppo ristretti", che comprendono un solo Comune in aree dove i problemi coinvolgono un insieme di Comuni vicini. Inoltre, abbiamo circoli in cui un'elevata percentuale di iscritti risiede fuori dell'area del circolo (es. Circolo Lenin).
Quali sono le attività/iniziative dei circoli e quale la partecipazione degli iscritti? L'impressione diffusa è che le attività/iniziative si concentrino su momenti particolari: le scadenze elettorali e le feste (queste ultime sono quelle che suscitano la maggior partecipazione attiva degli iscritti). Ciò che quasi ovunque manca e una capacità di iniziativa permanente verso il territorio, sia diretta che in termini di raccordo con i nostri rappresentanti nelle istituzioni locali (Comune, circoscrizioni). C'è qualche eccezione: l'inchiesta di Venaria in vista delle elezioni comunali, l'inchiesta di Settimo verso le fabbriche della zona. Ma in generale rischia di prodursi un "circolo vizioso": non si sviluppa un'iniziativa sul territorio per carenza di compagni/e disponibili, e non si trovano sul territorio nuovi compagni/e perché non si fanno iniziative. In molti casi, dunque, il circolo rischia di ridursi a riunioni di direttivo (a cui partecipa una porzione ridotta dei suoi membri), con i compagni più attivi "impegnati altrove"; una routine interrotta solo da momenti particolari come le feste. Si determina così una sorta di "selezione all'inverso": i compagni/e che sarebbero più interessati a intervenire sulla realtà sociale, partendo da un lavoro di conoscenza/ricognizione di tale realtà, tendono ad allontanarsi dalla vita e dall'attività del circolo, mentre rimangono quelli più avvezzi alla "routine burocratica" delle riunioni settimanali di direttivo - a cui spesso si riduce l'attività del circolo stesso.
Infine, c'è il problema delle sedi: spesso, esse sono (anche per ovvie ragioni economiche) spazi limitati , utilizzabili solo per riunioni interne. Una sede "multi-funzionale" (dove si svolgano anche attività, non solo "di Partito") potrebbe essere un luogo di incontro e di attrazione, ma "costa troppo" e - soprattutto- bisognerebbe trovare le forze (anche esterne al Partito) con cui gestirla.
Una notazione "a latere" che però è importante: in questo riassunto insistiamo più sui limiti e le contraddizioni del funzionamento dei circoli che sugli aspetti positivi e i momenti di iniziativa/partecipazione, che pure esistono. Ciò avviene non per negare la funzione e l'utilità dei circoli ma, al contrario, per porre all'ordine del giorno il modo in cui rilanciarli superando i loro limiti attuali.
2.2 i circoli di luogo di lavoro
In questo caso, la contraddizione di gran lunga prevalente è legata alle diverse appartenenze sindacali degli iscritti: che non si limitano al "dualismo tra CGIL e COBAS (tipico dell'industria), ma, nei servizi, includono anche appartenenze a CISL, UIL e perfino CISAL. Giustamente, il Partito - a partire da un'analisi critica della realtà sindacale di oggi - non "prescrive" l'appartenenza a un determinato sindacato. Ma finora non è stato capace di elaborare un orientamento politico-sindacale "forte", che divenga punto di riferimento per i compagni di diversa appartenenza sindacale. Il risultato è che, nei circoli di luogo di lavoro, l'appartenenza a questa o a quella organizzazione sindacale diventa un elemento più "forte" che il riferimento al Partito, con effetti paralizzanti sulle capacità di iniziativa di massa del circolo. un ulteriore effetto, spesso, è che il circolo riesce (a malapena) a "tenere insieme" i suoi iscritti, senza avere una capacità di attrazione verso nuovi compagni. Anche in momenti e scadenze di lotta, tra i nostri stessi compagni prevalgono spesso "settarismi di sigla" sull'unità di orientamento politico.
2.3 le richieste al Partito
Che cosa chiedono i circoli al Partito, e più specificamente alla Federazione? Anzitutto, c'è una richiesta di un rapporto più diretto e di maggiore comunicazione. Si chiede cioè che la Federazione funzioni con un contatto più diretto con i circoli, e che ci sia una comunicazione più costante e meglio organizzata, sia tra centro e periferia che tra i vari circoli. C'è poi una diffusa richiesta di iniziative di formazione: sia su temi politici che su aspetti più "tecnici" (ad es. legati all'amministrazione locale). Si chiede anche che le iniziative centrali non avvengano solo sulle "grandi scadenze" (es. elezioni), ma ci siano iniziative più "mirate", "tematiche".
3. come proseguire il lavoro: alcune proposte
L'inchiesta tra i circoli dovrà riprendere e continuare, toccando altre realtà oltre a quelle già toccate. Ma, al di là di questo, si tratta sin da ora di mettere a frutto i risultati, discutendo collettivamente gli elementi emersi dall'inchiesta, in stretto rapporto con le scadenze politiche. Da questo punto di vista, una priorità indubbia è quella legata alla fase che si apre a Torino dopo le elezioni comunali, e al ruolo di Rifondazione in questo quadro: un ruolo complesso, che vede il Partito come unica forza di opposizione di sinistra della Giunta, e al tempo stesso come elemento di governo unitario in molte Circoscrizioni (non dimentichiamo che, nelle elezioni circoscrizionali, il PRC ha avuto il doppio dei voti ottenuti nelle comunali). Per questo, proponiamo una prima scadenza per i circoli territoriali di Torino: due seminari, la sera del 19 e la sera del 26 giugno, sullo stesso tema, rivolti ai direttivi dei circoli (per facilitare la partecipazione e la discussione, si è pensato di dividere i circoli in due gruppi). Il tema è così articolato (una traccia più dettagliata viene distribuita a parte): - analisi dei risultati elettorali (comunali e circoscrizionali) nell'area "di competenza" di ciascun circolo; - discussione e valutazione dei primi risultati dell'inchiesta sui circoli.
Nel corso della Festa di Liberazione, in settembre, sono previsti due ulteriori momenti, rivolti rispettivamente ai circoli ci luogo di lavoro e ai circoli della provincia.
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