Nota informativa sul lavoro di inchiesta sul partito

 

Un percorso per l’innovazione

A cura di Sara Fornabaio

 

 

Una risorsa specifica per l’innovazione

Aiuto! Questo è stato il primo pensiero razionale che sono stata capace di articolare quando ho cominciato davvero a capire di cosa mi sarei dovuta occupare. "Innovazione del partito", questo è il mio incarico specifico da qualche mese, nell’ambito del Dipartimento Gruppi dirigenti, Innovazione e Tesseramento (ex Dipartimento Organizzazione). E sì, perché il Congresso ha portato una serie di novità anche nel palazzo della direzione nazionale, nel tentativo di dare forma concreta ad un diverso modo di lavorare, più aperto e adeguato alle sfide di un contesto socio-politico in continuo cambiamento. Un partito meno ingessato, dunque, più informale, in grado di interloquire con forze organizzate e non, con movimenti e soggettività in rapida espansione. E in questa direzione va la decisione di dedicare – per la prima volta – una risorsa specifica all’innovazione e all’autoriforma del partito. Ed eccomi, allora, tra alterni stati d’animo, a cercare di capire come si fa a cambiare un’organizzazione così complessa, e soprattutto così sconosciuta. Per chi non abbia avuto l’opportunità di girare fisicamente per l’Italia per qualche anno ininterrottamente, infatti, questo partito risulta impossibile da interpretare. Eppure il nostro è un partito dalla straordinaria vitalità, nonostante noi stessi, un partito che riesce a realizzare una raccolta di firme per sei referendum in tempi record e in condizioni più che avverse; un partito che ogni giorno produce esperimenti di dialogo, di ricerca, di costruzione di quell’alternativa che continuiamo a credere possibile.

 

L’inchiesta come fattore di cambiamento

E allora è stato subito chiaro che il primo sforzo da promuovere è quello, finalmente, di imparare a conoscere noi stessi, chi siamo, chi vogliamo essere. Perché decidere di aderire ad un partito, in particolar modo quando è così connotato come lo è il nostro, per molti significa ancora assumersi un impegno, partecipare alla costruzione di un mondo diverso, a partire dalla propria realizzazione. Indagare il tipo di aspettative che ha chi si iscrive diventa fondamentale, almeno quanto conoscere le ragioni di chi decide di non rinnovare l’iscrizione, se si intende davvero contribuire a rendere il nostro un partito accogliente. Il dato costante degli ultimi anni è che circa il 30 per cento di nostre/i iscritte/i cambia ogni anno: un dato che non abbiamo alcun elemento per spiegare, ma che rende evidente l’urgenza di uno sforzo. Per questo pensiamo di riattivare l’inchiesta sul partito, inserendola nel più ampio progetto dell’innovazione, attraverso un percorso che veda il coinvolgimento attivo e partecipato dei compagni e delle compagne nello sforzo di definizione dei cambiamenti che risulteranno necessari.

Un percorso che intendiamo come la costruzione non di un partito modello, ma di un partito laboratorio, un partito di soggetti sessuati, spazio pubblico, luogo plurale, dove sia possibile ricostruire il senso della politica come passione e senso della libertà. E vogliamo persino provare a incrociare gli elementi migliori delle esperienze organizzative comuniste e popolari con elementi di pratica della trasformazione che sono nati in un contesto sociale molto più recente, come la psicologia di comunità.

Per poter coinvolgere, e dunque attivare direttamente tutti coloro che sono interessati ad un lavoro politico in/con Rifondazione (e quindi ci riferiamo a iscritti e non iscritti), il primo elemento da acquisire è la loro conoscenza, precondizione per "tarare" gli interventi di innovazione organizzativa sui bisogni espressi direttamente da coloro che ne sono destinatari/soggetti. Non abbiamo il tempo di fare come dovremmo: prima l’inchiesta, poi l’analisi dei risultati, la loro discussione e quindi i cambiamenti che risultano necessari. Il ritmo degli eventi politici e sociali ci impone un passo molto più rapido, che dunque ci richiede uno sforzo particolarmente difficile: analizzare e capire una realtà mentre la si cambia, ma potremmo dire anche cambiare una realtà mentre la si analizza. Sarebbe questa, in realtà, l’ambizione di questo rilancio dell’inchiesta: contribuire, attraverso il coinvolgimento delle compagne e dei compagni, a fornire indicazioni concrete di adattamento delle modalità del lavoro politico nel partito alle aspettative di chi si iscrive.

Del resto, le esperienze condotte in questo senso con un minimo di sistematicità dimostrano quanto possano essere utili le indicazioni che emergono dalle interviste e dai questionari sottoposti ai compagni e alle compagne che animano i nostri circoli. Si tratta di creare le condizioni affinché questo lavoro di inchiesta su noi stessi diventi il più possibile patrimonio comune del nostro saper fare.

 

Un partito laboratorio

Nel frattempo, ci limiteremo a sperimentare una serie di cambiamenti organizzativi – anche in base ai risultati dei questionari per chi si iscrive e delle interviste nei circoli – in alcune situazioni specifiche. Il percorso di sperimentazione prevede, dunque, oltre all’inchiesta sul partito, l’organizzazione del lavoro su base tematica, attraverso la creazione di gruppi di lavoro cui possono partecipare – con pari dignità – iscritti e non iscritti, dotati di autonomia organizzativa e con il mandato di restare aperto a chiunque ne voglia far parte e di adottare modalità di decisione il più possibile orizzontali e partecipative. Per accompagnare le compagne e i compagni in questo tentativo di costruzione "a rete" dell’iniziativa politica dei circoli e delle federazioni, abbiamo previsto un percorso di formazione che riguarda sia l’inchiesta che specifiche tecniche di gestione del lavoro di gruppo. L’obiettivo dell’una e delle altre è di mettere al centro del nostro lavoro politico quotidiano la costruzione di una relazione, con chi si iscrive al partito innanzitutto, ma anche con tutte e tutti coloro che abbiamo incontrato nella costruzione di eventi come il Social Forum Europeo di Firenze e la straordinaria manifestazione che ne ha segnato la chiusura.

L’ambizione, dunque, è quella di rendere "senso comune" l’attitudine alla conoscenza come facilitazione dell’emersione dei bisogni e delle aspettative, perché solo questi possono costituire la base per un cambiamento che sia davvero condiviso e dunque efficace.

 

 

(sara.fornabaio@rifondazione.it)