L'inchiesta sul Partito

introduzione a cura del Gruppo Inchiesta Nazionale

1.  il divario tra progetto politico e realtà organizzativa: il ruolo di un lavoro di inchiesta sul partito

1.1

Più volte, nel dibattito di Rifondazione, è stato constatato e denunciato un profondo divario, una sostanziale contraddizione, tra il nostro progetto politico e gli strumenti disponibili per la sua realizzazione, cioè la inadeguata realtà organizzativa del Partito.
Le due conferenza di Chianciano hanno avuto al centro questo tema, ed esso è stato ripreso, in termini molto duri, dalla relazione di Fausto Bertinotti al Comitato Politico Nazionale tenutosi poco dopo le elezioni.
Se si vuole affrontare questa contraddizione in termini pratici è necessario andare a vedere cosa sono e come funzionano le strutture del Partito, per ricavarne indicazioni di loro correzione e trasformazione. Questa è, certo, un'operazione necessaria ma non sufficiente: un partito adeguato agli obiettivi che ci poniamo probabilmente non può nascere solo da questa "campagna di rettifica"; ma da questa non si può prescindere, perché qualsiasi ipotesi innovativa deve partire dai compagni e dalle compagne in carne ed ossa, dai luoghi e dalle strutture in cui essi operano, dalle loro esperienza e dalle loro idee.


1.2

E' in questo quadro che si colloca il progetto di un lavoro di inchiesta sul Partito, proposto dal Gruppo Inchiesta nazionale, e discusso e concordato con il Dipartimento Organizzazione, ormai più di tre anni fa, che aveva un duplice obiettivo: tentare di suscitare una maggiore attenzione del quadro dirigente periferico del Partito (a partire dai segretari di circolo) sulla "risorsa" iscritto introducendo l'obiettivo di mettere l'iscritto a proprio agio, adeguando il partito alle sue esigenze e propensioni. Secondo: suggerire, indirizzare, stimolare... un maggiore impegno sociale diretto di ogni iscritto e del partito tutto, mappando conflitti e organizzazioni presenti nel "proprio" territorio.
Il progetto consisteva, come prima fase, di due iniziative:
- una scheda/questionario da distribuire e far compilare a tutti gli iscritti al momento dell'iscrizione o del rinnovo della tessera;
- uno schema di inchiesta sui circoli (territoriali e di luogo di lavoro), da sperimentare inizialmente su un campione di  circa 50 circoli distribuiti su tutto il territorio nazionale.

L'esito di questo progetto è stato senza dubbio deludente.

Per quanto riguarda le schede/questionario, ne sono arrivate poche centinaia, da un numero molto ristretto di federazioni. Le cause sono probabilmente molteplici, ed è difficile valutarne il peso rispettivo: una sorta di automatismo di blocco che presiede il funzionamento della macchina organizzativa del Partito e che scatta implacabilmente contro ogni tentativo di messa in discussione e di revisione critica; un pesantissimo e mortale vizio (a tutti i livelli) di autosufficienza, di autoriproduzione ed autorefererenzialità dell'assetto organizzativo e dei poteri interni dati, di perdita di capacità di autoanalisi e di autocritica, di staticità;  la mancata compilazione da parte dei compagni/e, la mancata distribuzione da parte delle federazioni, la mancata raccolta o mancata spedizione "al centro" da parte delle federazioni stesse. Quel che è certo, è che questa proposta di inchiesta non è diventata parte organica del lavoro di tesseramento.

Per quel che riguarda l'inchiesta sui circoli, dopo aver definito con il dipartimento organizzazione un elenco dei "circoli-campione", e aver deciso di tenere con i loro segretari un seminario di formazione/preparazione dell'inchiesta, questo seminario non è mai stato organizzato e l'inchiesta non è partita.

2. "frammenti di inchiesta" sul Partito

Malgrado tutto, qualcosa si è mosso, come mostrano gli esempi che qui di seguito elenchiamo (e che verranno illustrati più diffusamente nelle pagine seguenti di questo numero): esempi che, probabilmente, non esauriscono la realtà delle iniziative di inchiesta/riflessione sul Partito, ma sono quelli che, al momento, abbiamo a "portata di mano".
Esempi che confermano che c'è un interesse degli iscritti a realizzare un maggiore autogoverno del Partito e che la critica al funzionamento del Partito trova palesi conferme (vedere i risultati dell'inchiesta).

a) Le schede/questionario da compilare insieme alla tessera potevano anche essere inviate a un sito Internet presso la Direzione del Partito. Ma non risultava che ne fossero arrivate. Un compagno del Gruppo Inchiesta ha recentemente "scoperto" che ne erano arrivate quasi un migliaio, di cui il Dipartimento Organizzazione ignorava l'esistenza. Si tratta di un "campione" per certi versi distorto (le persone che "trafficano" con Internet) ma di grande interesse, perché - ovviamente - composto soprattutto di giovani. Ne analizziamo la composizione e le risposte nell'articolo seguente di questo Bollettino.

b) La Federazione di Torino ha inviato, a fine 2000, l'inchiesta sui circoli, come prima tappa di un processo di trasformazione organizzativa. Di questa inchiesta si è conclusa, prima delle elezioni, una prima tappa, che è diventata fin da ora un elemento di discussione/formazione per i direttivi dei circoli stessi, intrecciandosi con "un'analisi-inchiesta" sui risultati elettorali. Anche di questo diamo conto in questo numero del Bollettino, a partire da una "nota" che è già stata presentata al dibattito del Comitato Politico Federale.

c) Infine, in Brianza si è effettuata un'inchiesta sui compagni eletti nelle istituzioni, su quali rapporti hanno con il Partito, con quali strutture ecc. Si tratta di un aspetto non secondario, per "misurare" i modi con cui i Partito è in grado di orientare l'attività di questi compagni/e. Di questa esperienza, troverete i materiali nel sito.

3. qualche considerazione

Così come le forme di inchiesta sulla realtà sociale, anche l'inchiesta sulla realtà del Partito non è diventata uno strumento generale e permanente del lavoro di Rifondazione. In ambedue i casi, ciò non ha impedito e non impedisce che nascano e si moltiplichino esperienze di grande rilevanza ed interesse politico, da cui potrebbero essere tratte indicazioni e spunti che vanno ben al di là  delle realtà locali in cui esse si sono sviluppate.

Ma è chiaro che non siamo certo il "partito dell'inchiesta": e questo vale, in particolare, per la capacità di indagare su noi stessi. Anche quando ci si interroga e si discute sulla realtà che ci circonda e sui nostri compiti/obiettivi rispetto ad essa, il funzionamento concreto e quotidiano del Partito è ancora il regno di una sorta di routine burocratica, in cui "si lascia che cose vadano" anche se "girano a vuoto" una routine che vive sull'impegno spesso attivo e militante dei compagni, ma non si preoccupa di vedere il "rendimento" di quest'impegno  e di interrogarsi se esso potrebbe essere utilizzato in altri modi.

Fin che le cose vanno così, il divario tra il nostro progetto politico e i suoi strumenti è destinato non solo a permanere, ma a crescere.