Grande risultato di Melenchon, lavoriamo anche in Italia per un’alternativa di sinistra

Grande risultato di Melenchon, lavoriamo anche in Italia per un’alternativa di sinistra

di Maurizio Acerbo* -

Ci complimentiamo con il compagno Jean-Luc Mélenchon per il risultato raggiunto nel primo turno delle elezioni presidenziali in Francia arrivando al terzo posto con una linea di sinistra alternativa ai neoliberisti, dai comuni fino al parlamento.
Si è schierato in queste settimane contro la guerra, contro la NATO e contro Putin. Ha costruito una proposta politica inclusiva, popolare, antiliberista e ecologista. Il programma della sua unione popolare era di sinistra vera e comprendeva l’età pensionabile a 60 anni, la riduzione per legge dell’orario di lavoro a 32 ore per 4 giorni alla settimana, patrimoniale e forte tassazione progressiva sulle grandi ricchezze, aumento del salario minimo, pensioni minime a 1400 euro, acqua come bene comune, rinazionalizzazione di servizi pubblici, energia, autostrade, trasporti.
Non a caso Melenchon ha scelto come slogan per la campagna “un altro mondo è possibile”, a testimoniare il filo rosso con il movimento altermondialista da Genova a Porto Alegre e la sinistra latinoamericana. La linea di Melenchon è simile a quella che proponiamo da anni in Italia al resto della sinistra e ai movimenti: netta rottura col Pd neoliberista e guerrafondaio, progetto unitario non identitario ma molto radicale. Il suo risultato ci incoraggia perché in Italia si è diffusa troppa rassegnazione sulla possibilità di costruire una proposta politica di sinistra radicale e non minoritaria. Lo spazio anche elettorale che oggi non c’è si può costruire se non si rinuncia a proporsi con le proprie idee e posizioni. Ricordiamo che Melenchon è sempre venuto a sostenere le liste che abbiamo promosso alle elezioni politiche dopo il 2008 e condividiamo il comune riferimento al gruppo la Sinistra a livello europeo. Quella di Melenchon non è una sinistra ornamentale che si accontenta di sopravvivere all’ombra di un PD sempre più a destra e guerrafondaio. Noi continuiamo a lavorare in questa direzione e per questo non abbiamo perseguito da anni una linea identitaria e autoreferenziale. Abbiamo pagato un forte prezzo in termini di visibilità per questa scelta ma è indispensabile.
Non ci interessa competere al chi è più comunista ma costruire un’alternativa. Il risultato francese conferma la necessità di superare le divisioni nella sinistra radicale che non sono un problema solo a casa nostra. Se non ci fosse stata la rottura qualche anno fa con il PCF – Parti Communiste Français – che comunque ha avuto una buona affermazione con il compagno Fabien Roussel – oggi Melenchon forse sarebbe in corsa per il ballottaggio.

È un buon segnale per tutta l’Europa che il complesso della sinistra radicale in Francia raccolga un quarto degli elettori. Si tratta di un risultato che ha radici nelle ondate di lotte sociali, negli scioperi generali a oltranza contro le riforme delle pensioni e del lavoro, nel movimento dei gilet gialli represso con inaudita violenza da Macron giustamente definito “il presidente dei ricchi”.

Noi di Rifondazione Comunista lavoriamo in Italia perché ci sia un movimento unitario popolare di alternativa ai Macron e Le Pen di casa nostra che, tra l’altro, votano tutti i giorni insieme in parlamento.

*segretario nazionale del Partito della Rifondazione Comunista – Sinistra Europea

mele11


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