Diritto alla casa: cosa ci porta l’anno nuovo.  Il centro destra trova la soluzione al dramma casa: in carcere la famiglia che occupa un appartamento

Diritto alla casa: cosa ci porta l’anno nuovo. Il centro destra trova la soluzione al dramma casa: in carcere la famiglia che occupa un appartamento

Monica Sgherri*

Nei prossimi mesi dovremo forse prepararci ad abituarsi all’annuncio di famiglie con bambini e anziani arrestate e condannate a più anni di reclusione perché occupanti abusivi di un alloggio?

Nel mondo delle occupazioni non abitano forse famiglie con bambini? E chi oggi occupa un alloggio non è forse l’esempio di risposta disperata per non avere un tetto sopra la testa per sé stesso e per i propri figli? Certo che occupare è sbagliato, ma se da parte dello Stato in tutte le sue articolazioni non si offrissero soluzioni anche minimali non si generebbe la spirale securitaria agita strumentalmente sulla pelle di chi non ha alternative. Basterebbe partire dalla domanda: in assenza di reddito alto, dove e come si trovano le risposte al bisogno di casa?

Questa è invece proprio la drammatica situazione alla quale dovremo abituarci se le 3 pdl presentate dal centro desta venissero approvate.

Nel merito il centro destra risolve la drammatica emergenza abitativa con l’impennata di  sfratti esecutivi,

con la proposta di pene da 5 a 9 anni di reclusione e sanzioni di 25 mila euro. Per chi è senza casa perché senza lavoro o con lavoro povero, piove sul bagnato!

E se nel nucleo familiare che occupa abusivamente l’alloggio vi sono minori? Anche loro in carcere, visto che la legge non prevede diversa soluzione!!

Questo il centro desta che svela il suo vero volto: debole con i forti e feroce con i deboli.

Queste Pdl sono la ciliegina sulla torta se si pensa che si aggiungono alla cancellazione del fondo contributo affitti, ossia a quel contributo a sostegno, in minima parte, delle famiglie in affitto sul mercato privato e che, senza il quale, non avrebbero potuto onorare quell’affitto esoso. Cancellando il contributo, saranno condannate allo sfratto per morosità da considerarsi a tutti gli effetti “incolpevole”.

Il centro sinistra oggi urla a gran voce contro la cancellazione del fondo contributo affitti e anche contro queste pdl. Ma in tutti questi anni, il centro sinistra al governo, poco e niente ha fatto. Ad eccezione del finanziamento di fondi per interventi emergenziali, poi di fatto diventati ordinari, quali il fondo contributo affitto e quello per la morosità incolpevole. Non ha mai approvato un piano casa straordinario per implementare consistentemente il patrimonio residenziale pubblico: dai fondi per la manutenzione ordinaria e straordinaria degli appartamenti vuoti da anni inattesa di manutenzione, all’ampliamento percentuale con nuovi alloggi erp. E, noi aggiungiamo, a partire dal recupero del patrimonio immobiliare dismesso, compatibile con la residenza da assegnare immediatamente all’ERP. I tempi dal cambio di destinazione d’uso, alla consegna delle chiavi sarebbero indubbiamente inferiori di almeno un terzo degli anni necessari per interventi ex novo, con consumo di suolo, che vanno dalla variante urbanistica, alle opere di urbanizzazione, oltre a quelle di costruzione per arrivare alla consegna finale.

Anche i Comuni e Anci, oggi urlano contro la cancellazione dei fondi per il contributo affitto, certo spaventati dalle conseguenze nefaste che l’aumento di famiglie sfrattate e senza casa ricadrebbe sulle loro spalle.  Per tutti questi anni assolutamente niente hanno però fatto, delegando tutta la materia al livello nazionale. Eppure, l’assenza di un piano straordinario nazionale (spesso del governo amico), l’insufficiente rifinanziamento di questi fondi, erano la prova lampante della necessità di intervenire anche a livello locale. E come? Con l’individuazione del patrimonio dismesso compatibile con la residenza. La ricetta è la solita.

In questi decenni abbiamo subito il cambio di natura del valore dell’edilizia, non più destinata a soddisfare bisogni e priorità sociali, tra cui l’abitare, ma subordinata ai dettami della rendita immobiliare e speculativa. Anche la denuncia degli studenti vittime di un caro affitto (stanza o posto letto) tale da negare il diritto allo studio ha lasciato nei fatti indifferenti centro destra e centro sinistra.

I comuni, gli enti pubblici e privati, le fondazioni  ecc. si sono comportati al pari degli speculatori privati, bloccando il loro patrimonio in attesa del momento d’oro per il cambio di destinazione e successiva vendita.

Oggi tutto questo non è più socialmente sopportabile. Il contesto che caratterizza la drammatica questione abitativa è sconcertante, i dati della ricerca 2022 dell’ufficio di statistica del Ministero dell’Interno lo confermano: sono stati emessi 42 mila provvedimenti di sfratto, nell’anno post covid. gli sfratti crescono del 9,4 (e aumentano anche precarietà. Perdita di lavoro e lavoro povero), Il 47,8 % dei provvedimenti di sfratto si concentra nelle città capoluogo e il restante 52,3% nel resto della provincia. L’80% degli sfratti sono per morosità, di cui quasi il 90%per morosità incolpevole.

Che fare?  Non lasciare le famiglie sole: l’assenza dell’amministrazione comunale, la vergogna della forza pubblica davanti alla porta di casa, la facilita dello sfratto si possono combattere. Si può ottenere il rinvio, si può bloccare lo sfratto presentando ricorso all’ONU, si può imporre l’intervento del Comune. Rompere la cortina di silenzio, bloccare l’indifferenza e dare voce e clamore al dramma che si sta compiendo aiuta a trovare un tetto a queste famiglie.

La negazione del diritto alla casa e di un lavoro dignitoso è il fattore principale della crescita delle diseguaglianze sociali, le rende strutturali, insormontabili. Nessuna complicità o patto con chi, in tutti questi anni, ha fatto finta di non vedere!

Prioritario è dunque trovare le risposte obbligando i Comuni ad affrontare questa emergenza, smettere di essere ciechi e sordi ma con le proprie forze rispondere al dramma delle famiglie sfrattate. Questo è possibile solo destinando il patrimonio immobiliare dismesso, compatibile alla residenza, all’edilizia residenziale pubblica.

Aumentare il patrimonio residenziale pubblico, senza consumo di suolo riqualificando rioni e periferie, è il presupposto sul quale costruire e far crescere un movimento di difesa del diritto alla casa e diritto all’abitare, pre condizione di contenuto per alleanze in chiara discontinuità con la mancanza di politiche sull’abitare che hanno caratterizzato tutti i decenni passati, con governi di centro sinistra e centro desta, e che hanno determinato questo quadro sociale devastante

 

*Responsabile diritto all’abitare, diritto alla casa, PRC-S.E.


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