Documento approvato dalla Direzione Nazionale del PRC-S.E. il 5/6/2022 relativo ai quesiti referendari sulla giustizia

Documento approvato dalla Direzione Nazionale del PRC-S.E. il 5/6/2022 relativo ai quesiti referendari sulla giustizia

La Direzione nazionale del PRC/SE, riunita il 5 giugno 2022, esprime un giudizio complessivamente negativo dei quesiti sottoposti a referendum il 12 giugno e delle ragioni sottese alle proposte di abolizione normativa.
 Va, preliminarmente, ricordato che i temi provengono dai radicali, ma l’indizione della consultazione elettorale è dovuta all’approvazione di nove Consigli regionali guidati dalla destra, senza che i proponenti abbiano presentato alla Corte di Cassazione le firme raccolte. Ciò determina, oggettivamente, la appropriazione e lo stravolgimento della destra politica del tema in sé discutibile della giustizia giusta scippato agli stessi radicali. Questo fatto ha ulteriormente spostato la discussione sul piano di un falso garantismo, quello esclusivo appannaggio dei ricchi, e di una rivincita della politica contro la magistratura ‘politicizzata’ paralizzante i cittadini di buona volontà.
Va, inoltre, sottolineato l’utilizzo improprio dello strumento di democrazia diretta disciplinato ex art. 75 della Costituzione pensato dai costituenti non per modificare qualsiasi legge, ma per far partecipare la cittadinanza a decisioni di portata generale ovvero in materia di diritti soggettivi prevalentemente personali e personalissimi. I cinque referenda sono caratterizzati da materie iper-specifiche e iper-tecniche tanto da non essere sussumibili a una risposta binaria favorevole o contraria. Gli stessi proponenti in molte tematiche utilizzano il voto popolare più per favorire la riscrittura di norme che per abolirle tout court. Ciò alimenta la pericolosa disaffezione al voto già estesissima, specie tra i ceti sociali più in sofferenza per la crisi economica e, d’altra parte, giustifica una campagna per l’astensione volontaria e militante finalizzata a evitare il raggiungimento del quorum.
 Nel merito la Direzione nazionale invita a@ propr@ militant@ e simpatizzant@ a bocciare tutti e cinque i quesiti sottoposti alla consultazione: votando NO ovvero, in via subordinata, disertando le urne per non far raggiungere il quorum. La Direzione approva le cinque schede a lettura rapida redatte dal Dipartimento Giustizia anche a seguito della riunione nazionale dell’Area Democrazia e Giustizia utili a preparare la discussione specifica attinenti i singoli temi. La scelta di bocciare i quesiti non presuppone la volontà di conservare un sistema giustizia amministrato in maniera profondamente iniqua. Non vogliamo difendere l’attaccamento al potere – politico, economico e in qualche caso anche opaco – di settori della corporazione per spingere le carriere dei singoli negli uffici direttivi di Procure, Tribunali e Corti. Queste storture, tuttavia, non sono causate da un eccesso di politica delle correnti della magistratura, ma da un deficit di politica intesa come confronto trasparente e democratico sulle idee diverse e sui mezzi con cui realizzarle. Va sottolineato che non c’è un problema nella Magistratura – con buona pace della maggioranza politica in Parlamento – del mandato elettorale di troppi suoi esponenti. Il problema è, invece, che troppi magistrati preferiscono gli uffici legislativi dei Ministeri, delle Agenzie fiscali o delle Autorità indipendenti alle aule di Giustizia. Noi siamo il partito del sistema giudiziario e penale della Costituzione e, dunque, siamo il partito del giusto processo.
L’azione penale, giusta questa impostazione, deve essere obbligatoria ed esercitata da un magistrato con solidissima cultura giurisdizionale, non da un funzionario a capo della polizia giudiziaria. In questo quadro sosteniamo che: l’esecuzione penale non possa mai essere anticipata, mentre un sistema di garanzie vada possibilmente esteso riducendo al minimo il diritto penale e il carcere davvero a extrema ratio. Non può, però, sfuggire che l’Italia è un Paese in cui si finisce troppo facilmente in galera , da un lato,e, dall’altro, la corruzione e i delitti contro la p.a. sono ancora molto diffusi. Siamo, infatti, ancora il 56° Stato per corruzione percepita nella classifica di Trasparency International. Non può, in una situazione del genere, pensare di abolire il testo unico Severino. L’unico tema oggetto di voto effettivamente problematico è quello relativo all’abuso della custodia cautelare, spesso in senso classista, posto in essere attraverso l’esigenza cautelare del pericolo di reiterazione del reato. La scelta per il NO, in questo caso meno di principio, non preclude la necessità di una ridiscussione della norma.
Oggi, però, impedire tout court l’utilizzo della misura cautelare tutelerebbe meno i cittadini anche a fronte di gravi reati ambientali o alla progressione criminosa, per esempio nel delitto di atti persecutori o maltrattamenti in famiglia.
La Direzione nazionale PRC/SE impegna le sue strutture: 1) a fare conoscere le sue ragioni in tema dei quesiti referendari anche convergendo e sostenendo rapporto con le associazioni di giuristi, in particolare i G.D., e di avvocati 2) a radicare sui territori gruppi di lavoro in materia di Giustizia e Costituzione, 3) a costruire iniziative di approfondimento e contrasto alle riforme Cartabia a cominciare dall’ordinamento giudiziario.

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